
di M.CLAUDIA CONIDI RIDOLA*
Dal 10 dicembre 2025 sono entrate in vigore le modifiche al regolamento penitenziario previste dal DPR 176/2025, che aggiornano il DPR 230/2000 intervenendo su aspetti cruciali della vita detentiva: comunicazioni, affettività, intimità sessuale e procedura di liberazione anticipata. Non si tratta di una riforma radicale, ma di un passo significativo verso un sistema penitenziario più umano e più vicino agli standard europei in materia di diritti fondamentali. Una delle novità più immediate riguarda le comunicazioni telefoniche dei detenuti: il nuovo regolamento amplia i tempi, la frequenza e la flessibilità delle telefonate, equiparando maggiormente la disciplina alle visite in presenza e facilitando il mantenimento dei contatti familiari.
Questo aspetto, spesso sottovalutato, ha invece un impatto profondo sulla salute psicologica delle persone recluse, perché un legame familiare solido riduce ansia, isolamento e recidiva, migliorando al contempo la sicurezza interna degli istituti. Ancora più rilevante è il riconoscimento del diritto all’intimità affettiva e sessuale. Dopo anni in cui i colloqui dovevano svolgersi necessariamente sotto controllo visivo, la giurisprudenza costituzionale e le linee guida del DAP hanno affermato che la detenzione non può cancellare la sfera affettiva e sessuale dell’individuo. Da qui nasce la realizzazione, in alcuni istituti, delle prime “stanze dell’intimità”, spazi dedicati a colloqui privati tra detenuti e partner stabili, senza sorveglianza a vista e nel rispetto della dignità e della vita privata. Si tratta di una trasformazione culturale profonda: non un privilegio, ma la consapevolezza che la sessualità è parte integrante dell’identità umana e un elemento che favorisce stabilità emotiva, responsabilizzazione e reinserimento sociale. Sul piano amministrativo, il nuovo regolamento interviene anche sulla procedura per la liberazione anticipata, riorganizzando la gestione della cartella personale, estendendola anche a chi si trova in misure alternative, e introducendo tempi più certi per la trasmissione degli atti ai magistrati di sorveglianza.
Una procedura più rapida e trasparente significa meno ritardi, meno contenziosi e più certezza del diritto per chi sta compiendo un percorso rieducativo. Questi interventi, presi nel loro insieme, incidono anche sul problema strutturale del sovraffollamento: migliorare i rapporti affettivi, ampliare i contatti con l’esterno e rendere più efficienti i percorsi verso le misure alternative significa ridurre tensioni, aggressività e conflitti, con benefici sia per i detenuti sia per il personale.
In definitiva, il DPR 176/2025 rappresenta un progresso tangibile: non risolve tutte le criticità del sistema penitenziario italiano, ma segna un cambiamento culturale chiaro, che mette al centro la dignità della persona, la sua affettività e la sua possibilità concreta di reintegrarsi nella società. Restituire umanità alla pena non è un gesto di debolezza, ma la condizione necessaria affinché il carcere diventi davvero un luogo di responsabilizzazione e non solo di custodia. Un carcere più umano è un carcere che funziona meglio e che contribuisce a costruire una società più sicura e più giusta.
*Avvocato
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