Lettera a Tito, la Cultura strategica che manca a Badolato

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images Lettera a Tito, la Cultura strategica che manca a Badolato

Tanti auguri per i 50 anni di Soverato città

  25 novembre 2024 15:17

di DOMENICO LANCIANO

Caro Tito, alle ore 23.22 di giovedì scorso 21 novembre 2024 hai pubblicato << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-574-badolato-international/ >>. Al paragrafo 6 dei “Salutissimi” ho accennato alla “Cultura duratura” riferendomi alla necessità di realizzare e far funzionare a livello istituzionale (comunale) un adeguato Archivio documentario e una Biblioteca di Comunità che raccolgano, custodiscano e valorizzino tutto ciò che riguarda Badolato (e dintorni), specialmente storicamente e eticamente, sia per formare meglio le presenti generazioni e sia per tramandare a quelle future la Storia e la documentazione, necessaria alla propria identità individuale e sociale. Come accade sempre, quando si tratta di Badolato, diffondo le “Lettere” pubblicate a tutti i miei amici compaesani che ho in elenco su “whatsapp” o via email. Così ho fatto con la precedente 574.

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Un caro amico, da sempre vicino all’amministrazione comunista (che in pratica, in un modo o nell’altro e bene o male, ha in mano le sorti di Badolato fin dal 1946, vero record italiano), mi ha fatto gentilmente osservare che coloro i quali hanno governato e governano la Comunità badolatese (specialmente l’attuale sindaco Giuseppe Nicola Parretta) sono stati e continuano ad essere sempre attenti a valorizzare la cultura locale. E mi ha chiesto di chiarire meglio cosa intenda io per “cultura duratura” e poi rispetto a cosa?… Inoltre, mi ha fatto notare come siano vera cultura le due iniziative che il Comune va ad inaugurare nel pomeriggio e in serata di sabato 07 dicembre prossimo: la nuova strada come “Percorso dell’Emigrato” e la “Cascata del Girone”. Di tale evento (che ho ritenuto sia una bella iniziativa) abbiamo riportato la notizia ed anche il manifesto. Cosa che riproponiamo pure in questa “Lettera n. 575” come utile promemoria. Con l’invito a non disertare comunque un simile evento.

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CULTURA COME BENI DUREVOLI, SEMI-DUREVOLI, NON-DUREVOLI O EFFIMERI

E’ considerato bene durevole persino un’automobile, gli elettrodomestici, l’arredamento che (come esperienza ci dimostra) hanno sempre più un tempo di durata limitata e ridotta, dipendendo pure dall’uso che se ne fa e dalla tecnologia usata (che spesso è a tempo o a scadenza prestabilita). Poi ci sono i “beni semi-durevoli” come i capi di abbigliamento e le calzature, i libri, i telefonini che possono durare un tempo limitato o corto (mesi o pochi anni). E quindi abbiamo i “beni non durevoli” (o beni di consumo più immediato) come il cibo, i medicinali, i prodotti per la cura della persona e tutto ciò che si consuma più o meno velocemente (come una vacanza, l’assistere ad un concerto, la visione di un film al cinema o in TV, una pizza, una bibita, le sigarette e così via). Tradotto in termini socio-culturali possiamo contemplare la seguente definizione: << La Cultura, specialmente in senso socio-antropologico, è il complesso delle manifestazioni della vita materiale, sociale e spirituale di un popolo o di un gruppo etnico, in relazione alle varie fasi di un processo evolutivo o ai diversi periodi storici o alle condizioni ambientali >>… A tutto ciò aggiungerei i “beni strategici” ed irrinunciabili, come valore lungimirante, che sono – solitamente – i beni immateriali e che hanno attinenza all’identità personale e sociale, spesso alla religione, al credo politico, alla dignità umana irrinunciabile, alla libertà, alla salute, all’istruzione, ecc. … tutte cose che formano la vera Cultura e la vera inalienabile personalità di una persona e di un popolo.

