In un momento cruciale per il futuro della Calabria, segnato dalle dimissioni del presidente della Regione e dalla delicata fase di riprogrammazione dei fondi PNRR e della Politica di Coesione 2021–2027, il mondo cooperativo riprende questioni rimaste, in questi anni, non risolte. Dalle politiche per la cooperazione e le comunità energetiche ai temi del welfare, dei beni confiscati e dello spopolamento, la cooperazione, radicata nei territori più fragili, è pronta a fare la sua parte.
La legge sulla cooperazione ha 46 anni ed è uno strumento semplicemente inadeguato all’odierno ecosistema cooperativo. Ne abbiamo proposto una revisione, fornendone una versione condivisa e moderna, adeguata alle sfide della sostenibilità, dell’innovazione e dell’occupazione giovanile e femminile: sul testo c’era stato un impegno istituzionale, ma il processo per l’approvazione si è arenato.
Il welfare vive un lungo momento di profonda difficoltà, per di più le cooperative sociali sono marginalizzate o estromesse dal sistema regionale dell’assistenza nonostante la qualità dei servizi erogati e la capacità di essere capillari sul territorio regionale. Da tempo chiediamo azioni sistemiche di co-programmazione e co-progettazione capaci di attivare piani di intervento realmente rispondenti alle esigenze del territorio e delle imprese che vi operano.
La legge con cui si riconoscono le cooperative di comunità è rimasta senza piano attuativo. La Calabria sta perdendo pezzi interi di comunità, con oltre 200 comuni a rischio spopolamento. Giovani, famiglie, competenze e capitale sociale lasciano i territori per mancanza di opportunità. In questo scenario, serve attivare politiche regionali integrate per trattenere e attrarre persone, per incentivare nuova impresa cooperativa nei borghi, per rilanciare i servizi essenziali. Gli strumenti sono offerti, ancora una volta, dalla cooperazione: cooperative di comunità, housing sociale e filiere locali hanno già dimostrato altrove di essere utili a contrastare il fenomeno dello spopolamento o almeno a mitigarlo.
Ancora: sulla disciplina delle cooperative per l’avvio delle Comunità Energetiche Rinnovabili mancano le linee guida operative per il sostegno e la governance, lasciando monco uno strumento che ha dimostrato ampiamente la sua efficacia gestionale e la sua capacità di redistribuzione dei benefici nelle comunità.
Sui beni confiscati non si è registrata una strategia chiara, nonostante siano un’occasione concreta di recupero e rigenerazione economica e sociale dei territori: servono bandi strutturali e il raccordo tra Agenzia nazionale, Regione e centrali cooperative.
Quanto al settore ittico, nella programmazione regionale dei fondi FEAMPA si tiene conto solo marginalmente della piccola pesca artigianale, del pescaturismo e delle economie costiere. Riteniamo utile e necessario valorizzare adeguatamente gli strumenti che possono sostenere la transizione sostenibile e rigenerativa dei borghi marini calabresi.
Al di là di slogan e proposte da campagna elettorale che nei prossimi mesi vedremo accalcarsi sui media, Legacoop Calabria, che già rappresenta migliaia di lavoratori e imprese, ribadisce la propria disponibilità a fornire supporto nella definizione di politiche strutturali per lo sviluppo della regione proponendo un modello, quello cooperativo, che mette insieme in maniera efficace crescita economica ed evoluzione sociale dei modelli di lavoro.
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