


Si è concluso oggi il convegno nazionale “Ecosistemi del sapere sensibile – Nuovi orizzonti dell’Afam”, promosso dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro alla presenza dei più alti rappresentati del comparto dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica in Italia. L’iniziativa ha messo Catanzaro e la Calabria al centro del dibattito nazionale sull’evoluzione in corso nel comparto, interessato com’è dalla riforma della legge di settore e proiettato verso un nuovo paradigma della didattica e della ricerca in campo artistico.
A coordinare i lavori - che hanno visto alternarsi sul palco del Teatro Politeama e in collegamento da remoto diversi relatori tra presidenti di Istituzioni AFAM, esperti e vertici ministeriali - sono stati Simona Caramia e Fabio Dell'Aversana, rispettivamente docenti dell’Aba di Catanzaro e di Napoli, coordinatori scientifici dell'iniziativa.
Per Caramia «Ecosistemi del sapere sensibile è stato per noi molto più di un convegno: è stato un luogo di confronto reale, costruito con grande impegno e con la convinzione che il futuro del comparto AFAM passi dalla capacità di condividere visioni e differenze. In queste due giornate abbiamo accolto accademie, conservatori e istituzioni da tutta Italia, mettendo al centro la ricerca, l’unità del sistema e la libertà espressiva che deve appartenere all’artista. Ma questo appuntamento rappresenta anche l’avvio di un nuovo percorso: Arte Viva, progetto PRIN AFAM di cui l’Accademia di Catanzaro è capofila. Con i Conservatori di Messina, Ravenna e Potenza lavoreremo sulla valorizzazione e sulla riqualificazione delle aree interne di quattro regioni – Calabria, Sicilia, Basilicata ed Emilia-Romagna – territori diversi ma con criticità comuni. Il nostro obiettivo è far emergere queste fragilità e trasformarle in opportunità, mostrando come la ricerca artistica possa incidere concretamente sulla vita dei territori e sulle comunità che li abitano», ha detto Caramia.
Fabio Dell’Aversana ha dichiarato che «Fare rete nel nostro comparto è centrale: significa superare i limiti strutturali delle singole istituzioni e costruire percorsi condivisi che ampliano le possibilità di ricerca, produzione e formazione. L’Accademia di Belle Arti di Catanzaro sta investendo con forza in questa direzione, mettendo in campo risorse, progettualità e contenuti. Parlare di ricerca oggi è fondamentale, perché solo così possiamo immaginare una didattica realmente innovativa. I processi avviati nel comparto AFAM dimostrano la bontà di questo percorso, e non è un caso che una spinta così forte parta proprio da Catanzaro, che sta raccogliendo risultati concreti sul piano delle collaborazioni e dei progetti».
Della due giorni rimane l’immagine di un’Accademia capace di guidare un’intera comunità di studiosi, artisti e ricercatori verso un nuovo modo di pensare la formazione superiore artistica in Italia. Catanzaro non è stata solo il luogo fisico del confronto, ma il motore simbolico di una trasformazione che riconosce al Sud un ruolo propulsivo e innovatore. L’Accademia di Belle Arti del capoluogo di regione si conferma così come uno dei laboratori più avanzati del Paese: un presidio culturale che produce visione, alimenta creatività, forma professionisti di alto profilo, costruisce alleanze e rivendica per le arti un posto centrale nel futuro della ricerca italiana. Dove nascono nuove idee, lì nasce anche un nuovo modo di immaginare il Paese.
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