di IACOPO PARISI
"Il dono e la città", il nuovo libro di Don Giacomo Panizza, propone una visione innovativa del dono, inteso non come semplice atto di carità, ma come strumento politico capace di trasformare la società e rafforzare i diritti fondamentali. Al centro della riflessione si colloca anche il ruolo cruciale del terzo settore, pilastro indispensabile per colmare le lacune dello Stato e promuovere la dignità umana.
Durante la presentazione, tenutasi ieri sera alla libreria Ubik di Catanzaro Lido, sono intervenuti Nunzio Belcaro, Assessore alle politiche sociali, Raimonda Bruno, docente di storia e filosofia, e lo stesso autore. L'evento, organizzato dall'associazione ANPI, ha suscitato un interessante dibattito sul significato del volontariato e sul suo rapporto con lo Stato e la società contemporanea.
Ad aprire la conferenza è stato Nunzio Belcaro, che ha sottolineato l'importanza del lavoro di Don Panizza e il suo contributo alla società. Ha definito il libro un punto di riferimento, un'analisi lucida sulle relazioni tra Stato e terzo settore e sulle derive che il rapporto tra Stato e diritti può assumere. Belcaro ha affrontato il tema del ruolo del volontariato, spesso costretto a sopperire a compiti che lo Stato esternalizza. Tuttavia, ha precisato come Don Panizza non intenda il dono come semplice atto di carità, bensì come un’organizzazione della vita sociale incentrata sulla persona. Il rischio, ha aggiunto, è che nel contesto attuale si parli di "ribasso" anche nell'ambito sociale, un concetto inaccettabile quando si tratta di tutelare diritti fondamentali.
Raimonda Bruno ha definito il libro un vero e proprio "manifesto politico", inno alla Costituzione e ai diritti. Ha citato la prefazione di Tiziano Vecchiato, evidenziando come il dono e il volontariato siano atti politici profondamente legati alla gratuità e alla dignità umana. Il libro offre una testimonianza diretta e vissuta, che ci obbliga a riflettere sui rischi del donarsi: senza una visione chiara, il dono potrebbe trasformarsi in una relazione di potere, creando squilibri anziché inclusione. Ha invitato i presenti a cogliere l’importanza del donarsi come scelta politica, che va oltre la semplice beneficenza, e a riconoscere il ruolo cruciale del volontariato nella costruzione di una società più equa.
Intervenendo nel dibattito, Don Panizza ha chiarito che il dono, per essere autentico, deve lasciare liberi. "Quando un regalo costringe a un obbligo, non è più un dono", ha spiegato, richiamando l’attenzione su come il volontariato debba promuovere autonomia e dignità.
Il fondatore della Comunità Progetto Sud ha poi riflettuto sul ruolo del terzo settore, che non può essere inteso come una semplice risposta all’inefficienza dello Stato, ma come un pilastro per la libertà delle persone. Ha ricordato il lungo cammino che ha portato alla legislazione sul terzo settore, sottolineando come sia nato dalla gente e non dalle istituzioni. Don Panizza ha anche criticato l’attuale sistema educativo, spesso incapace di rispondere alle esigenze di inclusione e crescita, e ha evidenziato il problema della povertà educativa, considerandola una delle principali emergenze sociali.
Un momento particolarmente coinvolgente è stato il dialogo tra Raimonda Bruno e Don Panizza riguardo il volontariato al Sud. Secondo Don Panizza, chi si impegna nel volontariato in Calabria affronta ostacoli enormi, dalla mancanza di riconoscimento fino alla mentalità prevalente, spesso condizionata da un capitalismo feroce. Ha ribadito che il volontariato deve nascere da una spinta etica e non da un’opportunità lavorativa, altrimenti si parte con il piede sbagliato.
"Il dono e la città" non è un semplice saggio, ma una testimonianza viva, che stimola riflessioni profonde sulla società e sul senso del volontariato. Come hanno sottolineato i relatori, si tratta di un testo che invita a ripensare le relazioni umane, il rapporto tra Stato e terzo settore, e il significato stesso del dono come atto di trasformazione politica e sociale.
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