“Confcommercio sostiene concretamente, da tanti anni, questa iniziativa che riteniamo davvero molto importante. Per la confederazione delle nostre imprese la legalità, il capitale sociale, il contesto in cui operano i territori è determinante. Tutti siamo vittime anche indirettamente dei fenomeni criminali. Non bisogna essere necessariamente soggetto vittima di un’estorsione per essere vittima della stessa estorsione. Anche chi non ha a che fare direttamente con i fenomeni criminali soffre perché le transazioni nel mercato sono più costose, il capitale sociale si riduce, gli investitori soprattutto stranieri non vengono in questi territori.
Da diverso tempo noi presentiamo dei contributi tecnico-scientifici di questi fenomeni. Sull’usura è emerso che nelle piccole imprese, soprattutto il terziario di mercato, quindi commercio, ristoranti, bar, trasporti, convivialità e spettacoli, una percentuale tra il 9 e il 15,16% è soggetto ad un elevatissimo rischio di usura, e quindi tra le 25 mila e le 50 mila imprese oggi sono a forte rischio usura.
Bisogna disinnescare questo problema, particolarmente grave nel mezzogiorno del paese con riflessi poi sul dopo-pandemia perché è vero che il sud è stato colpito meno dalla pandemia per qualche ragione ma, in un contesto di degrado dal punto di vista della criminalità, la crescita prospettica potrebbe essere più lenta. Troviamo anche questo legame tra contesto più difficile per la criminalità e mancata crescita economica.” Cosi Mariano Bella del Centro studi di Confcommercio.
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