Lettera a Tito, la geniale spop-art di Gianni Verdiglione contro lo spopolamento di Badolato e oltre

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images Lettera a Tito, la geniale spop-art di Gianni Verdiglione contro lo spopolamento di Badolato e oltre

  21 ottobre 2024 09:36

di DOMENICO LANCIANO

Caro Tito, torna a stupirci il nostro amico Gianni Verdiglione con un’altra sua installazione artistica nel borgo di Badolato (CZ). In gigantografia (formato A3) ha messo accanto alle porte d’ingresso le foto di coloro (adesso defunti) che hanno abitato le case ormai rimaste vuote per spopolamento o ricambio generazionale. Ha così ripopolato con i volti degli ex-abitanti già il suo rione (la ruga) ma intende estendere tale “dimostrazione” a tutti gli altri rioni con oltre mille fotografie di badolatesi che sono stati i protagonisti della vita paesana degli ultimi decenni. Venerdì scorso 18 ottobre 2024 ho avuto modo di dialogare con Gianni via whatsapp dalle ore 04.44 fino all’alba. Tra tanto altro mi ha detto: << Ho voluto ritornare all’infanzia. Forse il ritorno nei luoghi dell’infanzia fa bene a tutti. E infatti sto notando che su facebook ricevo tanti ringraziamenti per questo tuffo nel passato >>. Uno dei primi pregi di questa ennesima geniale e originale installazione di Verdiglione è che fa parlare, discutere, ricordate un po’ tutti. E l’Arte deve far discutere: è una delle sue maggiori e migliori missioni sociali e storiche.

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Deve far discutere, in particolare, la “Spop-Art” ovvero l’arte contro lo spopolamento e l’arte di Gianni Verdiglione è da sempre “Spop-Art” (molto rima della coniazione di tale termine) poiché intende dimostrare e protestare per lo svuotamento dei borghi, del Sud e di ogni altro luogo del pianeta spogliato di gente, di significato, di economia e di vita. Un vero silenzioso genocidio. Pure per questo tale artista realizza le sue installazioni nei borghi semi-spopolati, pur avendo come fulcro della propria espressività il paese natìo, Badolato, emblema e prototipo di tutti i luoghi che sono stati abbandonati dalla dolorosissima emigrazione causata dalla selvaggia industrializzazione dei Paesi del Nord del mondo. Ogni Arte invoca e pretende Armonia ed equilibrio, ma soprattutto Amore che è, alla fine, proprio quello che manca per rendere la società un po’ più felice e civile. Giusta. Utopia? … L’Arte ha sempre inseguito l’Utopia. La Perfezione. Ovvero la migliore realizzazione di grandi e piccoli valori umani che possano esaltare la natura divina degli esseri umani e della natura.

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UNA GUERRA SENZA BOMBARDAMENTI

L’emigrazione e il conseguente spopolamento sono elementi di una specie di guerra senza bombardamenti bellici ed evidenti come quelli che vediamo adesso in Palestina, in Libano o in Ucraina. Però l’effetto, alla lunga, è il medesimo poiché desertifica e distrugge i luoghi, uccide l’anima delle persone. Uccide le civiltà. Una guerra soft, ma sempre guerra è. Oggi si dice “guerra ibrida”. Sottile ma spietata, definitiva ed è comunque efferata violenza. Ci sono famiglie disgregate, case realizzate con il sudore di generazioni che perdono il loro valore e destinate a cadere a pezzi. Terreni-giardino che adesso sono aridi ed incolti, mangiati dalla vegetazione incontrollata. Il territorio preda di disastri idrogeologici e di ogni altra sorta di degrado e di aberrazione.

