di GIOVANNI MACCARRONE
Il 19 settembre 2024 ho partecipato all’evento “Presente e futuro delle nostre identità” organizzato presso il Residence Baia dell’Est del Comune di Stalettì (CZ) dal sindaco Mario Gentile che si è avvalso del prezioso contributo del giornalista Salvatore Condito.
Tale evento ha visto il confronto di esperti e studiosi sul tema della convivenza di diverse identità culturali nella costruzione della comunità, attingendo anche ai contenuti e agli spunti offerti dal volume “A che ci serve l’Europa” di Emma Bonino, leader politica e attivista, e di Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo Italia.
Devo dire la verità, nel corso dell’intero incontro sono stati proposti diversi e stimolanti spunti di riflessione. Quello che forse mi ha colpito di più durante l’evento è stato tuttavia quello proposto da Emma Bonino quando, ad un certo punto, ha evidenziato che quelli del sud sono abituati a guardare il nord come modello da imitare, come meta da raggiungere. Invece, secondo l’onorevole, dovrebbero guardare di più verso la sponda meridionale del mediterraneo (comprendente Algeria, Egitto, la Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria e Tunisia).
Sappiamo bene che lo sviluppo di tale sponda è sempre stato un tema molto sentito da parte di Emma Bonino, tanto che da diversi anni propone la nomina del Commissario europeo per il Mediterraneo al fine specifico di affrontare meglio le diverse sfide che la regione del mediterraneo meridionale si troveranno di fronte nei prossimi anni.
Questo atto di lungimiranza politica finalmente oggi trova un primo riscontro concreto. Di recente, infatti, il Neo Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha nominato la sig.ra Dubravka Šuica (croata) Commissario UE per il Mediterraneo.
Come ha evidenziato Ursula von der Leyen, il Commissario "si concentrerà su investimenti e partnership, stabilità economica, creazione di posti di lavoro, energia, sicurezza, migrazione e altre aree di interesse reciproco, nel rispetto dei nostri valori e principi. Lavorerà a stretto contatto con l'Alto Rappresentante/Vicepresidente. Il nuovo Patto per il Mediterraneo rimodellerà questa relazione essenziale e fornirà un chiaro segnale politico di partnership in un mondo più contestato e instabile".
Insomma, come è facile intuire, potrebbe essere proprio Bruxelles a raggiungere gli obiettivi o traguardi che le forze politiche (di destra e di sinistra) non sono finora mai riusciti a realizzare.
Gli Stati Europei situati nella regione del Mediterraneo e con essi gli Stati ad essa contigui si trovano inesorabilmente di fronte a sfide socioeconomiche, climatiche, ambientali, di governance e di sicurezza.
Ecco allora la buona idea di istituire un Commissariato europeo per avviare e monitorare un piano di rinascita per il Mezzogiorno del Mediterraneo.
Il citato Commissario dovrà occuparsi delle questioni migratorie del Mediterraneo, con possibilità di trattare con gli Stati extra-Ue da cui partono le rotte migratorie. Si dovrà occupare anche dello Sviluppo regionale e crescita economica e di promuovere politiche specifiche volte a garantire uno sviluppo economico e sociale degli Stati interessati. Avrà a che fare con i problemi legati al Cambiamento climatico (il Commissario si dovrà in particolare interessare di produrre politiche di adattamento climatico delle zone del Mediterraneo) e alla Sicurezza marittima.
Tutti compiti che, prima dell’avvento del Commissario europeo per il Mediterraneo, erano in qualche modo svolti dal Commissario europeo per l'azione per il clima, dal Commissario europeo per la giustizia, dal Commissario europeo per la politica di vicinato e allargamento, e gran parte delle politiche migratorie dal Commissario europeo per gli affari interni.
Sarà una grande sfida anche per il mezzogiorno d’Italia e per la Calabria. Se ben gestito, questa nuovo Commissario sarà costretto ad assegnare anche al sud Italia una missione strategica all’interno del disegno complessivo della nuova Europa che si intende realizzare.
A conti fatti, il mezzogiorno d’Italia verrebbe a trasformarsi in una grande e strategica macroregione mediterranea. Infatti, nel programma del Commissario la parte meridionale del nostro paese dovrebbe inevitabilmente essere inserita nel contesto euromediterraneo, e quindi in una prospettiva di sviluppo non tanto e solo di inseguimento del cuore continentale, ma anche e soprattutto di cerniera e collegamento con l’area mediterranea, nella quale il “pensiero meridiano” si inserisce anche storicamente e culturalmente.
Con la conseguenza che così facendo il Mezzogiorno d’Italia diventa parte integrante, anzi elemento decisivo per un posizionamento del paese nel contesto europeo e internazionale: infatti, un orizzonte strategico per il Mezzogiorno costituisce un punto di partenza fondamentale per il rilancio dell’intero paese.
Per uno strano paradosso della storia, potrebbe essere proprio Bruxelles a trasformare il Mezzogiorno in una grande e strategica macroregione mediterranea.
E chissà, potrebbe essere proprio quest’ Europa a motivare i giovani meridionali a rimanere al Sud, per farli sentire non più spettatori passivi ma protagonisti e artefici del proprio futuro (la stessa Emma Bonino ha pensato ad un Erasmus del Mediterraneo, con borse di studio e programmi di mobilità per universitari e giovani ricercatori. Un investimento in cultura per aprire nuovi canali di dialogo e creare un’identità mediterranea comune, che favorisca le condizioni per la sicurezza e la pace nella regione).
Per raggiungere questi risultati è però necessario il pieno coinvolgimento di tutta la U.E, dei partener del vicinato meridionale, e dell’Italia intera, alimentato non da sentimenti di rivalsa o di rivendicazione, ma da sentimenti di partecipazione ad un disegno nuovo d’Europa e del resto del mondo.
Inoltre, ad avviso di molti, è anche necessario, oltre che opportuno, “che il Commissario per il Mediterraneo sia supportato da un organismo come la Conferenza permanente che possa non solo coagulare le varie proposte infrastrutturali e gestionali, ma possa anche dare vita a dei confronti sistematici con la miriade di Paesi, soprattutto quelli non comunitari, che hanno finora vissuto le emergenze e le criticità del bacino senza poter disporre di un supporto fornito da un sistema ormai consolidato come quello della Unione europea”.
Insomma, a bene vedere ci sono tutti i presupposti per rilanciare il sud d’Italia. Speriamo soltanto che non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta. Speriamo bene.
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