Tra indifferenza di Stato, Amministratori distratti, Classi Dirigenti spente e Popolazioni rassegnate, si continua a morire d’inerzia e rassegnazione
02 luglio 2025 13:48Una nuova vittima. L'ennesima. Uno score impietoso nel tratto più vergognoso della innominabile statale 106. Lungo la stretta lingua d'asfalto compresa tra Corigliano-Rossano e Crotone si continua a morire, mentre chi di dovere si gira dall'altra parte. È toccato a un ragazzo. Una vita spezzata ancor prima di raggiungere la maggiore età. In questi casi, bisognerebbe tacere; rispettare il dolore di famiglie straziate. Ma la indignazione verso lo stato delle cose è così accentuata da non riuscire a contenere il mio impeto.
Non è la prima volta che scrivo della statale 106. Probabilmente, se ricucissi le mie note sul tema, ne ricaverei un libro. Un abecedario di infamie inaudite che sugellano il necrologio di Stato scritto per l'Arco Jonico. Un elogio funebre, ormai, supinamente accettato dalle Popolazioni coinvolte lungo il tracciato della vergogna.
Non ricerco colpevoli, sia chiaro. Non sto sulle tracce di un capro espiatorio cui attribuire responsabilità. Sarebbe troppo semplice, finanche banale. Le mancanze sono in capo a tutti noi. La Politica è un palliativo inflazionato per un Popolo, quello jonico, troppo avvezzo all'arte della delega. Un popolo che ha smesso di protestare da tempo e che pensa di recriminare diritti ossequiando Amministratori e Delegati alla Rappresentanza istituzionale. Gli stessi Soggetti che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno la benché minima percezione del dramma della mobilità jonica.
Da Corigliano-Rossano a Crotone: una vergogna senza fine
E mentre si programmano ammodernamenti europei di alcuni segmenti della strada (varianti KR-CZ e Sibari-CoRo), tra il Crotonese e la Sibaritide ci hanno infarcito di rotonde, cunette, tutor e guardrail. La Politica ha parlato di elevazione degli standard di sicurezza lungo la tratta. Tuttavia - ritengo - abbia la piena consapevolezza di aver reso la lingua d'asfalto ancor più pericolosa di quanto non fosse un ventennio fa. È stata trasformata in una gimkana, in una corsa ad ostacoli. È diventata una processione di dolore, un martirio di flagellazione degno del rito dei Battienti. Ormai, rappresenta un cimitero senza nome, un olocausto di Stato.
Il giovane malcapitato è la decima vittima dall'inizio dell'anno. Il terzo ad aver perso la vita nello stesso punto che, meno di un anno, fa aveva visto perire altre due persone. Vieppiù, l'intera arteria è stata teatro di circa 800 sinistri negli ultimi 25 anni, con oltre 1000 vittime. È come se la statale jonica avesse cancellato dalle mappe un borgo calabrese. Altrove, invece, sull'A2, il dato relativo gli incidenti, nello stesso periodo, scende a meno di 100. Chiaramente, il rapporto tra standard di sicurezza e sinistri è inversamente proporzionale: all'aumentare del primo, diminuisce drasticamente l'altro. Evidentemente, la vita degli abitanti dell'Arco Jonico vale meno di quella delle Popolazioni ricadenti nelle aree del centralismo. Altrimenti, non si spiegherebbe perché uno Stato, distratto ed assente, e un codazzo di accolti politici, accondiscendenti ai desiderata dei centri del potere, abbiano fatto di tutto per non fare niente. E il risultato è che, oggi, l'area compresa tra Sibari e Crotone è niente. È polvere! Nella più completa e totale ignavia dei più. Nel menefreghismo delle Élites multi-casacca. Le stesse Élites che hanno tutelato il proprio piccolo particulare guicciardiniano, dimenticando che il benessere della cosa pubblica è, di riflesso, il benessere di tutti. Anche di Costoro.
La scusa dei nuovi investimenti e la mancanza di una visione complessiva
Si è optato, lungo la SS106, di intervenire a macchia di leopardo. Contrariamente a ogni logica di buon senso, si è preferito investire su alcune tratte, lasciando all'oblio altri segmenti. Si sta completando l'anello stradale che congiungerà tre mari. Con la conclusione del terzo megalotto si realizzerà, nei fatti, l'autostrada Firmo-Sibari-Taranto. Una volta realizzate, poi, le traverse KR-CZ e Corigliano-Rossano/Sibari, le due Città joniche saranno connesse ai rispettivi sistemi centralisti e non dialogheranno mai. Nel frattempo, tutta l'area compresa tra Corigliano-Rossano e Crotone continuerà a vivere nel neolitico infrastrutturale.
I parolai cronici insisteranno nell'ubriacare quelle Popolazioni con la scusa della realizzazione dei nuovi progetti. La Politica, invece, continuerà a costruire campagne elettorali sulle promesse da marinai. Salvo poi, fare marcia indietro sulla realizzazione delle opere per mancanza di fondi. E, nel frattempo, la Popolazione diminuirà sempre più. A quel punto, i flebili flussi non giustificheranno più investimenti a categoria B (2 carreggiate e 4 corsie).
