di DOMENICO LANCIANO
Caro Tito, sono lieto che le nostre “Lettere” attraggono sempre più spesso l’interesse di studiosi e di altre persone di pregio. E ciò è un conforto ed una soddisfazione per noi, per la qualità del nostro lavoro sociale. Quasi due anni fa, Alessandra Batty, ricercatrice dell’Università di Bonn in Germania, mi ha contattato per chiedermi il permesso di utilizzare la foto dell’altare familiare di mia zia Rosa Comito Lanciano, trovata in una delle nostre Lettere. Lo scorso venerdì 25 ottobre 2024 alle ore 10.23 la dottoressa Batty mi ha inviato una email con allegata la parte dell’OPEN ARTS JOURNAL (estate 2024) dove c’è il suo studio antropo-sociologico (www.opernartsjournal.org). Alla pagina 106-107 c’è la foto riprodotta e un commento, che trascriverò più avanti al paragrafo 2. E’ possibile trovarlo in originale al seguente indirizzo web: << https://openartsjournal.org/wp-content/uploads/2024/09/oaj-issue-11-final_article_6.pdf >>. L’intero volume è consultabile e copiabile gratuitamente qui: << https://opernartsjournal.org/issue-11/ >> e si può copiare gratuitamente.
Alessandra Batty
Alessandra Batty è un’accademica associata all’Università di Bonn. Classicista, i suoi interessi di ricerca sono la storia del pensiero archeologico e dell’analisi sociale dei monumenti e dei manufatti. Tra le sue pubblicazioni è un’ampia monografia sulla Domus del Ninfeo a Ostia (BAR, 2018), l’edizione inglese del libro di Giuseppe Maggi su Ercolano (Kairos, 2021) e una monografia sulla schiavitù nei contesti domestici romani (BCDSS, di prossima pubblicazione). Ed ecco, al paragrafo 1 la sintesi (tradotta dall’inglese in italiano) dell’articolo dove è inserito l’altare familiare di mia zia Rosa Comito Lanciano con la foto da me realizzata nel 1995 ed evidenziata alla pagina 212 del terzo volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (edito nel 2005). Al paragrafo 2 trascrivo (in inglese e in italiano) la parte dell’articolo che riguarda espressamente l’altare familiare di zia Rosa nel contesto del sopra citato articolo di Alessandra Batty contenuto nel volume << Dwelling on the Everyday: Houses, Ghots, Ellipses >> ovvero << Soffermarsi sul quotidiano: case, fantasmi, ellissi >> èdito di recente.
SINTESI DELL’ARTICOLO DI ALESSANDRA BATTY
SANTUARI IN CASA E IN STRADA. DEVOZIONE RELIGIOSA INFORMALE A ROMA (c.a 1800-1960). SINTESI. – Questo articolo mette a fuoco la dimensione unica delle donne nel vivere la loro fede. L’accento è posto su due tipi di manufatti: le edicole di strada comunemente dette “Madonnelle” e le installazioni private (altarini) realizzati con fotografie in ambito (soprattutto) romano tra Ottocento e Novecento. Mentre i primi sono ormai un’attrazione turistica e la bibliografia sull’argomento è in costante aumento, i santuari fotografici domestici (altarini) sono scarsamente documentati e praticamente sconosciuti. Tuttavia, è innegabile il loro ruolo cruciale come punto di riferimento per la devozione privata e orientata alla famiglia.
Analizzando queste installazioni attraverso la lente della partecipazione femminile, è possibile mettere in luce alcuni tratti originali della devozione femminile in àmbito pubblico e privato. Nonostante le differenze di fondo tra i due tipi di installazione (in termini di materiale, assemblaggio, utilizzo, arco cronologico, ecc.), le edicole di strada e gli altarini domestici sono entrambi indicatori di pratiche culturali specifiche, la cui radice può essere ricercata, in ultima analisi, nell’esperienza del/con il corpo che le donne coltivano durante l’arco della loro vita.
