La lettera di una docente di sostegno precaria: sacrifici, amore per l’insegnamento e una richiesta di ascolto

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Foto d'archivio
  28 dicembre 2024 13:15

 
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Anna, docente precaria di sostegno in una scuola media, che ha raccontato l'ennesima storia fatta di realtà quotidiana:

“Sono una giovane docente di sostegno precaria da 5 anni e vorrei raccontare la mia storia...
Dopo essermi laureata a pieni voti, poiché ho sempre amato studiare, e dopo aver conseguito i 24 cfu per l'insegnamento, oltre ad aver seguito un importante corso di formazione sul sostegno degli alunni con disabilità, mi sono iscritta nelle graduatorie di istituto, scegliendo una regione che dista circa 1000 km da casa dei miei cari genitori (oggi ultra settantenni). 
Era il giorno 8 ottobre del 2019 quando il mio telefono squillo': era la segreteria di una scuola, che mi diceva di essere stata destinataria di una supplenza di sostegno e che dovevo prendere servizio, se interessata, entro due giorni. Chiesi di darmi 15 minuti di tempo… Andai subito a verificare da cellulare i voli disponibili e prenotai veramente in modo tempestivo un biglietto aereo per essere a scuola entro due giorni, e mi dichiarai immediatamente disponibile ad accettare l'incarico, anche in assenza del titolo di specializzazione. 
 
Soltanto dopo alcune ore raccontai ai miei familiari che sarei partita per un anno...
Fu così che iniziò la mia prima supplenza di sostegno che duro' poi un anno intero, 1000 km lontana da casa. 
Nel mese di marzo 2019 arrivò per la prima volta il Covid e si passò alla Didattica a distanza. Tantissima gente fuggì, compreso il Preside, per ritornare nella propria regione e famiglia. Io invece decisi di rimanere lì, a dare sostegno ai miei tre alunni con la Didattica a Distanza. Nulla infatti mi fermò dal voler lavorare e fare compagnia ai miei alunni: ero sola, senza nessuno per davvero, e non avevo portato con me la mia macchina. I miei genitori piangevano spesso al telefono pensando a me, al mio coraggio e al fatto che comunque stavo rischiando la vita restando lì per tanti mesi, da sola, con i casi di Covid e di morti giornaliere veramente in aumento..... ma io volevo continuare a lavorare fino a giugno!. 

Tornai nella mia regione il 15 giugno perché la supplenza era purtroppo finita... ma io pesavo 7 chili in meno perché quell'esperienza comunque in qualche modo mi segnò.

Nei tre anni successivi, continuai sempre ad accettare supplenze di sostegno e ad aiutare tanti bambini, anche coloro che avevano importanti difficoltà e venivano sempre emarginati. Sono stata infatti anche la docente di sostegno per ben due volte, di bambini tetraplegici, quando invece tanti colleghi avevano da subito rifiutato la supplenza. 

I miei cari alunni mi hanno sempre ben accolta e sono stati felici di avermi come insegnante. Ma soprattutto loro hanno reso felice me...
 
Il tfa sostegno l'ho sempre ritenuto un corso validissimo e che andava fatto ma purtroppo a causa dell'impostazione direi un po' "vincolante" per me e per tanta gente con importanti problemi familiari e di altra natura, non l'ho mai potuto seguire ma ho sempre desiderato conseguire la specializzazione sul sostegno. 
Quello che chiedo al Ministro è l'attivazione dei corsi Indire, perché noi precari abbiamo lavorato, mettendoci davvero il cuore. Io sono felice di quello che ho fatto in questi anni e rifarei di nuovo tutto quanto appena raccontato.

È giusto che qualcuno dia ascolto alle storie di noi docenti precari ma anche a quelle dei colleghi che hanno fatto tanti sacrifici per prendere l'abilitazione all'estero. Perché se una persona lavora bene e facendo sacrifici, non arreccando danno agli altri, non capisco il motivo per cui debba essere denigrata da chi, invece, ha avuto la possibilità di conseguire il tradizionale titolo di specializzazione, però magari non ha la nostra esperienza sul campo. Noi e' da anni che lavoriamo, aiutando i bambini in difficoltà e che ogni anno o più volte durante un anno scolastico, sono costretti a cambiare in continuazione insegnante di sostegno, soffrendo sicuramente perché io ho sempre visto i miei alunni piangere quando io e altri colleghi di sostegno siamo andati via. I nostri alunni si affezionano e sono speciali perché hanno una sensibilità probabilmente superiore a quella degli altri compagni di classe. Oltre a dare supporto scolastico e morale ai miei cari alunni, ho sempre desiderato aiutare il resto della classe e quindi l'ho sempre fatto, collaborando con tanti colleghi curricolari. Sono sempre andata a lavoro, non ho quasi mai chiesto permessi tranne se stavo veramente male. Mi dispiacerebbe, dopo tutto ciò che ho fatto, e tutti i sacrifici che ho fatto, dover cercare un nuovo e diverso lavoro....cancellando questi cinque anni della mia vita....

Ognuno di noi ha una storia... la mia è questa e anche se non mi andava di raccontarla, adesso l'ho fatto e non me ne vergogno perché è una storia VERA e piena di DIGNITÀ ma soprattutto di AMORE per il lavoro che ho sempre fatto e che spero di poter continuare a fare”.

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