di VALENTINA CAMPI
Il vino può essere tante cose...può essere il motivo che ti porta ad intraprendere un viaggio magari per andare a visitare una cantina…può essere un compagno silenzioso con cui concederci mezz’ora di relax dopo una dura giornata…o ancora può farti viaggiare con la fantasia, può farti sentire in luoghi più o meno lontani. Ed è proprio quello che ho provato sorseggiando questo vino “Calanchi” .
Sono bastati un paio di sorsi e mi sono sentita lì, a ridosso della Costa dei Gelsomini in provincia di Reggio Calabria, dove c’è il Sito di Interesse Comunitario “Calanchi di Palizzi Marina”. I calanchi sono lunghi solchi formatisi nel terreno argilloso a causa dell’erosione dell’acqua che nel corso di milioni di anni ha creato un paesaggio unico e singolare.
Già percorrendo la statale tra Palizzi Marina e Capo Spartivento possiamo ammirare questo paesaggio bianco punteggiato qui e lì dalle sporadiche macchie verdi del ginestrino delle scogliere, del timo, del rosmarino, dei lentischi, dello sparto e del ginepro fenicio. Sono sui calanchi mentre il vino scende lento nel bicchiere e lo riempie del suo colore giallo paglierino delicato e brillante. Sono lì mentre aspiro il suo profumo intenso di fiori di ginestra e di bergamotto che si contendono la scena olfattiva seguiti da sentori marini e minerali.
Il sorso è avvolgente, il carattere deciso e ben definito si fa subito sentire con la sua spiccata freschezza e mineralità e le note del bergamotto. 8°/10° è la sua temperatura ideale per accompagnare i piatti di pesce e i nostri aperitivi estivi…magari su una terrazza mentre ci godiamo l’aria più fresca della sera…magari proprio godendoci lo spettacolo del tramonto e del mare dai solchi dei calanchi.
Lord Byron scriveva: “Vi è un piacere nei boschi inesplorati e un’estasi nelle spiagge deserte, vi è una compagnia che nessuno può turbare presso il mare profondo, e una musica nel suo ruggito; non amo meno l’uomo ma di più la natura dopo questi colloqui dove fuggo da quel che sono o prima sono stato per confondersi con l’universo e lì sentire ciò che mai posso esprimere né del tutto celare”.
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