di MARCO C. FOTI
Passano i mesi, cambiano i governi (votati e non), ma il degrado a Lamezia Terme continua a galoppare. Rassegnazione o menefreghismo?
I campanelli di allarme provengono da diverse realtà, fonti, target sociali ed economici. Eppure si continua ad assistere al lento degrado della città, come se si trattasse di un malato terminale soggetto a cure palliative. Ma Lamezia non è un malato terminale. Lamezia Terme è viva, vuole vivere ed intende ritornare allo splendore di una volta.
Assistiamo quotidianamente a sit-in e proteste della popolazione esausta dalla mancanza di servizi, esausta dal vedere lo sciatto comportamento di una amministrazione commissariale inerme verso la normale gestione (ordinaria) della città.
Scordovillo, periferie, aeroporto, area ex Sir, e così via dicendo. Temi abbandonati, criticità che non interessano ai gestori della città chiamati a governare l’ennesimo periodo di transizione.
Ma di transizione dobbiamo parlarne in termini ecologici e non governativi! Lamezia ha bisogno di tornare alla normalità. Necessita di un Sindaco, chiunque esso sia, capace di far uscire la città da questo (lungo) periodo di inefficacia.
Occorre responsabilizzare (la classe politica) per essere a nostra volta responsabilizzati (i cittadini, le parti sociali, la classe economica – produttiva) per la ripresa e la crescita della nostra città. Occorre farsene una ragione. Occorre alzare la testa. Altrimenti il punto di non ritorno è dietro l’angolo. Anzi, lo si intravede. Ad maiora.
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