Intellettuali e studiosi ai calabresi: "Tra allerta meteo, capodanno e prospettive varie la Calabria non cambia"

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  24 ottobre 2025 14:59

Riceviamo e pubblichiamo lettera aperta ai calabresi di intellettuali e studiosi

"Non saranno certo una scuola o un’università chiusa in più o in meno per avversità climatiche nel bel mezzo del periodo autunnale e neppure un nuovo concerto di capodanno a Catanzaro piuttosto che a Cosenza a risollevare le sorti di una regione che non conta più le maglie nere e si barcamena tra un primato negativo e l’altro. E non saranno neppure gli spot elettorali o le "riflessioni serie" da avviare dopo ogni sconfitta elettorale a dare il segno di un cambiamento che, al contrario, sembra non arrivare mai.

E mentre le promesse (il più delle volte disattese) e la suggestione di un gran numero di (supposte) eccellenze rischiano di creare aspettative fuorvianti, occorre cominciare a comprendere che per uscire dal pantano e ragionare in termini di cambiamento vero e utile serve una rivoluzione lato sensu culturale, pur lunga e complicata.

Infatti, mentre spopola la logica delle luminarie lussureggianti, la moda del selfie con il calice in mano e la borsetta al collo in occasione di qualche festa del vino, dello smartphone puntato verso un palco o il taglio di un nastro, le luci sfavillanti e i decibel sembrano prendersi gioco dello stato della sanità, della povertà, di un Pil da Paese in via di sviluppo, degli indici di disoccupazione e denatalità, dello spopolamento devastante, delle strade che non ci sono e dell’Alta Velocità che non arriva. 

E con le prospettive nazionali e le imminenti congiunture economiche internazionali, dal riarmo europeo ai dazi americani fino all’Autonomia differenziata passando per lo spirare del PNRR, chiediamoci se in Calabria ci sarà ancora spazio per un futuro così festoso.

E allora, cosa serve? Partiamo dalla Cultura, quella vera, o da ciò che ne rimane. Il rischio è che essa scompaia del tutto. Nel corso dei secoli, infatti, la regione ha perso gran parte del patrimonio culturale materiale a causa di invasioni, devastazioni, terremoti e incuria e di quello immateriale a causa di un flusso migratorio costante che ha spopolato interi paesi. Oggi, ad accelerare questo processo concorrono la globalizzazione e la standardizzazione culturale. La Calabria, con la sua storia stratificata e caratterizzata da influenze di vari popoli che qui si sono incontrati e scontrati per millenni, deve considerare la cultura come base e supporto di uno sviluppo sostenibile e di un turismo di qualità.

E’ la cultura locale che costruisce l’identità collettiva, spesso trascurata se non ignorata, e che rafforza il senso di appartenenza e il legame tra generazioni. Le tradizioni calabresi possono essere un punto di forza se considerate come giacimento culturale da vivere, capace di arricchire la comunità locale che a sua volta ha il dovere di preservarlo e di tramandarlo alle generazioni future. Viceversa, la proposta di manifestazioni uniche e di spettacoli di richiamo attrae mediaticamente ma non si radica nel territorio, anzi rende ancora più stridente ed evidente la discrepanza con la realtà calabrese.

Serve, per esempio, un dialogo ininterrotto con le ragazze e i ragazzi delle scuole, figli di una storia grande che quasi nessuno ha voglia di raccontare. E con loro recuperare il valore dei tanti luoghi della nostra identità, condannati all’oblio o alla memoria di pochi eruditi. Dalla lunga lista delle cose da recuperare citiamo, a titolo puramente esemplificativo, l’Eremo di Sant’Elia a Curinga o la tomba di Cassiodoro sul Golfo di Squillace.

Investire nella “cultura e nell’identità del territorio” è e diventa essenziale per il riconoscimento dei diritti delle comunità, troppo sacrificati e compressi da una visione di Calabria unica e, storicamente, inesistente; investire nei territori, nelle strutture amministrative territoriali, nella partecipazione dei cittadini alla vita pubblica; creare territori culturali, economici e sociali.

Una considerazione a parte merita un settore ricco di aziende che rappresentano veri e propri fiori all’occhiello per qualità e tradizione, quello vitivinicolo. Tornerebbe utile una mappatura completa delle cantine e dei produttori vinicoli della Calabria, tale da fornire a visitatori e operatori turistici un quadro chiaro e navigabile dell’offerta enologica regionale. Senza contare che la quasi totalità di esse ricade in luoghi incantevoli, spesso in stretta prossimità di aree archeologiche, borghi storici o zone di alto valore paesaggistico e culturale. In quest’ottica, si dovrebbe far rete fra operatori culturali, spazi fisici e virtuali, privilegiare le produzioni e le manifestazioni di qualità capaci di lasciare una traccia, una memoria, un’eredità. Impiegando magari gli stessi strumenti proficui di promozione riservati a qualche evento di grande richiamo.

E tuttavia, la necessità imprescindibile rimane sempre quella di creare occupazione, con la previsione di posti di lavoro veri anche nei settori industriali, che ci aprano realmente alla modernità e diano motivo ai giovani di non lasciare la Calabria e quindi consentire, a partire proprio da loro, un’inversione del drammatico viatico dell’abbandono.

Certo, il "catalogo mozartiano" delle cose da fare per una rinascita calabrese è lungo. Sicuramente, il popolo calabrese non ha più bisogno di contentini calati dall’alto ma di azioni concrete che mirino a incentivare lo spirito di riscossa, lavorando sul senso di appartenenza macro e micro territoriale e sulla consapevolezza di essere un popolo con una storia e una cultura di primissimo piano." 

Ettore Bruno, scrittore
Alessandra Capalbo, archeologa
Marisa Casciaro, umanista e autrice teatrale
Marcello Furriolo, avvocato e scrittore
Amerigo Minnicelli, avvocato
Corrado Minnicelli, avvocato
Alessandra Pasqua, architetto
Leonardo Spataro, filosofo


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