di MARCELLO FURRIOLO
Esattamente come l’allerta arancione dell’altro ieri, con rituale chiusura delle scuole.
La Soprintendenza delle belle Arti e del paesaggio ha diffuso un comunicato stampa, che ho riletto più volte e poi ho trascritto nelle sue parti salienti sui miei blocchi gialli a righe degli appunti per cercare di focalizzare qual’è l’esatto significato e la finalità ultima della tanto attesa precisazione da parte del principale attore di una vicenda che, finalmente, sembra risvegliare un pò di amor proprio da parte della città.
Senza voler mancare di rispetto all’anonimo estensore non posso esimermi dall’affermare che il comunicato non chiarisce nulla. Semmai conferma, senza volerlo, le grandi preoccupazioni che hanno spinto nei giorni scorsi e continuano a motivare gli interventi di Associazioni, da Italia Nostra a Petrusinu ogni minestra, consiglieri comunali, ex amministratori e principalmente l’amico Sergio Dragone, che, ciascuno per la sua parte, rappresentano istanze sociali e culturali ben radicate nella città di Catanzaro.
Infatti la prima sensazione è che la Soprintendenza faccia finta di non capire il tema posto all’attenzione dei media e delle istituzioni, che riguarda il destino di uno dei simboli identitari della città, che si riconosce nella presenza della Madonnina di Giuseppe Rito, che da oltre 60 anni veglia su Catanzaro “aprendo le braccia verso i tetti del centro storico, ma in realtà stendendole dalla marina ai contrafforti della Sila”. Ovviamente all’interno di un progetto di ristrutturazione, restauro, recupero di cui ad oggi, malgrado il lungo comunicato, si ignorano i veri contorni e i motivi ispiratori. Perché alla domanda e alla preoccupazione per un abbassamento della torre campanaria su cui poggia la statua bronzea non c’è stata alcuna risposta.
Andiamo per ordine nella lettura puntuale del comunicato della Soprintendenza.
Innanzitutto in esso proliferano affermazioni abbastanza azzardate che, peraltro, se confermate dai fatti, non potrebbero che destare grande sconcerto nei confronti delle istituzioni, a partire dall’Arcidiocesi, ente proprietario, all’Amministrazione Comunale. In detto comunicato si parla di un “Progetto condiviso con tutti i soggetti direttamente coinvolti”. Dall’Arcidiocesi, Soprintendenza, Provveditorato, come stazione appaltante e, ritengo, Comune di Catanzaro.
Peccato che, interpellati alcuni alti esponenti della Curia, non hanno esitato ad affermare “Noi non c’entriamo nulla. Ha fatto tutto la Soprintendenza”…
E allora dov’è la verità? La città ha il diritto di sapere se questa presa di distanze da parte della Curia significa non condivisione delle scelte progettuali e se il comunicato millanta una “condivisione” del progetto principalmente dall’Arcidiocesi, ente proprietario.
Ancora, il Comunicato candidamente afferma: “Rimane inalterato l’aspetto esteriore dell’edificio, icona storica della città di Catanzaro, con la sola eccezione di un leggero abbassamento della cupola resosi necessario per superare criticità strutturali non altrimenti risolvibili”. Non posso avventurarmi su valutazioni tecniche in ordine a “criticità strutturali non altrimenti risolvibili”, anche se desta qualche perplessità che oggi, con le più avanzate tecniche costruttive, possano esistere
“criticità non altrimenti risolvibili” e, in ogni caso, che significa “leggero abbassamento” ? Quando si danno chiarimenti tecnici non è d’uso utilizzare aggettivi generici e rassicuranti, ma non realistici, come “leggero”. Perché non indicare esattamente di quanto sarà questo abbassamento dal momento che deve esistere in progetto l’indicazione esatta? O anche questa sarà una sorpresa contenuta dentro il cupolone?
Eppoi, a proposito della madre di tutte le preoccupazioni, il campanile e la Madonnina, si può rispondere alle generali preoccupazioni della città, scrivendo “la statua della Madonnina, una volta restaurata, sarà ricollocata sulla sommità del campanile, non appena saranno completati gli interventi strutturali di consolidamento, insieme alle campane, già rimosse per motivi di sicurezza, che torneranno al loro posto. La facciata tornerà ad avere l’aspetto originale, conservando intatta la sua funzione simbolica e religiosa”. Un vero capolavoro di supercazzole d’altri tempi.
Ma dove potrebbe essere collocata la Madonnina se non “alla sommità del campanile”? Che significa che “la facciata tornerà ad avere l’aspetto originale” ? L’uso del termine “aspetto” non significa affatto che sarà esattamente lo stesso di quello originale per forme, volumi e linee di disegno. E infine una curiosità che mi tormenta da ieri, quale altra funzione potrebbe avere la facciata di un Duomo se non quella “simbolica e religiosa” ?
Ma torniamo al punto iniziale. Perché non si indica con chiarezza e con onestà intellettuale a quale altezza sarà collocata la Madonnina e quale sarà l’altezza finale del campanile? Forse perché ad oggi non si sa, perché bisogna prima “completare gli interventi strutturali di consolidamento” che potrebbero riservare qualche ulteriore sorpresa e che, ad oggi non sono oggetto dell’appalto in essere? Perché non dire alla città, ma anche a tutti gli enti interessati, esattamente come stanno le cose? Forse perché si sta lavorando su una progettazione in fieri, stante la complessità dell’intervento, che comunque è assistito da un finanziamento “ingente”, tra i più importanti del Mezzogiorno per opere del genere?
Ancora un paio di interrogativi a cui l’autoreferenziale comunicato non da risposte.
A proposito del progetto, in che rapporto si pone nei confronti dell’originaria progettazione post bellica del prof. Vincenzo Fasolo?
E’ stata effettuata una adeguata indagine archeologica all’interno e all’esterno del sito su cui sorge il Duomo e di cui, nel tempo, tanto si è discusso tra gli esperti del settore?
E per finire una domanda diretta all’arch. Stefania Argenti, R.U.P. dei Lavori, come mai non si è pensato di utilizzare nella fase di studio, progettazione ed esecuzione anche professionalità locali che risulta abbiano dato nel corso degli anni importanti contributi di studio, conoscenza e documentazione proprio sull’insediamento del Duomo di Catanzaro, in tutte le sue problematiche vicissitudini?
Purtroppo la città di Catanzaro ha avuto nel corso degli anni rapporti altalenanti con la Soprintendenza, che ha spesso mostrato il suo volto burocratico prima di quello di supervisione, di controllo e di indirizzo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico, architettonico e urbanistico della comunità. Questa volta, però, il rischio è elevatissimo e il pieno recupero dell’ultima grande opera identitaria della città non può avvenire nell’indifferenza o nella sottovalutazione da parte dei soggetti coinvolti, Arcidiocesi, Soprintendenza e Comune di Catanzaro.
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