I "Giardini di San Leonardo", il Cinema Odeon e la loro "mutazione genetica": non svuotare Catanzaro della linfa giovanile

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images I "Giardini di San Leonardo", il Cinema Odeon  e la loro "mutazione genetica": non svuotare Catanzaro della linfa giovanile
Una vecchia immagine dell'ex Cinema Odeon ai giardinetti di San Leonardo

Terzo appuntamento con la rubrica "Passato, presente e futuro" a cura di Maria Giovanna Carbone

  28 novembre 2021 23:05

In questo terzo “appuntamento” con “passato, presente e… futuro” Maria Giovanna Carbone ci presenta la “storia” dei Giardini di San Leonardo, postazione simbolo della Città di  Catanzaro, e la loro mutazione “genetica” subita nel tempo.

Affronta anche un altro aspetto, chiamando alla ribalta quei giovani di ieri, oggi adulti, professionisti affermati, lontani dalla loro Catanzaro.

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Non per scelta, ma per necessità di fuggire dall’incertezza del futuro.  Una emigrazione che ancora oggi continua. Aiutiamo i giovani coraggiosi che vogliono restare.

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Una puntata di “passato, presente e futuro” nostalgica, dolorosa, speranzosa.    

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di MARIA GIOVANNA CARBONE

Non era possibile passare dai giardini di San Leonardo dopo l’imbrunire.  Già, San Leonardo, il luogo “in” di Catanzaro. Da ogni parte della città confluivano ragazzi di ogni età come verso  un fiume che faceva presagire  la piena. Si raggruppavano “a zona” diretti da una misteriosa regia. I più giovani… …i maturandi…gli universitari…altri ..meno affidabili, che si concentravano un po' al buio ….più in basso .Un allegro vociare saliva alle stelle, mescolato ai rumori di clacson e motori che tentavano   di rompere il muro del suono. Tutte le sere la stupida domanda in famiglia: "Dove vai?” la solita risposta: “Ai giardini”. C’era curiosità e  apprensione negli adulti per quella nuova  irrinunciabile forma di aggregazione.

Erano molte le illazioni,  sospetti, dicerie…in una città di provincia abituata, nei tempi passati, solo allo “struscio” sul Corso. Inoltre, quella occupazione di territorio da parte dei giovani veniva interpretata come l’esproprio di un luogo appartenuto, fino a quel momento, alla generazione precedente. Prima di quella invasione, nella Catanzaro degli adulti, non si diceva: “Andiamo ai giardini” ma “andiamo all’ “Odeon”. Anche l’aperitivo si prendeva al bar “dell’Odeon”, gli incontri del sabato sera con gli amici si tenevano all’ “Odeon”.  Il cambio generazionale modifica il nome delle cose, dei luoghi, delle abitudini.

Così ogni segno impresso dal passaggio del tempo crea il “Genius”, il luogo della memoria, il mito, utile al racconto e alla comprensione di quanto precedentemente accaduto. Come dice Calvino “con i miti non bisogna aver fretta…è meglio lasciarli depositare nella memoria e ragionarci sopra”. Per questo, ragionando sui “giardini”, è come aprire la porta del tempo e annullarlo. Il Genius si materializza in quei luoghi verso la fine degli anni Sessanta…Quei giovani, come dice Guccini in una canzone, avevano “la rivolta tra le dita” e dei soldi in tasca niente”. Tanti eskimi colore militare, con penetrante odore di sigarette e non solo….  …

Ma la rivoluzione lascia presto il posto alla spensieratezza e alla novità. Così nel viaggio all’indietro, nella nostra Città, dopo gli eskimi incontriamo i figli dei fiori…e poi   minigonne, jeans a zampa di elefante. Ben presto si evidenziano i segni indicativi di una società diversa e modificata. Ai nostri giorni la strada dei giardini è aperta al traffico, non c’è più l’assembramento chiassoso che chiudeva ogni spazio. I giovani di oggi, silenziosi, fissi sullo smartphone di ultima produzione, restano imbavagliati nel loro mondo virtuale e vagano all’infinito come il violinista di Chagall sulle nuvole.

Non sappiamo dove la nuvola li trasporterà. Ma la voce del Genius nascosto tra le foglie dei giardini suggerisce di non farli andare via, troppo lontano dalla loro terra, come spesso è accaduto e ancora accade. Il Genius spalanca  la porta misteriosa del passato,  appare  una grande mappa di paesi e città d’Italia e d’Europa dove  eskimi, fiori, minigonne ,sono stati sostituiti da camici bianchi, toghe,  cravatte blu : la diaspora dei calabresi illustri nel mondo .  Non è facile stabilire se più coraggiosi sono stati i giovani partiti per opportunità di studi e di lavoro oppure quelli rimasti “per giocare in casa” affrontando mille difficoltà di inserimento, di opportunità, di crescita individuale e collettiva.

Certamente risorse preziose gli uni e gli altri. “E’ La voce del Genius che soffia dai “giardini” di San Leonardo, ormai orfani di tante generazioni. E’ la voce della memoria necessaria ad affrontare il futuro. Precisa l’indicazione che ne deriva: modificare il sistema del territorio  della nostra Città come necessita un Capoluogo di Regione per trovare le soluzioni adeguate al necessario sviluppo socioeconomico. Molte le opportunità da coltivare: posizione geografica, beni ambientali ed archeologici, intelligenza e creatività del popolo. Sarà allora possibile ritenere “l’esodo” solo una scelta e non una costrizione. Tutti a casa “giovani amici”. E’ tutta la  Calabria che ha bisogno di fresche intelligenze che possano favorirne il decollo.

Mi piace immaginarli insieme, i giovani di ieri e di oggi, in cerchio, come in un  finale circense di Fellini. Sarà forse “la musica che gira intorno” a indicare la strada del futuro.

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