LA CULTURA STRATEGICA

Uno dei primi e più irrinunciabili elementi della “Cultura strategica” (quella base che fa progredire la persona, la società e l’Umanità intera) è la CONOSCENZA. Senza la CONOSCENZA non si esce dall’abbrutimento e dall’ignoranza (in senso lato, specialmente quella che impedisce l’evoluzione di una persona, di una comunità, di un popolo, dell’intero genere umano). La “Cultura strategica” e alla base della CIVILTA’ umana, della qualità e dello stile di vita di una persona e di un popolo. Appare ormai chiaro da secoli che i popoli e gli Stati, le persone e le famiglie, le Comunità di qualsiasi grandezza e composizione sociale, hanno un più elevato ìndice di civiltà e qualità della vita in proporzione agli elementi che valorizzano di più … ovvero la salute dei cittadini, la loro istruzione (non l’indottrinamento ideologico), l’educazione nei comportamenti o la pedagogia sociale, e così via.

Un elemento-base della grandezza e della qualità di una “Cultura strategica” è la capacità di trasmissione inter-generazionale. Vale a dire come e quanto una generazione anteriore riesca a dialogare con la generazione immediatamente seguente. Prendiamo l’esempio di Badolato, come comunità e come istituzione. Essendo generazione di mezzo, posso testimoniare che, per quanto riguarda la trasmissione di valori e di conoscenza avuta dalla generazione che mi ha preceduta (quella mia genitoriale, familiare e comunitaria), sia stata ottima dal punto di vista umano, ma alquanto scarsa o insufficiente dal punto di vista sociale. Tanto è che, per capire l’evolversi della Storia sociale, ho dovuto impegnarmi personalmente (con costi rilevanti, individuali, di tempo e di risorse economiche) nel ricercare le fila.  Pure da qui nasce la mia tesi di laurea sulle “Evoluzioni delle caratteristiche socio-economiche di Badolato nel dopoguerra” (cioè dal 1944 in poi, con uno sguardo ai secoli precedenti per capire poi la situazione tra il 1944 e il 1977). Se non avessi effettuato tale ricerca sul campo e nei documenti di archivio non avrei mai capito già nell’estate del 1974 (giusto 50 anni fa), ad esempio, il progressivo spopolamento del borgo antico e il suo quasi completo svuotamento. Consapevolezza che mi ha portato prima a dare l’allarme (inascoltato) alle istituzioni locali già nell’ottobre 1975 (al Congresso del Partito comunista locale, che amministrava il Comune) e poi con l’SOS di “Badolato paese in vendita” il 07 ottobre 1986.

Non avrei mai potuto capire fino in fondo l’entità (anche reale e numerica) dello spopolamento se non ci fossero stati gli Archivi (dell’Anagrafe comunale e di altre fonti). Certo dall’osservazione spontanea avrei potuto capire che il paese si stava svuotando, ma senza i dati numerici precisi e le loro proiezioni nel futuro non avrei mai potuto valutare la tempistica dello svuotamento della popolazione del borgo. Dunque, gli Archivi e le Biblioteche sono alla base di una migliore conoscenza passata, presente e futura. Sono tra i primi necessari ed indispensabili beni strategici e durevoli.  Ecco pure perché fin dal settembre 1976 mi batto affinché Badolato abbia una Biblioteca ed un Archivio all’interno degli Uffici comunali. Devo dire che dopo 50 anni di lotte non c’è né l’una né l’altro. Eppure ho dimostrato come e quanto la documentazione della storia di Badolato fosse importante per capire l’evoluzione di questa Comunità. Come ad esempio, quando all’Archivio di Stato di Catanzaro ho trovato una pergamena del 26 giugno 1454 firmata da Alfonso d’Aragona (Re di Napoli) con la quale il barone Toraldo di Tropea entrava in possesso del feudo di Badolato. Una tappa importante nella Storia di Badolato. Ho provveduto a far fotografare dal maestro Vittorio Conidi tale pergamena per inserirla nei due depliant << Badolato 4 dimensioni: mare collina montagna e lago >> editi nel luglio 1982 dal Comune e dalla Pro Loco di Badolato. E ti tale pergamena ho omaggiato parecchi cittadini interessati alla storia con tante copie fotografiche, fatte a spese mie. Inutilmente ho detto ai sindaci di quel periodo di farne una gigantografia da mettere ad una parete importante del Municipio, per quanto quella pergamena fosse essenziale e persino decorativa. Inutile proporre a chi nemmeno immagina l’importanza di determinate cose.

