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La 'sfida' su Medicina con Unical, crisi di Giurisprudenza e corsi in centro: parla il rettore Cuda

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Intervista con il rettore dell'UMG. Su Indolfi: "L'università di Catanzaro gli ha dato tanto, ricordi il suo passato". Su Unical: "Non basta portare purosangue". I progetti per aumentare l'housing e gli spazi didattici (1.500 posti in più). Non escluso il corso di laurea di medicina in inglese. Il richiamo a Fiorita sui trasporti. Corsi in centro: "Ci deve essere un modello, i ragazzi non sono bancomat"

  31 ottobre 2024 10:29

di GABRIELE RUBINO

Non basta acquistare purosangue per fare una buona facoltà di medicina, il Comune di Catanzaro deve garantirci un servizio di mobilità dignitoso, Indolfi ha dato ma deve molto all'UMG, e i numeri di Giurisprudenza non sono soddisfacenti, si affronteranno i problemi di spazi e gli studenti non sono un 'bancomat' per rivitalizzare il centro storico. Questi i principali concetti emersi nel corso del colloquio con il rettore dell'università Gianni Cuda e La Nuova Calabria, che, peraltro, sarà al centro della trasmissione odierna di Catanzaro Capitale

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Di seguito l'intervista integrale. 

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Un bilancio di questo primo anno da rettore. "È sempre difficile riuscire a fare bilanci, soprattutto all’inizio di un mandato che è abbastanza lungo per fare tante cose. Sto cercando di rispettare le cose che ho detto in campagna elettorale e che mi hanno visto coinvolto fin dal primo, forse anche prima di questo mandato. Il campus di Germaneto ha una storia non lunga. Lo scorso anno abbiamo festeggiato il primo quarto di secolo. Rispetto ad altre università, Unical e Mediterranea, siamo più giovani. Noi abbiamo una caratteristica molto significativa, cioè quella di riunire all’interno delle discipline apparentemente molto distanti ma che in effetti si parlano con grande capacità di integrazione e interazione. Questo ha fatto sì che nel corso degli anni emergessero figure professionali con forte carica di innovatività per questo ateneo e anche poi per le attività lavorativa che sono state svolte. Cito il corso di laurea di ingegneria biomedica, che ormai è nato diversi anni fa e che fu il primo corso di questo tipo a essere attivato in medicina. C’erano corsi analoghi in altre università ma tutti afferivano all’ingegneria, invece nel nostro caso si fece questo tentativo che ha portato ottimi frutti. Abbiamo cercato di capire le criticità. Alcune c’erano già ed erano evidenti, altre sono emerse nel corso di questi mesi. Il primo, e il più importante, è quello della capacità didattica. Ossia, offrire delle aule di qualità e sufficienti nel numero ai nostri studenti. Il nostro ateneo è in crescita e noi abbiamo una capienza che non riesce a raccogliere la totalità degli studenti. Infatti, abbiamo alcuni corsi che si trovano all’Einaudi, penso al corso di Scienze Motorie, che proprio per le proprie caratteristiche dovrebbe poter fruire delle strutture sportive che sono all’interno del campus. Lo sforzo che stiamo facendo sul piano dell’edilizia è volto ad aumentare la capacità delle aule. Da qui a giugno 2026, un anno e mezzo, contiamo di avere circa 1.500 nuovi posti per ospitare gli studenti. Alcune strutture le stiamo ricondizionando per trasformarle in aule, altre invece sorgeranno con fondi co-finanziati dal ministero o dalla Regione e in parte fondi propri. Questo è fondamentale. Un altro intervento su cui siamo molto focalizzati è l’housing. Attualmente abbiamo delle stanze a disposizione degli studenti all’interno del campus che garantiscono 240 posti letto, ma inizieranno a breve per due ulteriori strutture che porteranno l’offerta a ulteriori 500 posti letto. Sono dei progetti che verranno portati avanti in maniera coordinata dall’ufficio tecnico dell’ateneo e dalla Fondazione Magna Graecia".

E l'ex 'Bruno Chimirri'. "I lavori verranno consegnati entro giugno del prossimo anno. È una struttura bellissima e avveneristica per molte caratteristiche. Fra pochi mesi arriveranno i primi studenti".

In centro quanti e quali corsi saranno attivati?  "Abbiamo recentemente deciso di portare all’interno del campus il corso di Sociologia, che era ospitato fino allo scorso anno accademico presso la struttura in centro in via degli Eroi. Era un corso che fisiologicamente ha progressivamente diminuito l’attrattività. Avere 20 studenti in una struttura che poteva ospitarne diverse centinaia e soprattutto portare i nostri docenti su non era più coerente. Al momento, ho pensato che fosse opportuno portare in centro città un corso. Siccome questo ragionamento deve avere dietro un modello, gli studenti non devono essere messi un posto tanto perché quel posto deve essere riempito. Gli studenti hanno piacere a stare all’interno del campus. L’idea che ho avuto è stata quella di portare su un corso di laurea avviato lo scorso anno accademico, quello di Psicologia criminologica e forense. Sessante per il momento. Questi ragazzi hanno la possibilità di essere vicini a strutture giudiziarie e ai Sert. Rientra tutto in un modello. Sono stato criticato per avere ‘desertificato il centro storico’. Non si tratta di questo. C’è stato qualcuno che ha detto che gli studenti non sono dei bancomat che possono essere mandati in un posto pe rivitalizzare le sorti di un’economia sofferente. Il campus di Germaneto non si trova a Potenza o a Bolzano, si trova all’interno della città di Catanzaro. Sono convinto che il centro storico possa beneficiare della presenza degli studenti. Con la prossima offerta formativa possiamo vedere altri corsi lì, ma deve essere tutto calato all’interno di un modello organizzativo nel quale gli studenti devono avere delle opportunità".