L’ALTARE FAMILIARE DI ZIA ROSA COMITO LANCIANO
An altarino from Badolato Marina (province of Catanzaro, Calabria) shot in 1995 (Lanciano, 2005, p.212) is unusual for the co-presence of living and dead family members (Fig.5.11). This shrine consisted entirely of photographs: according to Domenico Lanciano (2022), there was no hierarchy in their disposition, no grouping of members nor chronological canons; the portraits were arranged to fit the space that was available. An extended, all-encompassing relationality was staged here, without distinction between members who were alive, dead, near or far; they remained part of her world and of an extending network. A few photographs were placed on a credenza (dresser); photo-portraits unapologetically ranged along the wall above the furniture, as if they were its extension, embodying affections that were part of the everyday life of the woman and her pride to display. Albeit personal, unofficial installations, altarini permitted the staging of an entire family to unite in a devotional space, close to the divine. The installation acted both as a re-construction of an ideal(ised) family and also as a space in the home. This was singled out for its devotional overtone: a place where an individual or the entire family could gather round and get together with family members already departed.
Altare familiare zia Rosa Comito Lanciano
Un altarino di Badolato Marina (provincia di Catanzaro, Calabria) in una foto del 1995 (Lanciano, 2005, p. 212) è insolito per la compresenza di familiari vivi e morti (figura 5.119). Questo altarino era costituito interamente da fotografie: secondo Domenico Lanciano (2022), non vi era alcuna gerarchia nella loro disposizione, nessun raggruppamento di familiari né cànoni cronologici; i ritratti sono stati disposti per adattarsi allo spazio disponibile. Qui veniva messa in scena una relazionalità estesa e onnicomprensiva, senza distinzione tra individui vivi, morti, vicini o lontani; tutti rimanevano parte del mondo della donna che ha creato l’installazione e della sua rete di affetti in espansione. Alcune fotografie sono state collocate su una credenza (cassettiera); i ritratti fotografici sono stati disposti a caso lungo la parete sopra il mobile, come se ne fossero il prolungamento, incarnando affetti che facevano parte della vita quotidiana della donna e costituivano un motivo di orgoglio da mostrare. Pur essendo installazioni personali e non ufficiali, gli altarini permettevano di mettere in scena un’intera famiglia riunita nell’ambito di uno spazio devozionale, vicino al divino. L’installazione agiva sia come ricostruzione di una famiglia idealizzata, sia come spazio domestico vero e proprio. Questo spazio era caratterizzato da una connotazione spiccatamente devozionale: un luogo dove un individuo, o l’intera famiglia, poteva riunirsi e riunirsi con i familiari già defunti. (testo tradotto da Vanessa Lanciano e Rosy Epifani)
IL PRESEPE FAMILIARE DI LUISETTA CAPORALE
Tanto per stare in argomento e anche a Badolato Marina, ti ricordo che giusto tre anni fa, sabato 06 novembre 2021, hai pubblicato la << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-363-dal-presepe-familiare-al-presepe-dei-santi-dallaltare-domestico-allaltare-della-patria/ >>. Dicevo della insegnante in pensione Luisetta Caporale (che è stata educatrice parrocchiale per tantissimo tempo). Luisetta mi aveva deliziato ed entusiasmato presentandomi prima le foto del PRESEPE DEI SANTI (da realizzare il primo novembre, giorno di Tutti i Santi) e poi le foto del PRESEPE NATALIZIO popolato anche delle foto dei suoi familiari viventi e defunti. Tra tante altre motivazioni, un modo per tenere unita la famiglia in presenza della Sacra Famiglia Natalizia. Poco fa ho inviato alla dottoressa Batty il link di tale nostra lettera n. 363, sia come attinenza al suo lavoro di ricerca e sia come semplice curiosità.
Presepe familiare di Luisetta
Il nostro Meridione italiano è, bene o male, molto legato alla propria famiglia di appartenenza. Noi preferiamo tenere presente tutti, in ogni occasione; specialmente a Natale, quando però non sempre è possibile avere tutti presenti (specialmente quando la famiglia è molto estesa, numerosa e sparsa geograficamente).
L’altare familiare di zia Rosa Comito Lanciano e il Presepe Familiare di Luisetta hanno in comune questa voglia di unità e di presenza tra le persone dello stesso ceppo, inclusi gli acquisiti per matrimonio. Ed è questa della presente “Lettera n. 574” un’utile occasione per rilanciare l’idea di Luisetta …
REALIZZARE A NATALE IL PRESEPE FAMILIARE inserendo nella installazione le foto delle persone care. Forse potremmo proporre il presepe familiare personalizzato ai maestri artigiani di Via San Gregorio Armeno a Napoli ….