LA CULTURA DEGLI AMMINISTRATORI

Il Governo del Comune di Badolato, dopo la dominazione delle classi borghesi e baronali, nel 1946 è passato alle classi popolari. Capisco che a quel tempo, dopo una guerra disastrosa, le urgenze erano altre: la ricostruzione, il lavoro, la casa, l’emigrazione e così via. Tuttavia, sia le classi borghesi che operaie che hanno gestito il Municipio, non hanno dato alcuna importanza all’Archivio, che probabilmente c’era (a sentire alcuni testimoni dell’epoca) ma che è andato distrutto volontariamente o dato alle fiamme, non comprendendone l’importanza. E meno male che è rimasto, per obbligo istituzionale, l’Anagrafe comunale, altrimenti Badolato non avrebbe nemmeno la memoria necessaria per ricostruire un minimo di storia generazionale. Nemmeno il clero locale aveva una pallida idea dell’importanza degli Archivi parrocchiali. Tanto è che, quando ho chiesto di visionarli, mi è stato detto che non c’erano o che erano stati dati alla Diocesi di Squillace.  Insomma le classi dirigenti di Badolato non hanno mai considerato gli Archivi come un bene storico-sociale. E non c’era un luogo dove si potesse consultare un libro. Eppure le biblioteche delle famiglie benestanti erano numerose, ricche ed antiche. Le biblioteche conventuali, preziosissime, sono andate disperse. Colpevolmente, come tanti arredi e quadri di grande pregio ed interesse anche artistico. Badolato è un paese derubato e impoverito.

Un amico d’infanzia (che mi vedeva soffrire davvero tanto per il fatto che non riuscivo a convincere gli Amministratori a realizzare una vera e funzionante Biblioteca) mi ha detto di non prendermela perché coloro che hanno amministrato il Comune di Badolato forse nella loro vita non avevano letto nemmeno un libro … come potevo pensare di poterli convincere a realizzare addirittura una Biblioteca. Nelle Sezioni politiche dei Comunisti e dei Democristiani non c’erano libri e se c’era qualche opuscolo erano soltanto quelli propagandistici. Quindi i partiti non avevano alcun interesse a formare le proprie classi dirigenti né i cittadini e dare loro un minimo di cultura che non fosse quella ideologica. Nel 1975 ho donato ai giovani del Partito Comunista di Badolato circa duecento miei libri personali, dicendomi disponibile ad aiutare gli aderenti alla FGCI locale (Federazione Giovanile Comunista Italiana) a farsi una cultura formativa (persino a fargli scrivere bene un tema di italiano ad uso del loro miglioramento scolastico e in vista di concorsi pubblici). Nessuno ha approfittato della mia disponibilità e nel giro di poco tempo quei libri non si sa che fine abbiano fatto. E’ stato per me un dolore profondo. Pure perché mi sono privato io di libri di un certo valore, pure affettivo.