Perché non in centro... "Colgo l’occasione per rivolgermi al mio amico prof. Fiorita, sindaco della nostra città, e tutta la sua Giunta per considerare l’università come un valore aggiunto, come non soltanto un volano culturale. Un volano di crescita economica, sociale che la città ha disposizione per poter migliorare ma per far questo l’Amministrazione comunale deve aiutarci. Un primo intervento che sarebbe importante e opportuno fare è quello dei trasporti. Al campus c’è un’enorme striscia di macchine che sono parcheggiate e che arrivano quasi fino alla statale. Molti studenti sono costretti a utilizzare le macchine. Io stesso avrei molto piacere di arrivare all’università se fossi certo che da Lido, dove abito, fra le 20.30 o le 21, quando vado via, potessi trovare un autobus. Il potenziamento delle infrastrutture di trasporto è un elemento cardine che può far voltare pagina".

In questo momento sembra che l'Unical diriga le scelte su medicina, anche se fino a pochi anni fa Catanzaro aveva l'esclusiva... "Una facoltà di medicina non s’inventa in due anni o tre anni. Puoi portare dentro i migliori purosangue ma alcune cose, in una facoltà e in un ospedale universitario come il nostro, non ci si radica in tempi brevi. Il mio collega, il rettore Leone, sta facendo un ottimo lavoro e che il loro corso sia un ottimo corso. Prima di avere il corso autonomo, c’era quello interateneo – che è stato spostato per il triennio iniziale a Crotone -, ma comunque io ho preteso che questo spostamento facesse alla pari con il trasferimento della sede amministrativa dall’Unical all’UMG. Adesso siamo noi che guidiamo noi questo corso. Già da questo anno, gli studenti del quarto anno sono qui da noi perché il triennio clinico lo fanno presso la nostra università e frequentano i nostri reparti. Abbiamo una storia. Sotto l’aspetto della ricerca abbiamo il maggior numero di Top Scientist italiani. Se facciamo un rapporto fra il numero dei docenti di questo ateneo e il numero dei ricercatori che hanno un alto contenuto di qualità della ricerca, siamo il primo ateneo in Italia. Temere confronti, no. La competizione aiuta. Queste spinte sono virtuose non velenose".

Come commenta il passaggio di Indolfi all'Unical? "Ciro Indolfi è stato un nostro grande professore e amico. Adesso ha deciso di avviarsi in questa avventura presso l’Unical e gli facciamo, ovviamente, il nostro in bocca a lupo. Il prof Indolfi ha dato molto alla nostra università e alla cardiologia calabrese, però vorrei sottolineare che questa università ha dato moltissimo al prof Indolfi. Spero ricordi sempre quale è il suo passato, da dove proveniva e cosa ha avuto nel nostro ateneo. Adesso andrà ad affrontare una nuova avventura e l’Unical potrà beneficiare della grande esperienza ha accumulato. Devo dire che le persone che ne prenderanno il suo posto, in particolare Daniele Torella, che tra l’altro è un suo antico allievo, ha tutte le qualità per migliorare e superare i prestigiosi risultati che il prof. Indolfi ha portato durante il suo periodo all’UMG".

Perché non fare il corso di medicina in inglese per differenziare l'offerta? "Ci sto pensando. Ritendo che la nostra posizione sia veramente importante. Siamo molto attraenti dal Magreb o dall’Est Europa (Balcani e così via…). L’organizzazione di un corso in lingua inglese non è così semplice. Ogniqualvolta lo si decide, bisogna predisporre un’istruttoria che passa dalla valutazione degli impatti, incontri con stakeholders. Bisogna dimostrare che ci sono le ragioni effettive per avviare il corso. Ci sto senz’altro pensando. Abbiamo avviato delle interlocuzioni e vediamo se si potrà avviare nel prossimo anno".

Perché la 'Dulbecco' stenta a decollare? "Se io e la dottoressa Carbone abbiamo fatto bene lo sapremo quando l’atto aziendale diverrà effettivamente operativo. Mi auguro che già nel giro di una decina di giorni avremo l’ok della Regione e questo consentirà di partire in maniera diretta e definitiva. Sul pronto soccorso ho espresso intesa a metà dicembre dell’anno scorso. Vorrei sfatare un falso mito. Noi abbiamo un forte interesse. L’Utic è operativa da diversi anni, c’è Cardiochirurgia che è nella rete dell’emergenza urgenza e l’Anestesia e Rianimazione ha l’Ecmo".

C'è la specifica scuola di specializzazione... "Con la scuola di specializzazione avvieremo un reparto con 10 posti letto. Non avendo noi un pronto soccorso, non possiamo accogliere un paziente da lì. Ma avendo un paziente stabilizzato può essere trasferito. Cosa che già avviene. Noi già riceviamo molti pazienti dal Pugliese".

Quindi c'è cooperazione col Pugliese? "La sinergia con il Pugliese c’è. Gran parte dei medici del Pugliese li conosciamo veramente bene. Questo faccia a faccia non c’è mai stato o si è smussato nel corso di questi mesi".

Sono preoccupanti i numeri di Giurisprudenza? "Ne stavo parlando questa mattina con il collega dell’area giuridica. Il trend è un po' in calo ovunque, però questo per noi non deve essere un ombrello per coprirci. Evidentemente le strategie e i modelli adottati nel Diges, senza colpevolizzare nessuno, non sono stati sufficiente validi per catturare l’interesse. Gli studenti chiedono innovazione. Non si vanno a iscrivere per fare più l’avvocato. Dobbiamo essere aggiornati alle richieste. Un rettore non può consentire che un dipartimento così importante possa avere queste performance".       

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