I soldi ci sono ma non vengono utilizzati. Se ormai da anni la sanità calabrese (ma più recentemente la malattia si è estesa al resto del Parse) deve fare i conti con carenza di risorse, personale e strutture è veramente specioso quando si incontrano casi in cui le possibilità per salvaguardare i pazienti ci sarebbero ma sono sterilizzate da interpretazioni burocratiche più che discutibili. Soprattutto, quando è unica nel suo genere, come quella dell’Asp di Catanzaro sui ricoveri per prestazioni di riabilitazione estensiva extraospedlaiera, ossia quel novero di forme assistenza post acuzie in strutture per coloro che hanno subito importanti patologie, fra cui ictus, severe malattie degenerative e gravi traumi.
Sulla vicenda La Nuova Calabria era già intervenuta spiegandone le contraddizioni (LEGGI QUI) e raccontando storie di pazienti (LEGGI QUI). A questi si aggiunga l'ulteriore testimonianza di una funziona della Regione Lombardia che ha vissuto un calvario per il ricovero del padre (LEGGI QUI)
Restando nell’alveo dell’Asp di Catanzaro, nel distretto di Soverato si arriva al paradosso. Sono 20 i posti letto accreditati per la riabilitazione estensiva, eppure soltanto 9 sono stati convenzionati. Capita quindi che il decimo, l’undicesimo e così via dei pazienti debba arrangiarsi e con lui i suoi familiari che subiscono importanti disagi per assistere il proprio congiunto. E dire che già i 20 posti accreditati sono ampiamente sono la metà del numero ideale in rapporto alla popolazione interessata. A rendere la situazione atipica e insostenibile si aggiunge il fatto che i distretti dall’azienda sanitaria provinciale catanzarese di norma non si autorizzano al ricovero utenti che, sebbene rientrino nel budget ancora a disposizione della struttura accreditata, sforano il numero medio di 9 posti letto mese (dato dal budget annuale diviso per 12 mesi) come se la riabilitazione fosse un intervento programmabile o procrastinabile nel tempo nonostante la struttura privata accreditata ha formalizzato istanza di emettere note di credito nel caso si sforasse il budget. Paradosso dei paradossi, il privato che si fa carico di curarli gratis ed il pubblico che non sa offrire tale servizio nega anche le prestazioni. Con pazienti costretti a rimanere ancora in ospedale con ricoveri impropri oppure dimessi a casa.
Si diceva pure delle licenze interpretative in materia dell’Asp. Ecco la prima: per accedere ai ricoveri di riabilitazione estensiva si deve preventivamente passare dal distretto per fissare la visita fisiatrica di autorizzazione al ricovero e non con una dimissione protetta dai reparti ospedalieri per acuti e successiva autorizzazione del distretto al piano di assistenza fatto dal fisiatra di struttura privata come avviene in tutti gli altri distretti d’Italia compresi quelle delle altre Asp calabresi. La seconda: dall’ospedale il paziente deve quindi essere dimesso a casa e poi perdere tempo prezioso che intercorre tra prenotazione della visita e successivo iter autorizzativo. Dove stanno l’efficienza e la logica resta un mistero.
Questo circolo vizioso comporta che nel Distretto socio-sanitario di Soverato per accedere ad un ricovero per prestazioni di riabilitazione estensiva extraospedlaiera nell’unica struttura accreditata nel Distretto si vivono situazioni “allucinanti” e “scandalose”, stando alle parole dei familiari dei pazienti. Se i vertici aziendali appaiono distratti, l'unica speranza per chi opera nel settore non può che essere un intervento risolutivo del presidente e commissario ad acta della sanità calabrese Roberto Occhiuto.
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