Chissà che non si possano fare pure le statuine dei componenti (viventi o defunti) della propria famiglia!…
BRETELLE MARCA “BADOLATO”
Caro Tito, un mio giovane cugino che frequenta, per lavoro, il confine italo-austriaco, mi ha fatto sapere di aver acquistato a Bressanone (BZ) una confezione di “bretelle” con il marchio BADOLATO. Una curiosità su cui ho cercato di saperne di più, ma senza alcun esito. Infatti ho telefonato a tutti i negozi che vendono bretelle a Bressanone, ma nessuno aveva la marca BADOLATO né sapeva della sua esistenza. Su Google poi non c’è alcuna traccia. E forse sarà che non sia capace io di ricercare in internet in modo adeguato. Quindi chiedo ai nostri lettori più capaci di effettuare ricerche riguardo tali BRETELLE BADOLATO (giusto per soddisfare la curiosità di questo nome-cognome abbinato al prodotto).
Sappiamo che in Trentino Alto Adige (in particolare a Bolzano) esistono delle famiglie con cognome BADOLATO. Tra queste, due persone (un papà e un figlio) hanno partecipato alla prima edizione del BADOLATO DAY che si è svolta proprio nella nostra Badolato nei giorni 29-30 giugno 2019 avendo come centro organizzativo e celebrativo l’Agriturismo Zangarsa di Antonio Epifani, tra gli antichi uliveti sulle amenissime colline, quasi a metà strada tra Badolato Marina e Badolato borgo.
BADOLATO INTERNATIONAL
Badolato, inteso come paese e comunità, è andato spesso alla ribalta della cronaca (pure storica) e dell’interesse anche internazionale; specialmente negli ultimi 38 anni (dal “paese in vendita” 1986-88 e dall’accoglienza ai profughi curdi del 1997 in poi). E, nel corso della sua storia (lunga oltre mille anni), ci sono stati momenti più clamorosi ed esaltanti di altri. Come, ad esempio, dopo la battaglia di Lepanto (Grecia) del 7 ottobre 1571, quando la flotta cristiana ha sbaragliato quella musulmana e i badolatesi (come viene narrato) si sono resi protagonisti di una gloriosa impresa, poiché sono riusciti a impadronirsi della bandiera-vessillo della nave ammiraglia nemica. Pure per questo, pare che la monumentale chiesa badolatese di Santa Maria del Soccorso (sotto la cui protezione tale battaglia era stata messa dal Papa Pio V) sia stata eretta proprio in onore di quella Vittoria … e, infatti, ogni 7 ottobre a Badolato si celebra e si ricorda quella Vittoria contro l’Islam imperialista (non contro quello religioso). E molti badolatesi si chiamano Vittorio e Vittoria. Oggi quella chiesa viene indicata come Monastero o San Domenico. E paradosso dei paradossi, nel capodanno 1998, persone di fede musulmana e di fede cristiana hanno ballato insieme in questa chiesa che rappresenta il vittorioso scontro con l’Islam del 7 ottobre 1571. Forse questo del ballo insieme è un vero gesto di accoglienza, di amicizia e di pace (duratura) tra culture, religioni e popoli. Le immagini televisive di tale gesto hanno fatto il giro del mondo!
Chiesa San Domenico Badolato
L’impresa dei soldati badolatesi del 1571, guidati dal loro comandante barone Gaspare Toraldo, fu esaltata in tutta Europa e lo stesso Gaspare Toraldo fu accolto trionfalmente in tutte le Corti e gli ambienti nobili (anche letterari, poiché era pure un raffinato poeta e ammirato scrittore).
A parte la gloriosa ma lontana partecipazione alla battaglia di Lepanto, Badolato visse altri momenti di notorietà internazionale, come quando effettuò lo sciopero a rovescio (13 ottobre 1950 – 09 gennaio 1951) e le radio e i giornali di numerosi Paesi esteri ne hanno parlato e scritto molto.
Altro momento di cronaca è stata la disastrosa alluvione del 1951. Inoltre, l’emigrazione badolatese (così come quella di tante altre comunità simili) è già internazionale di per sé stessa.
A parte ciò, nel 1973 Badolato fu studiato da alcuni sociologi dell’Università di Francoforte i quali hanno soggiornato nel borgo per due mesi.