Come se le vite umane fossero la merce di scambio sull'altare dei poteri economici. Gli stessi poteri che stabiliscono quale segmento della statale debba avere prelazione rispetto ad altri. E, intanto, si preferisce dimenticare che, negli ultimi 70 anni, l'autostrada del Mediterraneo è stata realizzata interamente due volte. E, sono in corso, le pratiche di espletamento della nuova variante tra gli svincoli di Cosenza e Altilia-Grimaldi. E si continua, quindi, a trattare i due lembi della Calabria con la solita dinamica dei due pesi e due misure. In barba a qualsivoglia diritto di equità territoriale. Il tutto mentre un esercito di Amministratori resta muto e inginocchiato al volere dei diktat centralisti.
Dibattiti tematici e manifestazioni cadute nel vuoto. Alla Politica compete metà del problema. L'altra metà è del Popolo
Come Comitato Magna Graecia, insieme agli amici delle associazioni Basta Vittime sulla SS106 e Ferrovie in Calabria, da anni organizziamo manifestazioni allo scopo di sensibilizzare Popolazioni e Istituzioni. Continueremo a discutere annualmente del dramma della mobilità lungo lo Jonio. Tuttavia, ahinoi, parleremo a platee che continueranno a rimanere sorde e a Establishment colpevoli di ignavia.
Non serve attaccare ANAS, la Politica, i Gruppi di pressione. A ferire di più sono indolenza, apatia, rassegnazione divenuta abitudine. La colpa è in capo a noi tutti. Si è preferito parlare della Statale 106, come se fosse sufficiente nominarla per risolvere il problema. Non basta! C'è molto altro. Ci sono chilometri di strada insicura, attraversamenti urbani pericolosi, accessi e svincoli abusivi, carreggiata stretta, segnaletica scarsa, illuminazione inesistente e raggi di curvatura degni de la Rumorosa in Messico.
Il segmento Corigliano-Rossano-Crotone avrebbe dovuto essere una priorità. La priorità assoluta. Ormai, al posto dei vecchi indicatori riportanti la progressiva stradale, campeggiano croci e altarini votivi a ricordo delle vittime sterminate negli anni dall’infrastruttura. Ogni defunto lungo questa tratta, pesa su coscienze ben precise. È una responsabilità morale, tecnica e politica. E lo è da tempo. E, poi, c’è l’altra metà del problema: la nostra. Quella delle Comunità sibarite e crotoniati che hanno smesso di guardarsi attorno. Classi Dirigenti incapaci di fare squadra, divise, miopi. La Città sibarita e quella pitagorica si ignorano. Non esistono progetti comuni. Non si intravede la benché minima idea condivisa di futuro.
Così, mentre si continua a discutere di varianti e si ricorre alla carta bollata per impedire espropri, qualcuno continua a morire. Pochi giorni fa è toccato al giovane Gaetano. Ai suoi congiunti esterno tutta la mia solidarietà.
E dopo Gaetano? Quanti altri ancora dovranno perire prima che nasca un sentimento di rivalsa e un Popolo possa riacquisire la percezione del significato di dignità? Inutile, se non dannoso, soffermarsi sulle responsabilità umane quando parliamo di sinistri mortali. Una strada più sicura, rispettosa delle prescrizioni europee e fedele ai dettami della corretta circolazione veicolare, riduce, notevolmente, i margini di mortalità. La A2 è il plastico esempio di quanto riferito.
Bisogna capire se vogliamo attenzionare il valore della vita umana o se preferiamo ossequiare le dinamiche del centralismo economico. Smettiamola con i populismi spicci che stagliano il linguaggio social: "Tutta colpa della velocità...", "Mettiamo i tutor sulla statale..."
Per carità, la prudenza dovrebbe essere l'imperativo categorico. Ma, qualcuno è convinto che sulle altre strade si proceda a passo d'uomo?
È la mancanza dei basilari standard di sicurezza che rendono la 106 una trappola per topi. Poi, se il termine di paragone alla statale jonica deve essere la Via degli Yungas in Bolivia, allora possiamo considerare la 106 un corridoio transeuropeo degno di tale nome.
Leggere che il problema non sia la strada, ma l'incedere a velocità sostenuta, significa non avere percezione della vergognosa condizione infrastrutturale lungo la costa jonica.
Il Popolo si svegli, esca dal torpore. Inizi, soprattutto, a partorire pensieri degni di una mente come quella dell'uomo. Solo allora, forse, i Referenti politici si ravvedranno. Probabilmente, ripensando talune scelte discutibili che hanno posposto le necessità dei territori a quelle economiche. Iniziando, magari, ad adempiere con coscienza agli incarichi derivanti dallo status, sociale e istituzionale, rivestito.
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