Non tarda ad arrivare la replica alla nota del MUSECC-Museo della Seta e del Costume di Catanzaro ed altri
che "traviserebbe in maniera del tutto gratuita e pregiudizievole" i contenuti della conferenza su “La via della seta calabrese. Tracce per il futuro”, svoltasi a Cosenza lo scorso 21 novembre con la sinergia di Confcommercio Cosenza e Confcommercio Calabria, Comune di Cosenza, Museo della Seta di Mendicino, Bartolina Editoria Digitale e del neo-costituito gruppo “La via della seta calabrese”, un forum di discussione indipendente sulla seta promosso da accademici calabresi di diversa formazione, uniti da comprovate e significative competenze internazionali.
La replica -che pubblichiamo qui di seguito- reca la firma di Matteo Olivieri.
"L’evento di Cosenza, che è stato ripreso integralmente e senza tagli tramite diretta Facebook, è ancora oggi visibile qui. Chiunque avrà la pazienza di seguire il video, si renderà conto che la conferenza in nulla ha sminuito il ruolo storico di Catanzaro nel settore della gelsi-bachicoltura e della manifattura delle sete. Tutt’altro. Al minuto 00:13:13, per esempio, proprio nel corso del mio intervento, ho affermato (testualmente): «La seta di Catanzaro era giudicata di qualità ancora migliore di quella di Cosenza ma era difficilissima da trovare», a differenza della seta di Cosenza che invece affluiva copiosamente nella città bruzia in occasione della annuale Fiera della Maddalena. Inoltre, la pregevolissima relazione della Dottoressa Sarah Procopio, che è cittadina di Catanzaro e si è formata tra Bologna e Parigi, ha messo ulteriormente in risalto il ruolo svolto da Catanzaro nell’industria serica, riscuotendo grande interesse nel pubblico nonché i complimenti e il plauso del Sindaco di Cosenza in persona (00:50:20).
E’ con questo spirito anti-campanilistico che il Forum “La via della seta calabrese” ha preso le mosse preannunciando tra l’altro il desiderio di replicare la conferenza quanto prima anche a Catanzaro e in altri luoghi della Calabria (00:02:05) visto che per secoli tutta la Calabria è stata interessata dalla produzione di seta, con specificità riferibili ai singoli territori. E, proprio perché sia chiaro che non abbiamo pregiudizi nei confronti di nessuno (la scienza è per definizione aperta!), invitiamo cordialmente fin d’ora le associazioni firmatarie del tendenzioso comunicato stampa ai prossimi eventi pubblici che abbiamo intenzione di realizzare. Ovviamente, i fatti citati nella conferenza di Cosenza non hanno alcuna pretesa totalizzante, tanto è vero che – sempre nel corso del mio intervento – io stesso ho citato l’esistenza di rotte marittime oltre a quelle terrestri da me descritte, che potranno essere approfondite in successivi incontri. Ma sia chiaro che il ruolo svolto da Cosenza nella produzione e nella commercializzazione della seta tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Seicento è un fatto storicamente documentato. Per esempio nella “Descrittione del Regno di Napoli” di Scipione Mazzella, pubblicata a Napoli nel 1601, a proposito di Cosenza si dice che «vi si fa molta quantità di seta eccellente», mentre Ottavio Beltrano, nella sua “Breve Descrittione del Regno di Napoli diviso in dodici Provincie”, pubblicato a Napoli nel 1644, afferma che nell’intera provincia di Calabria Citra e nella città di Cosenza le sete «sono abondantissime».
Pure l’esistenza di un marchio fiscale “Seta di Cosenza” (nessuno ha mai parlato di timbro!) è storicamente documentato, visto che a Cosenza – che era sede di dogana – si pagava la relativa gabella della seta mentre a Catanzaro, che rientrava nella lista di “città e terre franche in perpetuo delli pagamenti fiscali”, tale marchio evidentemente non esisteva. Come infatti riferivo nel corso del mio intervento, nei rapporti epistolari tra banchieri di cui io sono entrato in possesso (in particolare quelli custoditi presso l’Archivio Del Riccio di Firenze) si parla specificamente di “Seta di Cosenza” e solo genericamente di “seta di licatura” (del catanzarese) o di “seta della piana” alludendo – presumibilmente alla odierna Piana di Gioia Tauro. Anche l’esistenza di una via della seta calabrese che collegava Cosenza a Norimberga attraverso Napoli e Firenze è storicamente documentata da autorevolissimi storici e se ne è data testimonianza durante la conferenza di Cosenza, alla quale rimando.
Con l’occasione desidero anche aggiungere che certamente fino al 1623 esisteva un tasso di cambio da/per Cosenza ma non altrettanto avveniva per Catanzaro, e che solo a partire dal 1647 Catanzaro superò Cosenza nella lavorazione della seta ma solo perché una prammatica del Viceré Duca d'Arcos proibì in tutto il Regno ogni attività manifatturiera della seta al di fuori di Napoli e con la sola eccezione della città di Catanzaro, a motivo delle numerose fabbriche di velluti che lì si erano insediate da molto tempo per privilegio imperiale. Tale prammatica del 1647, giudicata una decisione scellerata da eminenti studiosi della storia del Regno di Napoli, fu causa del tracollo definitivo della manifattura serica a Cosenza, che dovette ridurre drasticamente le attività alla sola produzione di seta grezza. Tuttavia, ancora oggi, da una recente rilevazione eseguita appositamente dalla Camera di Commercio di Cosenza, risulta che delle 22 imprese che in tutta Italia si occupano di gelsi-bachicoltura come attività principale, 4 sono in Calabria, 3 nella sola provincia di Cosenza e 1 a Catanzaro. Se la Presidente del MUSECC-Museo della Seta e del Costume di Catanzaro avesse ascoltato attentamente il video della conferenza prima di scrivere (00:20:25), si sarebbe certamente astenuta dal travisare gratuitamente il senso delle parole dei relatori intervenuti all’evento di Cosenza.
Stupisce che il certamente prestigioso Comitato Scientifico del MUSECC non sia al corrente di tutte queste notizie storiche e, anziché studiare per come si addice agli esperti, si lanci – per bocca della Presidente – in goffi tentativi di sminuire il prezioso e minuzioso lavoro di ricerca storica svolta con passione da altri. Ma, si sa, la storia è luce di verità e maestra di vita. Per questo motivo, ringrazio la Presidente Stefania Frustaci perché con il Suo improvvido e disinformato comunicato stampa mi permette di far conoscere il Forum “La via della seta calabrese” anche agli amici di Catanzaro ma, soprattutto, mi permette di pubblicizzare il mio recente libro “I Banchieri di Cosenza nel Rinascimento. Ascesa e declino delle grandi dinastie finanziarie” (Bartolina Editoria Digitale, 2023), al quale rinvio tutti gli interessati per ogni ulteriore approfondimento sul ruolo svolto dai banchieri della città di Cosenza nel costruire una “Via della Seta” tutta italiana agli inizi dell’età moderna".
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