di CARLO MIGNOLLI
La Premiata Forneria Marconi, pietra miliare della storia del rock italiano fin dagli anni ‘70, dopo un anno di sold out registrati in tutta Italia, farà tappa a Lamezia Terme l’8 agosto nell’evento organizzato da AMA Calabria. L’appuntamento calabrese rientra tra le date del tour “PFM 1972-2023” e le novità saranno molte: video proiezioni, scenografie virtuali e il ricordo di Fabrizio De Andrè accompagneranno la serata. Franz Di Cioccio, batterista e frontman della band, si è raccontato in una breve intervista rilasciata alla nostra redazione.
La Premiata Forneria Marconi farà tappa a Lamezia Terme l’8 agosto. Siete già stati in passato a suonare nella nostra regione? Come risponde il pubblico calabrese ai vostri concerti?
"Si, siamo stati in passato a suonare in Calabria e se torniamo è perché siamo sempre stati bene. Per me è un piacere venire nella vostra splendida regione e sono molto curioso di vedere i cambiamenti della Calabria, soprattutto come è migliorata negli anni".
L’esperienza vissuta accanto al grande Fabrizio De Andrè, il cui ultimo concerto dal vivo è stato proprio in Calabria, a Roccella Jonica il 13 agosto del 1998, come l’ha cambiata? I suoi brani a suo avviso risultano essere ancora attuali?
"Il nostro incontro con De Andrè è stato per noi un evento eccezionale e proprio per questo nella nostra carriera abbiamo sempre cercato di portare dal vivo tutto ciò che abbiamo fatto insieme a Fabrizio: abbiamo dato una musicalità alle sue canzoni che poi sono sempre rimaste quelle, non sono mai state cambiate perché quando ci siamo conosciuti avevamo un modo di collaborare eccezionale ed una grande intesa che ci ha portato a dar vita a questi progetti che ancora oggi sono attuali. Negli ultimi anni abbiamo intrapreso una lunga tournèe per ricordare la figura di De Andrè con tutte le sue canzoni e la nostra musicalità. La cosa bella di Fabrizio è che i suoi testi risultano essere ancora oggi delle opere d’arte, non si può cambiare una parola, proprio perché c’è dentro tutta la storia che racconta le sue magnifiche narrazioni".
Intorno al ’70 lei è stato notato dai Led Zeppelin come possibile sostituto del batterista britannico John Bonham. Ci racconta questo episodio?
"È vero, ero tra i papabili sostituti credibili del batterista. Io a quei tempi ero molto conosciuto, avendo suonato molte volte all’estero: l’Inghilterra e l’America in primis erano luoghi in cui ci si incontrava spesso con le altre band. La curiosità è fondamentale in questo lavoro e la mia mi aveva portato ad essere tra i quotati per entrare nel gruppo dei Led Zeppelin, ma la voglia di rimanere in Italia era più forte. Ho una bellissima band, ho sempre suonato tutto ciò che ho sempre voluto e proprio per questo sto bene così e non ho rimpianti".
Cosa l’ha spinta da giovane ad intraprendere la strada della musica e quali sono i consigli che darebbe ai giovani che cercano di farsi spazio in questo campo?
"Oggi i tempi sono diversi rispetto a quando io ero ragazzo però per fare questo mestiere è necessario avere il desiderio e la voglia di accendere la scintilla che abbiamo dentro di noi. Io questo l’ho fatto, anche perché mio padre era un musicista, suonava vari strumenti ed era appassionato di musica classica, ma un giorno si ammalò e decise di cambiare mestiere e divenne un sarto, tipico lavoro abruzzese. Da bambino, grazie a lui, ascoltavo giornalmente tanta musica e questo ha mosso in me la voglia di andare a scoprire come si creava un brano, come si suonava uno strumento e cosa c’era dietro ogni testo: tutto ciò che c’è dietro una canzone che ti colpisce sin da subito. Da subito ho capito che la mia vita sarebbe stata accanto alla musica, anche se non è stato facile convincere mio padre ad abbandonare gli studi, perché poi i padri fanno i padri e i figli fanno i figli. Successivamente dall’Abruzzo mi sono trasferito a Milano per intraprendere la strada della musica e qui ho iniziato a suonare con un gruppo il sabato pomeriggio tra le vie milanesi e da lì sono arrivato a dove sono oggi. Ai ragazzi quindi voglio dire che si può fare, basta non fare i ‘bulli’ prima ancora di fare i musicisti. Fate prima i musicisti e successivamente cercare di tirar fuori la vostra personalità£.
Quali sono i progetti futuri della PFM?
"Il nostro obiettivo è sempre quello di fare uno o due tour all’anno non solo in Italia, ma anche all’estero: recentemente siamo stati in America del Sud ed è stata un’esperienza incredibile suonare insieme ad una grande orchestra di musica classica. Penso e spero che dall’anno prossimo riprenderemo con i concerti fuori dall’Italia, ma nel frattempo ci godiamo il nostro magnifico Paese a partire dalla tappa calabrese".
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