"Gli Ebrei, dal deicidio al negazionismo": il libro di Serafino Schipani che regala un inedito struggente

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Mentre lo spettro dell’antisemitismo torna ad aleggiare nel cielo d'Europa, arriva dalla Calabria un prezioso contributo

  10 novembre 2025 16:17

di LUIGI STANIZZI

Freschissimo di stampa il libro "Gli Ebrei, dal deicidio al negazionismo", di Serafino Schipani, mentre lo spettro dell’antisemitismo torna ad aleggiare nel cielo d’Europa e il teschio impresso sul suo vessillo è un nuovo presagio di sangue e di morte. Con colpevole distacco spesso si tende a sottovalutarlo, come se si trattasse di un evento che segue la moda e a cui si è ormai assuefatti. Questo libro, rivolto a ogni uomo degno di questo nome, vuole, perciò, essere l’invito a prendere coscienza della situazione e ad attivarsi senza seguitare a nascondersi, facendo finta di non vedere e di non sapere. È anche un accorato allarme per l’approssimarsi di inusitate sciagure che lasciano presagire, se non la fine del mondo, il ritorno a una nuova preistoria con i continenti ridotti a un cumulo di macerie, tra le quali finirebbero con l’aggirarsi lugubri ombre di sopravvissuti. O prevale la pace o è l’annientamento. Serafino Schipani, insegnante elementare in pensione, è nato nel 1948 a Sersale (Catanzaro) dove risiede. Nel 2004, ancora in servizio, ha scritto per la scuola, su incarico del Collegio dei Docenti, il testo di educazione ambientale "Con noi, intorno a noi"; nel 2012, con lo pseudonimo Seraschi, ha pubblicato in versi  "Il Vangelo secondo un poeta"; è  del 2019 il libro di poesie "Versi d’altri tempi". Con Officine Editoriali da Cleto ha pubblicato nel 2024 la raccolta di poesie dal titolo "Sogni infranti" ed ora "Gli Ebrei, dal deicidio al negazionismo", con le consulenze del giornalista Francesco Stanizzi per i progetti grafici delle copertine. Ma ecco che qui di seguito il poeta Serafino Schipani ci regala l'ultima sua fatica, conclusa in questi giorni, assolutamente inedita: "Non solo Gaza". Un'opera struggente. Appena sottoposta ieri al primo lettore, l'Ing. Pino Grano, si è espresso così: "Bellissima. Una grande sensibilità ed ispirazione poetica che dipinge benissimo la situazione reale di Gaza, presente e futura (ovviamente non solo Gaza). Non si può non condividere e rallegrarsi per tale nobiltà e sensibilità su una tragedia umana senza limiti". 


NON SOLO GAZA
Fanciulli
dal crine biondo
come le spighe
gravide di semi,
o crespo e nero
quale esotico ebano
intarsiato,
o bruno come le nude zolle
quando,
alla vigilia della semina,
l'adunca lama
del vomere arcuato
in lunghe scie di solchi
le inclina su di un lato,
per voi,
in ogni tempo
e in ogni plaga
sin dai primi vagiti massacrati
dalla follia abissale
che guerra nomiamo,
ha il mio cuore
gemiti insopprimibili.
Per voi
teneri boccioli
dischiusi appena
e subito recisi,
ardenti faville di anime
spente ai primi bagliori
di quell'età
in cui, più che mai,
la vita
nella sua innocenza
è sacra.
A quali labbra
minute,
le dolenti madri,
se sopravvissute,
porgeranno
i capezzoli turgidi
di latte candido
stillanti?
A chi,
intorno al desco,
i vetusti nonni,
per anni e per fatiche
vacillanti,
narreranno,
se sopravvissuti,
le avvincenti imprese
degli avi
e le vaghe fiabe
trasognanti?
Ora,
dai brandelli laceri
delle membra implumi
prive di urna,
sotto lo sguardo fulgido
dell'indolente luna,
scivolano
tra le macerie
in rivoli di sanque
i sogni rosei
dell'infanzia infranta.
A notte fonda,
intanto,
dalle carlinghe alate
piloti temerari
ligi al dovere,
non scorgendo,
tra le fumanti rovine
sottostanti,
rese purpuree
le coltri morbide
di culle
dai loro ordigni letali
frantumate,
levano,
ampio il petto
di croci al valore decorato,
un peana e irrefrenabili grida, 
emuli ignari del tristo Caino fratricida.
Perennemente
un ancestrale istinto
vuol che tra i viventi
la pietà ceda alla gloria
benché mendace,
mentre
da ben altre croci
di are profanate
Cristo,
trafitto,
non ha per il Creato
parole inascoltate
se non di amore e pace.
Come le primule
timide e dorate
annunciano
il magico risveglio
della primavera,
se vero è
che scevro di prole
non sopravvive il mondo,
solo voi,
della stirpe ventura
primizie designate,
a noi
e a chi vi sopprime
di un perpetuo domani
la speranza date.
Vagolano
nella mia mente
oscuri presagi
ond'io,
come impietrito
da sì acerbe stragi,
vorrei che
le mie lacrime
tremule tra le ciglia
fossero inchiostro indelebile
e mordace
per uno stilo
che,
intintovi,
incida
sulla pergamena della storia
ciò che di disumano
l'umano
possa essere capace.
(novembre 2025).          

Serafino Schipani


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