La riflessione, Agazio Loiero: "Ieri e oggi"

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Agazio Loiero
  05 giugno 2023 08:33

di AGAZIO LOIERO

 Qualche giorno fa l’Europa e gli Usa hanno deciso di regolamentare in forma severa l’intelligenza artificiale, che non riguarderebbe più solo la sostituzione del lavoro umano, ma la stessa sopravvivenza degli uomini. E’ stato scritto esattamente così. Nell’ultimo ventennio tutto quello che ogni giorno ci ruota intorno ha avuto un’accelerazione vertiginosa.

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Nessuna meraviglia se una larga fascia di persone soprattutto anziane non riesce a tenerne il ritmo. Imprigionata dagli eventi del passato, la parte più colta della società ricorda una frase lapidaria di Joseph Roth, il quale ne “La marcia di Radesky” afferma: “Così era allora! Tutto ciò che cresceva aveva bisogno di tanto tempo per crescere; e tutto ciò che finiva aveva bisogno di lungo tempo per essere dimenticato. Ma tutto ciò che un giorno era esistito aveva lasciato le sue tracce…”.

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Oggi non è più così. Per la parte maggioritaria della popolazione dell’Occidente le tracce del passato sono sopraffatte da un insensato vitalismo del presente. La memoria, che ha sempre rappresentato un elemento centrale dell’esistenza, ha perso una buona parte delle sue tradizionali funzioni psichiche. Una parte ampia dell’umanità è infatti portata a non farne più l’uso di un tempo. Tutto viene consumato in fretta. Non solo sono troppi gli avvenimenti che durante una giornata accadono e che la memoria fa fatica a immagazzinare nella propria mente, ma sono anche in buona parte frivole, inutili.

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Non mi stupirei se la memoria fosse costretta ad applicare con rigore una sua gerarchia dell’irrilevanza. Di conseguenza molti fatti che costellano confusamente la giornata, vengono in fretta destinati in un immaginario cestino della mente. Tra talk, diverbi veri, o inscenati ad arte, si vive in un mondo artefatto di supposizioni prive di senso, cariche di menzogne permanenti. Il dibattito sui social rappresenta il modello utilizzato dalla nostra modernità. Di quel mondo parallelo diventato ormai da tempo maggioranza, non solo in Italia, al cui interno si svolge giornalmente una gara per apparire diversi, sapienti, istruiti. Un mondo dove la bugia e l’insipienza, nella maggior parte dei casi, imperano: “L’uomo non ha mai toccato il suolo lunare, i vaccini sono nocivi” e via così. Vi si faccia caso.

Nessuno qualche anno fa in America, nei tanti sondaggi preelettorali, aveva previsto la vittoria di Trump. Segno che una grandissima maggioranza di intervistati aveva semplicemente mentito. Ancora. Il Washington Post ha certificato che tra il 20 gennaio del 2017 e il primo maggio del 2018 lo stesso Trump ha detto 3001 bugie o frasi inesatte. Affermazione mai smentita dallo stesso Presidente degli Stati Uniti, chiamato così clamorosamente in causa. Mi chiedo se un personaggio siffatto con l’immenso peso che un suo gesto, una sua frase irradiavano sul pianeta, potesse dire impunemente così tante bugie. Bill Clinton stava perdendo la Casa Bianca per averne detto una sola sulla sua love story. Purtroppo bisogna riconoscere che il mondo si è in breve tempo trasformato in peggio.

In Italia, in settori nevralgici della società, come la scuola e il Parlamento si registra un drammatico abbassamento del livello culturale. Molti studenti, non solo del Sud, non riescono a comprendere il significato di un testo scritto e molti studenti di liceo che fino a prima degli anni ’90 conoscevano 1500 parole, oggi si limitano a conoscerne 500. Il degrado della nostra lingua, che rappresenta la prima spia di una più estesa decadenza, è di tutta evidenza. In Parlamento, definito da sempre lo specchio del Paese, è ancora peggio. Molti deputati appaiono anni luce lontani da quella complessiva rappresentatività istituzionale, che in passato costituiva, sotto molti aspetti, dall’abbigliamento all’eloquio, l’irrinunciabile habitus del parlamentare. Confesso di non aver mai sofferto di nostalgia. Ammetto però che da qualche tempo di tanto in tanto mi prende. Nel mondo della mia giovinezza tutto quello che accadeva, come afferma Roth, lasciava una traccia. Talvolta profonda.

Oggi tutto quello che accade nel mondo che ho amato mi scivola addosso, lasciandomi attonito. Tanto che spesso, per tirarmi su, mi sorprendo ad attingere, in forma consolatoria, nel mio deposito di lontane memorie.
 

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