In generale, il problema della cultura di chi amministra la Cosa pubblica è davvero grave e serio. Lo è stato ancora di più a Badolato, specialmente quando, negli anni sessanta e settanta, c’è stata una scolarizzazione quasi di massa; ma non per guaragnarsi una preparazione ottimale, ma quasi sempre per ottenere un “pezzo di carta” (cioè un qualsiasi Diploma) senza il quale non si poteva accedere a concorsi pubblici e privati. Ed ho toccato con mano l’impreparazione delle classi dirigenti badolatesi o la non volontà di impegnarsi nell’aiutare le generazioni studentesche (cioè i loro stessi figli) a farsi una solida preparazione per affrontare al meglio la vita e la società, specialmente quando si emigrava. Si sono avute cos generazioni senza solide basi né di utile istruzione né tanto meno di vera cultura generale. Emigrati allo sbaraglio. Come ho potuto poi appurare da loro stessi racconti. Che dramma nella tragedia dell’emigrazione e dello spopolamento. Quante grandi umiliazioni patìte, a volte!
 
 
Se nel 1981-82 e 1986-87 (quando ho ricevuto l’incarico di Bibliotecario Comunale ma senza alcun mezzo concreto) non si è riusciti a concretizzare una Biblioteca è soprattutto perché chi amministrava non aveva nemmeno l’idea di cosa fosse una Biblioteca né si lasciava consigliare. Tanto è che non mi hanno dato né locali né scaffali per poter mettere i tanti libri (e molto altro) che andavo raccogliendo persino nei Ministeri di Roma. Ho visto i primi scaffali (di ferro e aperti) nel dicembre 1999 quando (per interessamento dell’allora sindaco Gerardo Mannello) è stata inaugurata la Biblioteca Comunale gestita però gratuitamente poi per qualche anno dall’associazione culturale LA RADICE, specialmente nella persona della professoressa Giovanna Durante, coadiuvata dalle insegnanti Franca Carnuccio e Maria Stella Verdiglione. Ma, non essendoci visione d’insieme e di lungimiranza, pure questa esperienza è andata persa. A tutt’oggi, nonostante tanti eventi cosiddetti culturali, non c’è ancora una visione d’insieme, lungimirante e tale da poter dire che Badolato ha un sistema socio-culturale come tantissimi altri Comuni italiani e persino calabresi, che, più o meno, soffrono delle medesime carenze amministrative.
 
L’EVENTO DEL PROSSIMO 7 DICEMBRE 2024 A BADOLATO

Purtroppo nemmeno il sindaco Giuseppe Nicola Parretta (che pure ha un titolo di studio, vive a Roma ed è imprenditore) ha dimostrato a Badolato, nei tanti suoi anni di Amministrazione comunale, di avere una visione concreta e lungimirante della Cultura. Non soltanto perché non è riuscito a riaprire e a far funzionare la Biblioteca Comunale e a dare finalmente vita ad un Archivio dove custodire e valorizzare la tanta documentazione storico-sociale e persino giornalistica e videografica che ha caratterizzato Badolato sia con la grande ed importante esperienza internazionale del “paese in vendita” (1986-88) e sia con l’immensa ed eclatante epopea globale dell’accoglienza ai profughi curdi della nave Ararat (dal dicembre 1997 in poi) … ma anche perché, nonostante le mostre d’arte ed altri eventi pur pregevoli, non riesce ancora a realizzare strutture durature. Eppure, a saperli ricercare, i finanziamenti ci sarebbero (come dimostrano tanti altri comuni, pure con meno abitati di Badolato).
Nicola Parretta

