L’appello di Corbelli (Diritti Civili) per la giovane attivista curdo-iraniana in carcere a Reggio da 7 mesi
Corbelli alla stazione di Torano
“Decisione ingiusta e incomprensibile. Scarcerarla e sottoporla ad un regolare processo, per l'accertamento della verità, è un atto di giustizia giusta e umana. E se fosse del tutto innocente, come sostiene con forza e dignità e come sono, personalmente, convinto, stando ai fatti noti, chi mai la ripagherebbe di tutto il dolore che sta vivendo?”
25 luglio 2024 14:50Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, vecchio, storico garantista, sin dal “caso Tortora” e da oltre 30 anni impegnato a denunciare il dramma delle carceri e a lottare per una giustizia giusta e umana, da sempre a fianco dei migranti (molti dei quali, giovani uomini e donne, e anche dei loro bambini, ha tolto dalla prigione in tutti questi lunghi anni) , e per questo suo instancabile impegno, libertario e garantista, intervistato, nel lontano febbraio 1995, finanche dal New York Times, il più grande giornale del mondo, definisce, come anticipato oggi su La Verità, “ingiusta e incomprensibile la mancata concessione degli arresti domiciliari, ribadita ieri dal Tribunale di Crotone, nel corso della prima udienza del processo, all’attivista e artista curdo-iraniana per i diritti delle donne, Maysoon Majidi , 28 anni, detenuta da 7 mesi, prima a Castrovillari e da poco a Reggio Calabria, perché accusata, dalla Procura crotonese, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Un caso questo di cui due mesi fa, a fine maggio, lo stesso Corbelli si è occupato a livello nazionale sempre su La Verità (il grande giornale di Belpietro e De’ Manzoni, che sostiene l’attivista calabrese anche in questa battaglia di giustizia) e anche su La Nuova Calabria. Oggi la giovane donna, che, dopo lo sciopero della fame, è ridotta ad una larva umana, pesa meno di 40 kg, nel corso della prima udienza del suo processo, iniziato a Crotone, ha ribadito con forza la sua innocenza”.
“Liberarla e sottoporla ad un regolare processo, per l’accertamento della verità dei fatti e delle gravi ipotesi di reato che le vengono contestati, è, nel rispetto del principio costituzionale di presunzione di innocenza, un atto di giustizia giusta e umana, degno di uno Stato di diritto e di un Paese civile. Per lei ieri a Crotone c’era solo un drappello di manifestanti di un comitato autonomo. Nessuna grande manifestazione invece da parte dei pseudogarantisti della sinistra, della segretaria Pd, Schlein, del capo dei 5 Stelle, Conte, dei Fratoianni e Bonelli, di sinistra e verdi, che invece sono scesi in piazza, a Genova, contro un uomo agli arresti domiciliari o per solidarizzare, a Bari, con il sindaco Decaro e per criticare, di fatto, la magistratura locale. Una cosa orrenda, mai vista nella storia del garantismo, lo dico da vecchio, storico garantista, sin dal “caso Tortora”. Si scende in piazza non contro un indagato, o addirittura un arrestato, ma per difendere i diritti e la libertà della persona reclusa. afferma Corbelli, che due mesi fa aveva chiesto, con un altro appello alla magistratura, reso noto sulle pagine de La Verità e anche della nostra testata, “ la immediata scarcerazione, con la concessione dei domiciliari, della giovane curda iraniana che per gridare la propria innocenza aveva anche iniziato lo sciopero della fame, nel carcere di Castrovillari, dove è stata detenuta per 5 mesi, prima di essere trasferita a Reggio”.
Nei giorni scorsi la stessa donna iraniana ha scritto una lettera accorata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella quale grida la propria innocenza e racconta l’ingiustizia e la dolorosa odissea che sta vivendo per essere stata scambiata per una scafista lei che invece è solo una rifugiata e richiedente asilo che fuggiva dall’oppressione del regime iraniano. Corbelli, “nel rispetto - sottolinea - come sempre dell’operato della magistratura”, chiede, ancora una volta, che, “in attesa che si faccia completa chiarezza su questa vicenda, venga consentito a questa giovane attivista, fuggita dal suo Paese perché perseguitata dal regime ultraconservatore degli ayatollah, di uscire immediatamente dalla casa circondariale della città dello Stretto. Non ci sono motivi validi e ragioni cautelari che possano giustificare la permanenza in prigione della giovane attrice e regista curda iraniana che continua con dignità e disperazione a dichiarare la propria innocenza rispetto alle accuse che le vengono formulate. La vicenda è grave e inquietante perché questa donna continua ad essere detenuta nonostante coloro che l’hanno indicata (due testimoni, un iraniano e un iracheno, che erano a bordo dell’imbarcazione, con altri 77 migranti, approdata a Crotone il 31 dicembre 2023) di essere ‘aiutante del capitano’, perché avrebbe portato dell’acqua ai migranti, abbiano poi chiarito di non averla mai accusata e che le loro parole sono state tradotte male.
Voglio infine porre una domanda e lasciare la risposta alla coscienza di ognuno, non solo dei decisori della libertà di questa ragazza: e se fosse veramente del tutto innocente, come disperatamente e con grande dignità continua a sostenere e come personalmente, visti i fatti noti, sono convinto, chi mai la ripagherebbe del dolore, della grande sofferenza che sta vivendo?”!