Così gli artisti, bella coscienza e anima dei popoli, reagiscono alle mostruosità. Tra testimonianza ed esortazioni ai valori salvifici. Ed è questa pure la cifra distintiva dell’Arte di Gianni Verdiglione. E non è un caso che Egli, occupandosi per lavoro di arte funeraria (realizzando lapidi cimiteriali come l’indimenticabile papà Totò), si avvicini con delicatezza, partecipazione e antica pietà solidaristica (direi quasi quasi magnogreca) ai borghi sofferenti e morenti. Ed è triste vedere svuotarsi e morire il proprio paese, dove si sono trascorse la lieta infanzia e la speranzosa giovinezza popolata di persone che non ci sono più e le cui generazioni hanno lasciato per sempre quei luoghi non rinnovati da nuove nascite. Solo funerali. Niente più nascite. Ed è così che i paesi muoiono. Uccisi dallo strapotere e dalle amorali bulimie del Nord d’Italia e del mondo che come vertiginose idrovore aspirano, ingoiano e distruggono interi popoli. Lo spopolamento conseguenza di una guerra distruttiva. E, come i fotografi di guerra, gli artisti della Spop-Art sono appunto “artisti di guerra” poiché documentano la tragedia dell’emigrazione, dell’abbandono, del tradimento civile e politico.  E le tragiche bulimie. Sono da sempre convinto che spesso la Storia viene decisa dai traditori … da chi rinnega le proprie origini … da chi si fa complice dei torturatori e degli assassini. E ancora oggi abbiamo fin troppi esempi, persino nei nostri stessi paesi. Forse anche nelle nostre stesse famiglie!… Addirittura tra gli amici d’infanzia, da compagni di classe e di ruga. La Spop-Art documenta l’etica tradita, cercando di essere promemoria di un mondo migliore.

RITORNO ALLA RUGA

Con questa nuova installazione, Gianni Verdiglione intende rappresentare l’ultima generazione che ha abitato le rughe, la sua in particolare. Trae e trasferisce le foto delle lapidi dei defunti dal cimitero alle vecchie case per gridare una presenza affettiva ed etica delle persone che hanno abitato quei luoghi ormai deserti e dimenticati. Un ritorno alla ruga, al rione di appartenenza. Un gesto commovente, ma anche una tacita protesta contro i “ladri di popoli”. In alcuni miei scritti precedenti ho spesso definito la nostra Calabria come la Palestina d’Italia. Un popolo martoriato e deportato, vittima di questa “guerra ibrida” che dura dal 1860. Ecco, questo ho visto guardando le foto della recente installazione di Gianni Verdiglione, un evento e un’arte che faccio fatica a definire poiché il dolore è troppo forte nel considerare tutti i fatti tragici e criminali che si sono succeduti a danno del popolo calabrese (e di tutto il Sud) col pretesto dell’Unità d’Italia in questi ultimi 164 anni. Crimini che non cesseranno. Purtroppo.

Più le persone e i popoli sono etici più sono assoggettabili, devastabili e distruttibili con clamorosi o silenziosi genocidi. La legge del più forte annulla ogni civiltà.

E il periodo che viviamo è tra i più prevaricatori della Storia umana. Verdiglione sembra voglia donarci un lume di pietà e di umanità, attraverso tutte le sue esposizioni ed installazioni. E come spesso accade, un artista raffigura sé stesso attraverso la propria Opera. Gianni Verdiglione, animo mite, intende promuovere ed indicare la mitezza come componente essenziale ed insostituibile nella vita del genere umano.

MESSAGGIO RAFFORZATO

“Artista della mitezza” potrei dire ed elogiare Gianni Verdiglione che ho seguìto fin da quando era studente. Una mitezza che riprende le fila e i sentimenti genitoriali. Una mitezza che è appartenuta al vero popolo di Badolato così come a tutta la Calabria etica che ha resistito per secoli, anzi per millenni, dalla “Prima Italia” di Re Italo e/o (come ama dire il filosofo andreolese Salvatore Mongiardo) dal popolo dei Lacìni. Tanto per intenderci, il popolo che, per non uccidere e sacrificare gli animali, faceva “il bue di pane” (che ci viene ancora ricordato dalla Vaccarella di Spadola e dai mostaccioli di Soriano Calabro) … un primato etico che abbiamo pagato con 22 invasioni e conquiste da popoli non-etici ma guerrieri e predatori. Eppure, l’anima etica ci è ancora rimasta nonostante tutte queste dominazioni. E Gianni Verdiglione è artista di questa nostra anima etica. Quasi un “manutentore” e un “trasmettitore” di valori irrinunciabili. E lo testimonia pure con una esistenza essenziale ed etica, quasi devozionale. Un raro caso in cui l’uomo coincide con l’artista.

