I praticanti avvocati il 15 dicembre dicono "no all’alternativa tra lavoro e salute. Non vogliamo date, vogliamo certezze"

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I futuri avvocati sottolineano che "è giunto il momento che il Ministro Bonafede adotti per i praticanti avvocati modalità d’esame che garantiscano la conclusione della sessione d’esame 2020 prima di quella prevista per il 2021"

  11 dicembre 2020 17:08

"Martedì 15 dicembre 2020 avremmo dovuto sederci all’esame. Avremmo dovuto iniziare a costruire il nostro futuro professionale. Quel futuro non ci sarà e non sappiamo per quanto ancora. No all’alternativa tra lavoro e salute. Lavoro e salute non sono in contrasto. Neppure oggi. La pandemia, infatti, non ha impedito l’abilitazione dei giovani professionisti, tranne quella dei praticanti avvocati". Così in una nota stampa congiunta dell'AIPAVV – Associazione Italiana Praticanti Avvocati, del Co.gi.ta – Coordinamento giovani giuristi italiani, del Comitato per l’Esame d’Avvocato, Link – Coordinamento Universitario, APRA Palermo e COPAVV – Comitato per la tutela dei Praticanti Avvocati di Vibo Valentia.

"Mentre gli altri Ministri del Governo, - prosegue la nota - alla luce dell’emergenza sanitaria, riorganizzavano le modalità d’esame, anche per professioni i cui scritti sono altrettanto importanti, il Ministro Bonafede ha ritenuto le prove scritte un dogma intoccabile per i praticanti avvocati, attuando una sicura e plateale discriminazione. Perché? Semplice: il Ministro ha preferito assumere una linea compiacente verso quella cerchia più ristretta e corporativa dell’avvocatura, la quale, lontana dagli effetti dell'emergenza che sta invece falcidiando la maggior parte dei liberi professionisti, teme però la concorrenza dei colleghi più giovani. Questo trattamento di sfavore in continuità con altre miopi decisioni che stanno compromettendo il percorso professionale di migliaia di laureati, ha reso l’esame di abilitazione un terno al lotto: non si diventa avvocati se non si nasce nell’anno “giusto”!".

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"A farne le spese sono tutti i cittadini. La tutela dei loro diritti, infatti, - incalzano - è un interesse di primaria importanza e, come tale, dev’essere affidata a professionisti selezionati su base meritocratica e non generazionale. Condanniamo l’idea del Ministro per cui un trentenne debba continuare a vivere a debito. Vogliamo lavorare! Non c’è alcun futuro per il nostro Paese senza il lavoro delle giovani generazioni. Ministro, il Suo Governo non avrebbe mai dovuto contrapporre la salute al lavoro. Non avrebbe mai dovuto relegarci all’emarginazione professionale. Non avrebbe mai dovuto costringerci a combattere per un reddito, scendendo in piazza, in un momento così delicato. Oggi è giunto il momento di smetterla con i ritardi e i rinvii: occorre dare risposte. Non vogliamo date, vogliamo certezze".

"La semplice previsione di nuove date non offre alcuna valida garanzia di tempestività nello svolgimento
dell’esame di abilitazione. Non permette neppure di sapere se la sessione 2020 potrà mai tenersi.
Finora il Ministro Bonafede ha giocato d’azzardo col futuro professionale degli avvocati di domani,
scommettendo sul fatto che la pandemia sarebbe passata. E ha inequivocabilmente perso la scommessa.
Davvero si vogliono lasciare soli i praticanti a raccogliere i cocci delle proprie vite sospese? Siamo stanchi di affidarci alla sorte! È giunto il momento che il Ministro Bonafede - concludono - adotti per i praticanti avvocati modalità d’esame che garantiscano la conclusione della sessione d’esame 2020 prima di quella prevista per il 2021".

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