Marco Calabrese: "Il brand… senza opportunità!"

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images Marco Calabrese: "Il brand… senza opportunità!"

  04 gennaio 2025 09:33

 di MARCO CALABRESE  

La nostra cara amata Calabria vanta, tra i tanti, un personaggio illustre, conosciuto anche da quelli che non masticano la materia filosofica. Tutti si sono cimentati già dal primo ciclo di istruzione obbligatoria, in quell’astruso quanto mai geniale, semplice e logico teorema geometrico; si parla proprio del teorema di Pitagora.

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Pitagora, da Samo, viaggia e arriva a Crotone, e proprio in questa città fonderà la sua celeberrima scuola pitagorica. L’eredità del filosofo e del matematico, ha segnato l’intera cultura occidentale.

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A Pitagora dobbiamo la prima codifica dell’armonia musicale: aveva stabilito che l’altezza delle note seguiva un rapporto numerico, generando, tra un suono e quello seguente, un intervallo piacevole all’orecchio umano. Nasceva la scala musicale pitagorica che attraverso i secoli, con successivi aggiustamenti,  è arrivata fino a noi.

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A lui si deve anche la prima definizione di bellezza che fonda le sue basi sulle idee di misura e ordine.

Gli esseri umani, attratti proprio dalla forma fenomenica di ordine e simmetria, attribuiscono al bello, matematicamente elaborato e composto,  un sentimento di sicurezza ed equilibrio. La bellezza vive di proporzioni e di misure, e le misure sono conoscibili perché obbediscono a leggi che si mostrano attraverso i numeri. I numeri svelano l’equilibrio della bellezza.

Questa teoria ripresa, rielaborata e raffinata, canonizza quella che noi definiamo classicismo nell’arte. Quella “nobile semplicità e quieta grandezza”, così come la definiva Winckelmann, capace di mettere d’accordo tutti, modernisti e passatisti, minimalisti e massimalisti, avanguardisti e nostalgici; tutti, in pace e con spontanea accettazione, ne riconoscono ancora oggi la validità espressiva e comunicativa declinata sotto ogni forma d’arte. Il Classicismo, più volte messo in discussione, anche dai più provocatori movimenti intellettuali, ha mantenuto salde le sue fondamenta e la sua  imperturbabile fierezza e la sua sempiterna nobiltà, adattandosi anche ai più moderni sistemi di comunicazione. Oggi coniuga la sua espressione stilistica alla pubblicità, al marketing e alla grafica, definendo e lasciando un’impronta di discrezione ed eterna eleganza. I loghi aziendali con immagini realistiche o  stilizzate, uniti ad un carattere - font - tipografico classico, sono oggi materia in cui si cimentano i grafici, poiché spesso richiesti dai clienti, in virtù delle caratteristiche prima descritte. Proprio i loghi oggi sono diventati espressione artistica varia, variopinta e diversificata. Sintetizzano, diventano archetipo e simbolo di tutte quelle caratteristiche e qualità che mirano a rappresentare; declinati nella molteplicità di stili, di colori, di forme, di astrattismi, di  decorazioni…

Nel mondo di oggi, sempre più scandito da quella manciata di secondi che garantisce la visualizzazione sui social, il singolo imprenditore, la piccola azienda e quella più strutturata, l’artigiano e il professionista, hanno un logo.

Oltre al logo si elabora una strategia mirata alla comunicazione e alla promozione.

Anche le città richiedono l’elaborazione di questo strumento: il city branding, con cui la città si racconta e formula una vera e propria promessa di valore.

Nei giorni scorsi Catanzaro ha presentato il suo nuovo city branding firmato Massimo Sirelli, noto artista catanzarese, dal profilo internazionale, già autore di alcuni interventi cittadini. Lodevole iniziativa volta alla promozione turistica e culturale della città attraverso uno strumento più smart e  easy (come si usa dire al tempo d’oggi).

Personalmente dal punto di vista prettamente grafico gli elaborati presentati non convincono molto. L’elaborato di Sirelli. inconfondibile nello stile e facilmente riconoscibile, forse non si sposa perfettamente nel rappresentare la città. In una tavola poi graficamente e cacofonicamente si legge quasi “Catanzoaro”.

Certo i simboli ci sono tutti, forse troppi, ma l’estrema stilizzazione di questi, non rendono merito alla storia della città: tutto troppo semplicistico,  e semplificato, fanciullesco e giocoso. Forse manca quel tocco classicistico capace di infondere equilibrio, ordine e armonia, che la città merita! Mancano insomma tutte quelle caratteristiche di bellezza eterna e pitagorica. Il mio disappunto è stato manifestato - telefonicamente - qualche giorno fa anche a Massimo Sirelli.

“Catanzaro: dove tutto si incontra” è il claim che si legge. Catanzaro come crocevia di luoghi, geografie, mari, persone. Si vuole raccontare la città come luogo di opportunità. E la cosa che più ci lascia basiti…

Catanzaro, città molto diffidente, antropologicamente nasce come luogo di rifugio dalle incursioni saracene. Questo arroccamento, questa chiusura, sono ancora caratteristiche evidenti nel tessuto sociale: ognuno pensa al proprio in pieno stile familismo amorale.

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