di GIOVANNA BERGANTIN
L’orrore della Shoah non si può dimenticare. Ecco perché la Memoria di ciò che è stato è ancora un’azione necessaria e man mano che i testimoni diretti non ci saranno più è importante parlarne, tornare nei luoghi della storia. Luoghi vicini a noi più di quanto si possa credere. A Ferramonti di Tarsia nella valle del Crati, a 35 chilometri da Cosenza, nacque il maggior e più importante campo di internamento fascista per ebrei in Italia. Sorgeva accanto alla linea ferrata e contava 92 baracche di legno divise in camerate. I primi internati giunsero a Ferramonti tra giugno e luglio del 1940 da varie città dell’Italia centro settentrionale, ma si trattava sempre di stranieri, per lo più tedeschi fuggiti dalle persecuzioni naziste. Ferramonti di Tarsia, ex Campo del Duce dal 1940 al 1943 e poi Displaced PersonsCamp (cioè “sfollati”), dal 1943 al 1945 è oggi, col suo Museo, luogo della Memoria, spazio culturale europeo ed internazionale.
“Centro di cultura e ricerca sui diritti umani e sugli aspetti della complessità e realtà che ne fanno di questo campo un unicum - spiega Teresina Ciliberti, studiosa e direttrice del Museo Internazionale della Memoria Ferramonti di Tarsia che da oltre un ventennio studia e approfondisce fonti e documenti storici - L’unicità del primo periodo, dal 40 al ’43- secondo un recente approccio agli studi - sta nell’organizzazione, vi era un parlamento, ogni baracca aveva un proprio rappresentante che votavaun capo delegato a negoziare con la direzione e le forze militari del campo. Questo sistema disciplinava il campo, visto che i flussi erano continui e non sempre tutto andò liscio per l’incontro di persone con culture, lingue diverse e senza alcuna visione del domani”.
Dalle Fonti del primo periodo (diari, carteggi, relazioni, ricordi consultabili nell’archivio del Fondo Kalk-CDEC), emerge con chiarezza che la vita degli internati, connotata da contrasti, disagi e privazioni, malattie, fame, mercato nero, furti, prostituzione, usura, seppure limitata nei diritti umani, non era offesa nella dignità. Ferramonti, istituito come lager, si rivelò luogo di speranza e di salvezza.
“Un campo di prigionia dove prevalse l’umanità. - sottolinea la direttrice Ciliberti - Tra contrasti e privazioni, con l’aiuto dei direttori del campo, di Isdrael Kalk, ingegnere ebreo, di vari enti di sostegno, del cappellano, del rabbino e degli abitanti dei paesi limitrofi, gli internati riuscirono ad affrontare con dignità la vita nelle baracche. Nel contesto di prigionia funzionò la scuola, dall’asilo alle superiori, il tribunale, l’infermeria”.
Per il primo periodo le Fonti sono chiare, sicure,anche se gli studi tardivi, iniziano negli anni ’80. Per il secondo periodo, invece, gli studi sono pochi.Dopo l’armistizio- nel settembre del ’43 - arrivarono gli Alleati che liberarono gli internati e li aiutarono nel rimpatrio o nell’organizzazione della destinazione desiderata. Il campo cambia funzione e diventaCampo di Raccolta per rifugiati, dispersi, profughi e anche per coloro che erano al confino libero nei paesini vicini dove appositi uffici rilasciavano visti e certificati per il rimpatrio o per altra destinazione. La maggior parte degli ex internati volevano andare in Palestina, pochi accettarono la politica degli Alleati del rimpatrio verso i paesi di provenienza. La maggior parte aveva perso sostegni e affetti.
Questo secondo periodo, in tutti i suoi aspetti, è ancora poco indagato ed è oggetto di studi e testimonianze recenti. Una prima parte dei risultativerrà presentata il 26 gennaio, nel programma diiniziative dei Giorni della Memoria 2025-Internamento e R-esistenza umanitaria, promossi dal Comune di Tarsia e dal Museo.
Dal 26 gennaio al 1 febbraio 2025 nel campo di Ferramonti, sono previsti incontri con testimoni e storici. Si possono ascoltare le testimonianze di Marina Jeronimides e di Ruth Huben Foa, internata a soli sei anni. Durante la manifestazione del 27 gennaio, si terrà la cerimonia ufficiale riguardante la concessione della medaglia d’argento al merito civile, da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla cittadinanza di Tarsia, in riconoscimento del suo esemplare comportamento verso gli internati di Ferramonti. La medaglia è stata consegnata il 17 dicembre dalla Prefetta di Cosenza al sindaco della città, Roberto Ameruso.
Si può prenotare la visita direttamente ai volontari dell’Associazione culturale Ferramonti incaricati dal Comune.
Giorni della Memoria
Museo Internazionale Ferramonti di Tarsi (Cosenza)
Dal 26 al 1 febbraio 2024
prenotazioni e info 379-1793354 ; campoferramontiditarsiaaps@gmail.com
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