L’associazione “Sud democratici” esamina il difficile momento della Sanità calabrese

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L'incontro promosso dall'Associazione Sud Democratici
  14 ottobre 2019 23:48

di FRANCESCO IULIANO

Non è certo un mistero che la sanità calabrese, con un deficit stimato di circa 160 milioni di euro, sia ormai da anni un caso nazionale. Una situazione che, negli ultimi mesi, ha indotto il governo nazionale ad intervenire con un decreto ad hoc. Ed il sistema sanitario calabrese è stato al centro dell’incontro organizzato  dall’associazione “Sud democratici” ed allestito nel salotto culturale “Antonio Greco” di via Luigi Settembrini.

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“Un sistema per il servizio sanitario calabrese. Considerazioni e proposte”. Questo il titolo dell’incontro che ha visto la partecipazioni di relatori espressione della politica e della professione medica calabrese. Moderati dal socio, Massimiliano Cassandra, hanno partecipato,  Nicola Ventura e Benedetto Caroleo.

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Le relazioni sono state affidate all’onorevole Antonio Viscomi, al delegato alla sanità della Regione  Calabria, Franco Pacenza ed al rappresentante dell’Ordine dei Medici di Catanzaro, Pasquale Puzzonia. Tra i presenti anche il consigliere regionale Arturo Bova, presidente della Commissione regionale anti ‘ndrangheta.

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«Con la nascita di questa associazione – ha spiegato Massimiliano Cassandra – abbiamo voluto dare vita ad un luogo di incontro per confrontarci su problematiche e su argomenti che ci riguardano. Le associazioni, i movimenti organizzati ed i partiti siano il valore primario della democrazia e va superata l’idea che questi sodalizi fossero un orpello. Cominciare con la questione della sanità ci è sembrato primario se si considera che queste politiche hanno avuto, negli ultimi anni, un continuo e progressivo indebolimento. Dal 2010 al 2016 la spesa sanitaria è rimasta immutata ed il Mef ha fatto  previsioni che per i prossimi anni la spesa sanitaria avrà percentuali inferiori a Francia e Germania. E poi c’è il Sud che è penalizzato da un sistema di ripartizioni iniquo delle risorse. La Calabria, infine, oggi paga gli effetti di  una mala gestio della sanità, prima del commissariamento, ed anche dopo».

Per Antonio Viscomi  «i problemi della sanità calabrese  riguardano sì le risorse ma  soprattutto quella che definisco una visione di sistema. L’incontro di oggi è importantissimo perché è con incontri come questo, che ci devono aiutare a pensare che la questione della sanità si potrebbe risolvere ripensando ad un sistema sanitario collegato ad un piano di rientro. Il decreto Calabria, se ha un limite – e ne ha tanti – è proprio quello di non avere una visione di sistema. Cioè di non considerare il problema della sanità calabrese come un problema di management della sanità. Non è sufficiente pensare di cambiare un direttore generale  con un commissario straordinario per risolvere le questioni. Questo vuol dire pensare ai supereroi della Marvel e non di essere umani che devono gestire una situazione complessa come quella della sanità. C’è bisogno di un’assunzione di responsabilità da parte di tutti che oggi manca».

Un’analisi politica della questione è arrivata da Franco Pacenza che ha definito la situazione della sanità calabrese «una sofferenza antica per la quale lo Stato, oggi, ha previsto un’opera di supplenza considerato che le ultime politiche hanno causato disastri. Purtroppo, dopo dieci anni, questa supplenza non ha funzionato. Anzi, dopo tante stagioni oggi abbiamo raggiunto l’apice di questa sofferenza. E non ne faccio una questione di parte. Si è voluto testardamente voluto fare un decreto Calabria che io definirei il disastro Calabria. Dopo circa un anno dall’avvio delle attività di preparazione al decreto, si è messo  in campo un approccio  che ha prodotto ulteriori danni. Vedi, per esempio, le condizioni del più grande ospedale calabrese, il Pugliese di Catanzaro, che non ha mai raggiunto tanta sofferenza coem quella che sta vivendo in questo periodo».

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