di CARLO MIGNOLLI
«Qui mi sento a casa. Cammino tra le persone e riconosco i loro volti, i loro sorrisi. È da tre giorni che giro con le mie bambine e mia madre, scoprendo luoghi che non conoscevo. È una terra che mi arriva nuda, nel suo bello e nel suo brutto. Accoglie, non ha paura di essere sé stessa. Ogni volta la Calabria riesce a sorprendermi». Con queste parole Rocío Muñoz Morales racconta il suo ritorno in Calabria, ospite della 22ª edizione del Magna Graecia Film Festival, dove quest’anno è giurata della sezione internazionale.
Sul palco, in conversazione con la conduttrice Carolina Di Domenico, l’attrice spagnola - ma ormai legatissima all’Italia - non ha nascosto il legame viscerale che sente con questa terra: «Negli ultimi anni sono venuta spesso in Calabria, per il teatro, per il cinema. E ogni volta si rinnova una connessione forte, che è anche professionale. Ho vissuto alcune delle esperienze più belle della mia carriera proprio qui».
Rocío ricorda un episodio della sua carriera che la colpì nel profondo, quando venne chiamata a interpretare Rita Pisano, ex sindaca di Pedace. «Pensavo ci fosse un errore: io, spagnola, che vengo chiamata per interpretare una donna così calabrese? E invece no. Qualcuno vide una somiglianza tra me e lei. E vi giuro che, da quando l’ho interpretata, Rita non mi ha mai lasciata. È una di quelle donne che ti restano addosso, che ti migliorano».
Mentre racconta, la sala ascolta in silenzio. Rocío ricorda anche le riprese a Silvana Mansio in Sila, immerse nella neve, quando girava un film per Amazon ambientato nel Nord America, ma realizzato proprio tra i paesaggi calabresi. «Non riuscivo neanche a camminare, la neve mi arrivava alle ginocchia! Ma lì ho scoperto un’altra Calabria, diversa dal mare trasparente che tutti conoscono. Una Calabria potente, pazzesca, con possibilità infinite».
«Amo il mio lavoro perché mi fa essere una donna migliore. E questo accade anche grazie ai luoghi. Ci sono ruoli, incontri, paesaggi che ti entrano dentro e non ti lasciano più. E io, in Calabria, mi sento una versione più vera di me stessa», conclude.
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