di TERESA ALOI
La torta di compleanno. Le candeline. Diciassette lucine azzurre che illuminano una notte di pioggia. Una come tante ma non sarà così. Poi, qualche ora dopo il buio. La paura, le grida. Il silenzio. Rosario Russo dormiva quando un'onda di acqua e fango cancella il camping "Le Giare" portandosi via 13 vite. Era la notte tra il 9 e 10 settembre 2000. Per tutti, per l'Italia intera, quella sarà ricordata come la tragedia di Soverato.
Immagini ancora nitide, 25 anni dopo, che il tempo non ha sbiadito neppure un po' nella memoria di chi quella notte c'era e in quella di chi è arrivato per prestare i primi soccorsi. Ida Fabiano, Serafina Fabiano, Mario Boccalone, Raffaele Gabriele, Paola Lanfranco, Iolanda Mancuso, Giuseppina Marsico, Franca Morelli, Rosario Russo, Antonio Sicilia, Salvatore Simone, Concetta Zinzi , Vinicio Caliò, - il custode del campeggio il cui corpo non sarà mai ritrovato - uccisi da un rivolo d'acqua innocente d'estate, diventato assassino spietato in poche ore.
Rita Sansalone oggi ha 72 anni. All'epoca della tragedia ne aveva 47. A Soverato era con il marito Gaetano - scomparso qualche anno dopo- e l'adorato, unico, figlio Rosario. E' a lui che entrambi devono la vita. Eppure è serena. La fede, incrollabile, spiegherà, l'ha salvata. Una fede incrollabile. Una candela che si scioglie e che prende le sembianze di una Madonna per lei è più che un segnale.
Da 25 anni per lei c'è un “prima” e un “dopo”. Perdere qualcuno che hai visto nascere e crescere cambia la percezione della realtà. Niente è più lo stesso. Neppure la casa dove oggi abita e dove ci accoglie con una serenità disarmante che ci lascia senza fiato.
"Rosario questa casa non l'ha mai conosciuta, prima - racconta abitavamo in periferia". Eppure tutto parla di lui. La foto che campeggia all'ingresso: lui vestito da Carnevale. E poi lui al mare. Lui con mamma e papà. La sua presenza, più che il ricordo, lo respiri.
"Eravamo rientrati nel bungalow - racconta Rita - ed eravamo a letto. All'improvviso Rosario ha visto il pavimento allagato e ha aperto la porta per farla defluire. Questo ci ha salvato. Poi, ci ha fatto salire sui letti più alti ed è uscito". L'onda assassina è arrivata da lì a poco. "Sapeva nuotare ed è corso per salvare quante più vite possibili ma mai avrebbe immaginato l'inferno che c'era fuori" . Il suo altruismo la sua condanna. "Se fosse rimasto con noi oggi sarebbe ancora vivo".
Accanto a Rita c'è Ornella Scalise. Anche lei quella maledetta sera al camping. Era con la sua mamma, Giuseppina Marsico, inghiottita dal fango. "Non smetteva di piovere e molti andarono via. Io supplicavano mia madre di andare via ma lei volle rimanere. Aveva incontrato le sorelle Fabiano, Ida e Serafina, (anche loro decedute ) e per lei era una gioia". Era nervosa Ornella. "Mi sentivo strana ma sono rimasta". Alle 23,30, la recita del Rosario e poi a letto. "Ma continuano ad avere una sensazione di oppressione a tal punto che mi poggiai a letto con i jeans e una maglietta. Mamma dormiva. Verso le 3 mi sono affacciata e dopo un quarto d'ora ho sentito un'esplosione. Pensavo al terremoto fino a quando non ho visto quell'onda". L'acqua che arriva ai polpacci, le macchine sommerse dal fango. Gli alberi caduti. Il rumore assordante dell'acqua che ingoia tutto ciò che trova sul suo cammino e le grida di aiuto. Quelle risuonano ancora nelle orecchie. "Ho tenuto mia madre dalla mano fino a quando un'onda me l'ha strappata. Poi, mi sono ritrovata agganciata al gancio di una roulotte dove sono rimasta appesa fino alle 10,30". Da lì, Ornella ha visto "passare" tutti i suoi amici. E la sua mamma. Senza poter far nulla. Se non sperare. La spiaggia che non c'è più. Il mare color marrone.
Oggi ogni volta che piove la tragedia riprende corpo. Nella memoria quelle immagini si materializzano. E la paura torna. Impossibile dimenticare.
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