di SERGIO DRAGONE
Il calcio italiano celebra domani, con 24 ore di anticipo, la Giornata della Memoria in ricordo dell’orrore della shoah. Ieri a Cosenza, su iniziativa della Fondazione Giacomo Mancini, è stato presentato il libro di Matteo Marani “Dallo scudetto ad Auschwitz”, dedicato alla straordinaria figura di Arpad Weisz, il mitico allenatore ungherese del “Bologna che tremare il mondo fa”. Ebreo, fu vittima delle leggi razziali e costretto a lasciare l’Italia. In Olanda venne arrestato, internato nel macabro campo di concentramento e poi ucciso nella camera a gas.
Ma anche la storia incredibile e commovente di Geza Kertesz, allenatore del Catanzaro dal 1931 al 1933, merita di essere raccontata. Ho cercato di farlo io, dedicandogli un capitolo del mio libro “La leggenda del Catanzaro”, definendolo lo “Schindler del calcio”. Si, perché come Oskar Schindler, il protagonista del celebre film “Schindler List” di Steven Spielberg, Gaza Kertesz salvò nel 1945 a Budapest – assieme al suo amico e collega Istvan Toth – decine di ebrei dall’arresto e dalla deportazione nei campi di concentramento.
Lo fece in maniera rocambolesca, perfino travestendosi da ufficiale delle SS e nascondendo gli ebrei del ghetto in un antico monastero. Nel novembre del 1944, Kertesz e Toth vennero arrestati dalla Gestapo e due mesi dopo fucilati. I due grandi allenatori magiari sono entrati nella storia dell’Ungheria.
Calciatore del Ferencvaros, Geza iniziò la sua carriera di allenatore in Italia, nello Spezia. A Catanzaro arrivò per volere del presidente dell’epoca, il barone Enrico Talamo, restando in Calabria per due stagioni. Nella seconda fu protagonista della storica promozione in serie B.
Credo che il calcio italiano, accanto a Weisz, debba ricordare con commozione e ammirazione anche Geza Kertesz, il nostro “Schindler”. Lo faccia anche la città di Catanzaro, apponendo una targa commemorativa in uno dei settori dello stadio “Ceravolo”, quello stesso stadio che vide le imprese del grande magiaro.
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