Infatti, se analizziamo tutta la sua Arte, espressa fin da giovane, Verdiglione è il testimone e l’esortatore dell’anima etica badolatese e calabrese (spesso inconsapevole della Prima Italia). Ogni sua “performance” artistica ne è un messaggio rafforzato. Dalla mostra dei marmi incisi di vita quotidiana del 1981-82 (esposizione di Badolato Marina e di Catanzaro) fino a questa più recente del “Ritorno alla ruga” l’itinerario umano ed artistico di Gianni è quello della mitezza, della pietà, dell’esaltazione dei valori salvifici. E, questa delle foto delle persone ai muri delle loro case è un proseguimento ed un rafforzamento, anche visivo, delle “Pietre parlanti” che raccontano fatti e persone di Badolato. Rivedi la “Lettera n. 501” del 15 novembre 2023 << https://www.costajonicaweb.it/213498-2/ >>. Ma anche la “Lettera n. 505” del 30 novembre 2023 << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-505-lartista-gianni-verdiglione-racconta-con-varie-installazioni-i-penitenti-del-purgatorio-di-badolato-borgo-cz/ >> e la “Lettera n. 506” del 05 dicembre 2023 << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-506-si-estende-linteresse-verso-le-anime-penitenti-di-gianni-verdiglione-e-non-solo-a-badolato-cz/ >>.

Come ricorderai, la scorsa estate un altro artista badolatese, Pino Codispoti (che potrebbe appartenere alla Spop-Art), ha esposto a Palazzo Gallelli al borgo le sue foto che ritraevano persone e situazioni ormai estinte nel contesto delle proprie “rughe” (cioè rioni) … ma le “rughe” potrebbero essere interpretate pure come pieghe dei volti e dell’anima per come maturate con l’età avanzata. Leggo queste due esperienze artistiche (Verdiglione e Codispoti) sulle “rughe” (oltre che come memoria dovuta) anche come il desiderio di ritorno all’autentico vivere etico, alla fiducia sociale … quasi in contrapposizione all’estraniamento della globalizzazione. Una globalizzazione che ci rende unicamente utenti. Detentori di merci. Consumatori. Mentre invece siamo ben altro. Siamo anche e soprattutto ANIMA. Tutto ha un’anima, anche i luoghi (ricordi il “genius loci”?). E l’anima delle persone e dei luoghi non va tradita. Poiché, altrimenti, si incorre in guerre e altre molteplici devastazioni. Come le mortali alluvioni in atto perché abbiamo tradito il territorio. L’Armonia. Cerca di dedicare 2 minuti e 33 secondi alla preziosa testimonianza di Pino Codispoti in << https://www.youtube.com/watch?v=ow3wTTjZth4 >>.

ARTISTI CONTRO LO SPOPOLAMENTO

La realtà a livello mondiale ci dimostra che l’arte in generale e in particolare la Spop-Art (variamente descritta come street-art e simili) aiuta i borghi spopolati a tenere i fari accesi su questo dramma dei luoghi e dei “borghi dismessi” (tanto per usare un termine che appartiene al mercantilismo, all’industrialismo e alla globalizzazione). Pure per rafforzare tale possibilità di salvare i nostri borghi in estinzione ho lanciato (con una nota stampa di venerdì 18 ottobre 2024 ore 08.08) l’urlo-stampa << Badolato: urge associazione di artisti contro lo spopolamento >> destinato alla stampa calabrese. Eguale “urlo-stampa” ho emesso (qualche minuto dopo) per Agnone del Molise, in rappresentanza di tutte le altre realtà simili.

Devo dire che la Calabria ha risposto (finora) con sette siti web che hanno megafonato e fatto proprio tale “urlo-stampa” mentre il Molise a espresso quattro risultati: due su giornali web  (www.quotidianomolise.com e www.molisenews24.it), uno con un’intervista televisiva di Telemolise (una delle più importanti emittenti TV locali) effettuata da Davide Gambardella, per una durata di due minuti e 23 secondi, trasmessa nei TG di ieri, domenica 20 ottobre 2024. Segui il video per 2 minuti e 23 secondi ( https://www.youtube.com/watch?v=PltCNcD-CPY ).

