L'emozione di rivivere la visita del Papa a Catanzaro: oggi come 35 anni fa (VIDEO)

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images L'emozione di rivivere la visita del Papa a Catanzaro: oggi come 35 anni fa (VIDEO)
Saverio Mirijello, Saverio Nisticò, Ivan Cardamone, Mons. Montillo, Domenico Gareri, Filippo Edoardo, Andrea Riccelli
  09 settembre 2019 13:46

di TERESA ALOI

Una tessera dopo l’altra. Un passo alla volta. Un cammino che culminerà il prossimo 6 ottobre al Parco della Biodiversità con la celebrazione eucaristica presieduta  dall’arcivescovo, monsignor Vincenzo Bertolone, davanti all’altare su cui Giovanni Paolo II celebrò Messa allo stadio Ceravolo.

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Sono passati 35 anni da quel 6 ottobre 1984 quando il pontefice, passato alla storia per il suo infinito amore per i giovani, celebrò davanti a una folla di oltre trentamila fedeli. Ma è come se il tempo si fosse fermato.

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Ed è come rivivere l’emozione di quel giorno nella sala Sacti Petri dell’Arcivescovado   di Catanzaro. C’è tutta l’emozione nel restituire alla città quell’altare. E non solo. Allora fu un evento storico per la Chiesa calabrese – la visita nel capoluogo del papa riportò nella nostra terra, 800 anni dopo l'ultima volta, un Pontefice – e lo è anche oggi. Se possibile ancora di più, fosse solo per quell’impegno profuso tra istituzioni, movimenti, associazioni, gruppi.

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Ricorda quel giorno monsignor Gregorio Montillo. Lo ricorda bene. Riprende le parole del Papa, il suo appello “a che Catanzaro possa mettersi al servizio della Calabria”. Lo fa con commozione sperando che “oggi quell’altare possa diventare un centro di ritrovo “spirituale” per tutta la comunità”.

Di “miracolo di Papa Giovanni II” parla Domenico Gareri - Life Communication – “la città si è riunita tutta per non perdere quest’occasione”. A  cominciare dall’impegno profuso dai ragazzi della Cooperativa Artemide per finire a quello che potrebbe diventare una sorta di Giornata mondiale della Gioventù da celebrarsi a Catanzaro a cura dei movimenti, gruppi associazione della Diocesi.

Il recupero della memoria, dunque. Il life motiv che ha animato lo sforzo del vicensindaco di Catanzaro, Ivan Cardamone che ringrazia, tra gli altri, l’allora sindaco della città Marcello Furriolo, presente in aula.

Tre i momenti attraverso i quali si è snodato il progetto: il restauro dell’altare; la mostra nei locali dell’Ex Stac che racchiuderà foto, contributi video - donati    grazie alla disponibilità della famiglia Soluri - e oggetti sacri; e infine, tutto l’evento sarà oggetto di una trasmissione televisiva a cura di Life comunication che andrà in onda a livello nazionale su Padre Pio Tv e che verrà gratuitamente offerta alle televisioni locali.  

Spetta all’architetto Andrea Riccelli, curatore della mostra  “spiegare”  come quelle “immagini racconteranno le sensazioni provate quel 6 ottobre del 1984 da una città intera”. E, ancora una volta, sarà come rivivere quel giorno.  La digitalizzazione delle oltre duemila  foto custodite dal Comune di Catanzaro e dalla Curia di Catanzaro, avrà proprio questo compito. Un patrimonio di memoria collettiva  da salvare  dal dissolvimento nel nulla. Perché possano diventare cronaca e rimanere a futura memoria. 

Non ha dimenticato neppure un attimo Filippo Edoardo che quell’altare lo ha realizzato 35 anni fa. I frame di quell’evento passano uno dietro l’altro nella sua memoria. E se si ferma un attimo sente ancora “le mani del Pontefice che accarezzano il suo braccio”. Gli occhi negli occhi “per tre, quattro minuti – ricorda – i nostri sguardi si sono incrociati ma è come se il Papa guardasse oltre,  dentro di me”. Potenza della spiritualità, per molti. Quella stessa potenza che ha animato la sua opera centimetro dopo centimetro. Con commozione rivede la medaglia realizzata per l'occasione con le figure di San Vitaliano, San Agazio, San Bruno e la Madonna di Porto, incoronata dal Papa da una parte e, dall’altra, lo stemma del Papa, del vescovo Cantisani e della Calabria con le date dell'evento.

Un’opera da trattare con i guanti bianchi. Senza ombra di dubbio. E Desda  Industrie, eccellenza calabrese che da 40 anni opera nel campo  dell’Arte sacra, lo ha fatto. “Non conoscevamo  la storia di quell’altare – spiega Saverio Nisticò -  ma quell’opera trasudava un qualcosa che andava oltre. E così alla fine quella firma e quella data E. Filippo ’84,  quasi nascosta, ha svelato ciò che non conoscevamo”.

Segni di quanto la memoria storica sia indispensabile per costruire il futuro. Di quanto solo attraverso il passato una comunità può andare avanti.

 

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