Giornata del lutto perinatale, la catanzarese Daniela racconta il dolore di chi perde un figlio

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Daniela De Giorgio

A Cosenza la Giornata sarà celebrata dal gruppo "Parole in ConTatto" nato all'interno dell'associazione "Mammechemamme"

  15 ottobre 2022 09:43

di TERESA ALOI

Il test positivo: la gioia di diventare genitori. Quel sogno, che si avvera, di costruire una famiglia. E poi, tutto finisce. Perché con la perdita del bimbo durante la gravidanza, muore la visione di se stessi come genitori, si infrange il progetto di famiglia e  si rompe il legame di attaccamento che si era creato con il nascituro. Emozioni  ambivalenti dalla non facile gestione.

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Si chiama lutto perinatale e il 15 ottobre si celebra la Giornata  mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale e infantile.  A Cosenza sarà celebrato da  un gruppo gratuito di automutuoaiuto, “Parole in ConTatto”, il cui intento è quello di accogliere e prendersi cura delle famiglie che hanno subito un lutto perinatale, di creare una rete tra i genitori in grado di sostenere e sostenersi. Un gruppo nato all'interno dell'Associazione di Volontariato “Mammachemamme”, nata in Calabria nel 2012, con sede nella città  di Bruzi e diretto e gestito  dalla psicoterapeuta psicologa Cecilia Gioia. 

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Un gruppo di cui fanno parte mamme da tutta la Calabria, accomunate dalla sofferenza di aver perso il bimbo in qualunque età, sia essa gestazionale che anagrafica. Daniela De Giorgio ha 42 anni. E' catanzarese. Di professione fa l'avvocato. Non ha figli. "O, meglio, in teoria ne ho due", sottolinea, ricordando Gaia e Iacopo che "ci sono, ma sono in cielo".

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Ecco, dunque, la sua storia. A fine 2020  "cerca"  una gravidanza che arriva subito.  "Ho scoperto di essere incinta a gennaio. Nonni, zii, amici, tutti felici", racconta Daniela. E' la prima gravidanza e deve essere così. "Mi si è aperto un mondo - continua - sapere di aspettare un bambino  ti cambia il modo di vedere la vita. Non sei più la ragazzina libera e spensierata, ma sai che diventare mamma è responsabilità e impegno per la vita". 

Le prime visite mediche, le analisi. La trepida attesa di sapere che tutto sta procedendo come deve procedere. Entra nel terzo mese, Daniela, quando decide di effettuare il Prenatal safe, che ti permette di conoscere lo stato di salute del bimbo che porti in grembo.  

"A  distanza di una settimana arriva il risultato: una doccia fredda perché la bimba presenta gravi malformazioni". Per avere la certezza e interrompere la gravidanza, però, deve aspettare  un altro mese per procedere con l'amniocentesi. Trenta giorni di disperazione,  di buio. Di paura. L'amniocentesi confermerà le patologie della piccola e, dopo una settimana, con un parto indotto nasce Gaia. Daniela tornerà a casa accudita e protetta dall'amore del suo compagno, della sua famiglia. Ma il lutto, quel dolore, lo dovrà elaborare da sola. "Difficile farlo quando non hai una bara sulla quale piangere o portare un fiore". Avrebbe voluto che gli operatori sanitari le dicessero di quella legge che ora lei conosce bene e  che ti permette di portare tuo figlio a casa, fargli il funerale, seppellirlo. Ma nessuno lo ha fatto.  Anzi. 

La seconda gravidanza arriva un anno dopo. Stesso periodo. E la storia si ripete.  Daniela si sottopone alla villocentesi alla undicesima settimana.  Questa volta è un maschio.  L'ecografia dei primi mesi aveva già evidenziato ciò che la villocentesi certificherà dopo.  Ma questa volta ad aggravare il tutto si aggiunge anche il covid.  Daniela viene ricoverata in ospedale. E' sempre più sola con il suo dolore. Nessun contatto. Nessun supporto psicologico. Nessuno che le dica  almeno come provare a stare meglio.  E anche questa volta deve farcela da sola. "La gente evita di parlare di queste cose, quasi se ne vergogna. Gli amici non sanno che dire, come comportarsi - racconta Daniela - e allora ti evitano". E tu ti colpevolizzi: nella maggior parte dei casi succede così. Fino a quando non incontri qualcuno che ti dice che nulla in te è sbagliato. Che tu non hai colpe. Che succede. E non c'è sempre un perché. 

Il dolore, Daniela, lo ha attraversato in pieno: lo ha smontato e rimontato una, due, mille volte. Ha pianto tanto, ma questa volta ha trovato l'aiuto del gruppo “Mammachemamme”. Un aiuto concreto, fatto non solo di parole e proclami o Giornate nate per celebrare o piangersi addosso. 

"Quella  del 15 ottobre deve essere una Giornata per informare: per molti, la gravidanza è pancia, gioia, felicità fino a quando scopri un altro mondo  che non risparmia dolore. C'è bisogno di assistenza e non per non soffrire ma per aiutare a far soffrire di meno, ad alleviare la sofferenza almeno in ambito sanitario. Dal momento in cui ricevi la notizia fino al momento del parto". Su questo bisogna lavorare ancora. O, meglio, iniziare a lavorare. "Informarsi per informare", spiega Daniela. 

Il nostro augurio è che Daniela possa esaudire i suoi desideri, non solo quello di un fiocco da mostrare alla porta di casa. Perché lei vuole fare di più: creare anche a Catanzaro un gruppo gratuito di automutuoaiuto. Solo così potrà aiutare le donne ad "abbracciare" il lutto, per far capire che occorre attraversare il dolore e concederselo quotidianamente, per venirne fuori. Passando attraverso il dolore, la lama dei ricordi si smussa e la sofferenza si affievolisce.

 

 

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