In precedenza, decenni prima, un altro studioso tedesco, Gerhard Rohlfs (1892-1986) era venuto in Calabria per studiare pure il dialetto di Badolato, paese che gli ha dedicato una piazza, proprio davanti ad una scuola.
Nel 1982 l’Università di Zurigo ha effettuato una indagine su Badolato a motivo dei notevoli flussi migratori che esprimevano e che poi hanno dato come risultato lo svuotamento e lo spopolamento anche fisico del borgo. Inoltre, si è finalmente realizzato nel 2009 quel gemellaggio, a livelli istituzionali, tra Badolato e la cittadina svizzera di Wetzikon che avevo iniziato ad avviare io nel lontano 1982 quando ero bibliotecario per la prima volta. Da allora in poi è stato difficile seguire ed annotare i tanti e più frequenti rapporti internazionali o l’interesse estero su Badolato (a parte il paese in vendita e l’accoglienza ai Curdi). Posso soltanto dire che, quando sono stato bibliotecario comunale nel 1981-82 e nel 1986-87 stavo lavorando proprio ad un “fascicolo” per elencare, documentare e narrare quella BADOLATO INTERNATIONAL che sarebbe ancora necessario puntualizzare non soltanto per averne memoria ma anche per costruire una rete di rapporti così oculata e lungimirante da potersene giovare in tutti i settori.
SALUTISSIMI
Caro Tito, a Badolato si parlano parecchie lingue per la presenza di tante famiglie estere che vi soggiornano come proprietarie di casa o come turisti o come profughi tutelati. Ormai, da alcuni decenni, Badolato è davvero “international”. Purtroppo non si riesce a trarre da tutto questo internazionalismo qualcosa di più e di meglio che non il semplice ovvio risultato solamente turistico o umanitario; mentre invece si potrebbero avere maggiori e più efficaci contatti con le comunità (ad esempio i neo-badolatesi e le famiglie danesi del Villaggio Collina, ecc.) ed i singoli personaggi. Certo se fosse operativa una biblioteca, con un bibliotecario particolarmente appassionato e disponibile (come lo ero io) tutto questo internazionalismo porterebbe più frutti. Poco fa il sindaco Nicola Parretta mi ha inviato (via whatsapp) una lettera-invito a partecipare alle ore 17.30 di sabato 7 dicembre 2024 a due inaugurazioni: quella del nuovo percorso panoramico (dedicato agli Emigrati) che dal Girone porta alla chiesa dell’Immacolata e quella della “Cascata del Girone”. Ti accludo il manifesto. Sarà sicuramente una manifestazione assai interessante ed anche spettacolare (pure per i fuochi d’artificio a suon di musica). Invito chiunque ad andare. Sono belle iniziative!…
Però intanto, sta andando persa la memoria scritta, video, orale e altro del periodo internazionale vissuto più sistematicamente in questi ultimi 38 anni (dal “paese in vendita” al periodo di accoglienza ai profughi curdi, ecc. ecc.) e da isolati episodi precedenti. Insomma, nonostante tanti amministratori scolarizzati e professionisti, la Cultura duratura a Badolato non riesce a decollare come dovrebbe, ad essere adeguatamente organizzata e valorizzata, pure a beneficio delle generazioni che seguiranno e per il supporto multimediale, nonché come Storia vera e propria della nostra comunità ma anche dell’intera Calabria. E meno male che la gran parte della valorizzazione della memoria ci proviene adesso da associazioni culturali o da singole persone, ma l’ente Comune (a parte qualche iniziativa lodevole) non riesce proprio a concretizzare almeno le basi essenziali di un Archivio e di una Biblioteca …. E ci sarebbe bisogno di una Pinacoteca, di un pur piccolo Museo (ripenso a quello della “Spop-Art” sullo spopolamento di cui Badolato potrebbe essere leader e capitale). E penso a tanti paesi che, molto più piccoli di Badolato, riescono ad avere un sistema trainante di Cultura. Pazienza!… Però non potrò mai rassegnarmi finché avrò voce. Ma adesso è giunto il momento di passare ai ringraziamenti e ai saluti. E all’appuntamento per la “Lettera n. 575”. Grazie e cordialità a te e a tutti!… Alla prossima! Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, giovedì 21 novembre 2024 ore 22.23 – Da 57 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto mi sono state fornite dagli interessati o sono state prese dal libero e sicuro.
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