E’ pur vero che ha realizzato piccole opere pubbliche, come dare decoro alle porcilaie, alla scalinata in pietra della “Petta gli Angeli” e qualcos’altro. Niente di veramente straordinario. Forse più operazioni di facciata per ottenere simpatie e consensi popolari. Pure adesso bisogna dargli merito di questo “Percorso dell’Emigrante” una strada che valorizza, ex novo, una balconata panoramica che facilita l’accesso verso la chiesa dell’Immacolata. Non capisco, invece, a cosa possa servire la cosiddetta e spettacolare “Cascata del Girone” ovvero l’acqua che dall’alto del borgo cade abbondante ed a sbalzi per parecchi metri per poi essere riciclata nel medesimo circuito. Sarà sicuramente scenografica, durando giorno e notte, ma ritengo che non siano calcolati alcuni inconvenienti, come il rumore, l’erosione dei muraglioni che la ospitano ed altre situazioni, tra cui i costi di mentenimento. Comunque il tempo ci dirà se è un evento duraturo od effimero. Bisogna dargli merito pure per i risultati ottenuti dall’ingresso di Badolato nell’associazione dei Borghi più belli d’Italia e della lusinghiera partecipazione al concorso di Rai Tre “Il borgo più bello d’Italia 2024”. Tutte cose che giovano al turismo (e quindi ai commercianti e dintorni). Mancano le strutture permanenti che formano la vera ossatura di una Comunità. La vera impresa è quella di fare vivere il borgo anche nei restanti mesi, non soltanto in estate.

D’altra parte né il sindaco Parretta né tutti gli altri sindaci comunisti sono riusciti (nonostante tante sollecitazioni mie e di altri, come l’offerta di collaborazione gratuita) a fissare (almeno in un libro) la STORIA DELLE LOTTE SOCIALI A BADOLATO oppure la STORIA DELLE DONNE BADOLATESI  e persino la stessa imperdibile STORIA DEL PARTITO COMUNISTA BADOLATESE che pur tante cose pregevoli ha fatto, nonostante alcuni imperdonabili disastri di varia natura di cui si portano permanenti cicatrici fisiche e morali. Né sono riusciti a valorizzare le preziose foto sociali di Giocondo Rudi (da me scoperte nel 1973 e scattate dal dopoguerra fino al 1960) che documentano eventi determinanti per Badolato come lo “Sciopero a rovescio 1950-51”, l’alluvione del 1951, l’arrivo del presidente della Repubblica Luigi Einaudi (1951) e del Capo del Governo Alcide De Gasperi (1952) e così tante altre situazioni che, oltre a costituire essenziali tasselli della Storia di Badolato, sono materia da tramandare alle nuove generazioni, che non hanno idea di quanta importanza ha assunto il proprio paese nei suoi mille e più anni d’esistenza. Insomma non si è andati al di là dell’ordinaria (e nemmeno sufficiente) amministrazione. Non si è lavorato per aumentare l’autostima dei badolatesi, in un appropriato contesto socio-culturale. Cosicché Badolato sembra essere oggi una comunità alquanto depressa.

LE PROPOSTE INASCOLTATE DI VINCENSO SERRAO EX ANAGRAFE

Caro Tito, mi sono sempre meravigliato come un’Amministrazione Comunista non abbia modificato la toponomastica di Badolato già immediatamente dopo la seconda guerra mondiale là dove vi erano nomi che rievocavano lo sfruttamento sistematico e secolare dei lavoratori. Ad esempio, il corso principale del borgo era stato già modificato ai primi del Novecento da Via Maggiore a Corso Umberto I. Ed esiste tuttora pure Via o corso Vittorio Emanuele III ed altre intitolazioni che mal si conciliano con le lotte contadine, come Piazza Paparo al borgo. Anzi, gli stessi Comunisti (i quali nel dopoguerra hanno ferocemente combattuto politicamente il locale barone Paparo, accusandolo di avere sfruttato ed impoverito il popolo, proprio qualche anno fa hanno dedicato all’ultimo barone di Badolato, Mario Paparo, addirittura il lungomare che, oltre ad essere una via lunga e importante rappresenta un simbolo di tutta la Comunità! Tale intitolazione, calata dall’alto e non condivisa democraticamente con i cittadini, è un’altra dimostrazione della mancanza di sensibilità e correttezza amministrativa.  Insomma dal 1946 ad oggi, tante problematiche non sono state risolte mentre altre si sono aggravate notevolmente.