Il quarto risultato devo all’amico giornalista Maurizio D’Ottavio il quale ha pubblicato l’urlo-stampa sulla pagina agnonese dell’unico quotidiano cartaceo regionale “Primo Piano Molise” di ieri, domenica 20 ottobre 2024. La Calabria ha risposto con sette testate giornalistiche web (www.soveratoweb.comwww.eventi.news, cn24tv.it, www.calabriadirettanews.com, www.calabriareportage.it, www.rivieraweb.itwww.virgilio.it). Non ho inviato tale nota-stampa a te e ai consueti amici (Rita Barone di www.nuovacalabria.it, Franco Pòlito di www.preserreedintorni.it, Antonio Tassone di www. ecodellalocride.it) poiché l’argomento è accennato nel presente paragrafo 4. Voglio, quindi, ringraziare anche qui questi colleghi più sensibili che hanno dato voce ai nostri borghi spopolati. Comunque, puoi leggere il medesimo comunicato-stampa adattato per il Molise ( https://www.quotidianomolise.com/articolo/agnone-contro-lo-spopolamento-urge-unassociazione-di-artisti ) e per la Calabria  ( https://www.eventi.news/badolato-urge-associazione-di-artisti-contro-lo-spopolamento ).

SALUTISSIMI

Caro Tito, con le sue installazioni originali e sorprendenti, Gianni Verdiglione sta contribuendo notevolmente (a spese sue, precisiamo, e del suo piccolo gruppo di amicizia e di sostegno, qui nella foto di questo paragrafo 5) ad attrarre turismo ed interesse socio-culturale al borgo di Badolato. Ne sa qualcosa Guerino Nisticò che spesso accompagna i turisti per le vie del borgo ad illustrare ciò che raccontano le numerose “Pietre Parlanti” che narrano Badolato (passata e attuale) attraverso fatti e personaggi. Tale artista (che tanto bene fa a Badolato e dintorni) andrebbe quindi aiutato e sostenuto, pure per far sì che possa esprimersi al meglio e ancora di più significativamente. Farebbero cosa assai utile pure le Autorità competenti se valorizzassero al massimo possibile questa grande ed importante presenza artistica che non tutti i paesi possono vantare con così immensa e disinteressata dedizione e, direi, devozione verso il proprio luogo natìo.

Come puoi notare, contro lo spopolamento le sto tentando tutte fin dall’estate 1974 quando, analizzando i dati anagrafici del Comune, ho notato che Badolato borgo decresceva in modo veloce fino a rischiare di morire demograficamente (con conseguente declino urbanistico e valoriale) entro cinquanta anni. Questi 50 anni sono appena passati e a Badolato borgo dormono circa 140 persone (tra cui tanti neo-badolatesi). Così poche, nonostante tutte le iniziative (dal paese in vendita all’accoglienza dei rifugiati curdi, dalle attività immobiliari e all’overturismo estivo). Non si può fare molto se la Politica non decide di salvare ben cinquemila borghi a rischio estinzione … questo solo in Italia, ma il problema è diffuso in Europa e nel resto del mondo a causa della globalizzazione devastante.  Mentre le città scoppiano, i paesi muoiono. Urgono provvedimenti salvifici. Altrimenti, senza riequilibrio territoriale e demografico, rischiano tutte le nazioni e lo stesso pianeta. Per adesso mi fermo qui. Ritengo che il messaggio sia abbastanza chiaro… non lo capisce chi non vuole capire. Ringrazio te che diffondi a fin di bene queste preoccupazioni sociali e ringrazio i nostri lettori, specialmente chi ci segue fedelmente e chi intende impegnarsi affinché lo spopolamento possa almeno rientrare in parametri volontari e non distruttivi. Canti cordiali saluti e alla prossima “Lettera n. 568”. Ciao. Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, lunedì 21 ottobre 2024 ore 06.47 – Da 57 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Alcune foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, mi sono state date da Gianni Verdiglione ed altre sono state prese dal web libero.

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