Vincenzo Serrao

La mancata conoscenza del Risorgimento e della mal’unità d’Italia dei comunisti badolatesi (che hanno dimostrato di ignorare la questione meridionale) ha permesso non soltanto di intitolare una importante e lunga via a Giuseppe Garibaldi ma persino di mantenerla nonostante la storiografia abbia dimostrato come tale personaggio abbia contribuito ai guai del Meridione italiano. Non solo, ma come abbiamo già evidenziato in altra occasione, un ex dirigente dell’Anagrafe comunale, Vincenzo Serrao, il 28 gennaio scorso ha scritto una prima lettera al Sindaco Parretta, alla Giunta e al Consiglio comunale per proporre il cambio di denominazione al Corso Umberto I e a Via vittorio Emanuele III con una nuova toponomastica dedicata a ”Re Italo” (che ha dato il nome alla nostra Nazione) e alla “Calabria la prima Italia”. Finora non ha ricevuto alcuna risposta, nemmeno interlocutoria e, per rispetto ad un ex dirigente comunale, nemmeno una telefonata. Cosicché giorni fa (il 18 novembre), Serrao ha riscritto ai suddetti destinatari un’altra lettera che, a tutt’oggi, non ha avuto alcun esito, né positivo né negativo. Tutto ciò la dice lunga sulla consapevolezza storica (pure come comunisti o ex comunisti). Questa è un’ulteriore dimostrazione di come la Cultura non è ancora entrata nella prassi amministrativa.

AUGURI A SOVERATO CITTA’ DA 50 ANNI

Tanto per restare in tema, spero che l’attuale sindaco di Soverato voglia fissare in un apposito libro e/o video la Storia di questi ultimi cinquanta anni da “Città” ….  a cominciare dalla celebrazione che si è svolta qualche giorno fa, proprio nel 50mo anniversario del decreto firmato nel 1974 dall’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone per merito principale dell’ottimo sindaco Antonino Calabrese, il quale ha saputo trasformare, in modo lungimirante, Soverato da semplice Marina come tante altre in vera e propria Città che oggi vanta di essere economicamente la più ricca della Calabria. Chi scriverà l’auspicabile libro non dimentichi di inserire il testo e lo spartito musicale dell’INNO DI SOVERATO, amorevolmente realizzato con il testo del poeta Gaetano Drosi e la musica di Pietro Cilurzo (appartenente al gruppo folk I FIGLI DI CALABRIA). Non tutte le Città hanno un proprio inno e Soverato, che ha questa fortuna, dovrebbe valorizzarlo al massimo possibile specialmente per i cittadini che vivono fuori confine. Vedi << https://www.preserreedintorni.it/video-ufficiale-inno-citta-di-soverato-oggi-la-presentazione/ >>.

Come tantissimi altri abitanti dei paesi del suo comprensorio, pure io amo Soverato, che ha significato tanto per me, in particolare per la mia formazione di uomo e di cittadino. Gradirei, davvero tanto, poter avere un libro celebrativo di questi 50 anni di “Città”. Nelle cronache che ho letto finora o che mi sono state riferite, non ho trovato alcun accenno alla possibilità di realizzare una apposita mirata pubblicazione che sintetizzi la storia ultrasecolare di Soverato e che possa narrare ed illustrare gli ultimi decisivi 50 anni. Sarei davvero tanto onorato di poter recensire un simile volume, che sarà parte pure della mia storia personale.

CONTRO I FEMMINICIDI 25 NOVEMBRE

La Cultura potrebbe essere paragonata alle donne che ricevono maltrattamenti da parte di uomini ignoranti e violenti. E talvolta vengono persino uccise. Oggi, lunedì 25 novembre 2024, come ogni anno vengono ricordate le donne violate, violentate e uccise. E’ la GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE. Già nei giorni scorsi si sono svolti in varie città cortei di protesta e tante altre manifestazioni di sensibilizzazione socio-culturale … perché è proprio con la Cultura che bisogna sconfiggere il male. Pure perché, come dimostra la Storia, si cambiano le menti ed i comportamenti con il convincimento culturale non con gli arresti, il carcere ed altre restrizioni. Bisogna rivolgersi alla testa e al cuore, aiutando anche con adeguate cure sanitarie riabilitative i soggetti più violenti.

Ovviamente, pure con questo pur piccolo spazio, solidarizziamo di vero cuore con tutte le donne, specialmente con quelle più a rischio di violenza o già oltraggiate. Ma la violenza (cosiddetta) di genere colpisce a volte pure i maschi. Perciò, è da condannare ogni tipo di violenza, da qualsiasi parte provenga. Così come urge condannare (sempre, ovunque e comunque) le violenze che generano tutte le guerre, alimentando pure un odio che passa (senza fine) persino di generazione in generazione, come tra Palestina ed Israele, ma anche in Ucraina ed in tanti altri Paesi di cui non si occupano le cronache ma che presentano conflitti che provocano silenziosamente ancora più morti e distruzioni. Insomma, il principale compito della più vera Cultura è quella di far sì che nel mondo ci sia sempre meno violenza di ogni genere. Sarà una lotta lunga e dura, ma l’Umanità non ha alternativa: o si abolisce la violenza o si muore!

SALUTISSIMI

Caro Tito, avviandomi alla conclusione, vorrei ricordare che nel mio libro “Prima del Silenzio” (del giugno 1995) esortavo l’allora sindaco di Badolato di intitolare una toponomastica agli emigrati (meglio se si fosse potuto realizzare loro un monumento). Ovviamente sono stato anche allora totalmente inascoltato. Dopo qualche decennio ho invitato ancora l’Amministrazione comunale badolatese a voler valorizzare la Curva di Zangarsa (sulla strada provinciale 135 Badolato Marina – Badolato borgo) poiché quello era l’ultimo punto in cui chi partiva poteva vedere e salutare il paese natìo. Infatti l’avevo definita LA CURVA DELL’ADDIO. Ma si sarebbe potuto denominarla pure LA CURVA DI BENVENUTO poiché a chi arriva appare similmente ad una fiaba o una magia il borgo come un paese-presepe. Addirittura avevo ipotizzato che si sarebbe potuto mettere lì un chiosco di piccola ristorazione per far godere la gente (locale o ospite) di quel meraviglioso panorama; procurando così pure qualche posto di lavoro. Quello è il punto più pertinente per realizzare un monumento all’emigrazione. Sono lieto che la nuova stradina Girone – Chiesa dell’Immacolata sia indicata ufficialmente (dal prossimo 7 dicembre) PERCORSO DELL’EMIGRANTE.

E, poiché Badolato è un balcone naturale sul mare Jonio, molti anni fa avevo pure proposto ufficialmente al Comune e alle associazioni di far diventare Badolato CAPITALE DEI PAESI-BALCONI DEL MEDITERRANEO. Come si vede, caro Tito, avevo presentato vari progetti per chi volesse lavorare effettivamente alla valorizzazione etica e turistica del nostro borgo. Tutto è caduto nel vuoto …. a meno che le tante idee (proposte negli anni) non vengano riprese e, opportunamente, modificate, non siano rilanciate come idee altrui. Importante è che si faccia qualcosa, tanto lo so bene che la “paternità” delle idee è quanto mai vacua e non riconosciuta. E’ il momento dei saluti. Ringraziando per voler pubblicare pure questa “Lettera n. 575” ti do appuntamento con la “Lettera n. 576” che molto probabilmente dedicheremo agli ottanta anni del prof. Armando Verdiglione, scienziato che vive da molti decenni a Milano ma è originario di Agromastelli, una amenissima frazione montana del Comune di Caulonia. A presto e tanti affettuosi saluti a te e ai nostri lettori. Cordialità, Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, lunedì 25 novembre 2024 ore 07.47 – Da 57 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto mi sono state fornite dagli interessati o sono state prese dal libero e sicuro.

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