di GUGLIELMO SCOPELLITI
A più di due anni dall’avvio del progetto di cooperazione sanitaria tra la Regione Calabria e il governo cubano, la presenza dei medici caraibici negli ospedali calabresi si sta progressivamente assottigliando. Se al momento dell’annuncio si parlava di 497 professionisti pronti a colmare le lacune strutturali della sanità pubblica regionale, oggi — secondo i dati aggiornati a maggio?2025 — ne risultano attivi circa 370. Un numero già ridotto, destinato a calare ulteriormente secondo le ultime segnalazioni emerse nelle scorse settimane.
Non si tratta solo di normali scadenze contrattuali: sempre più frequentemente, alcuni medici cubani scelgono di non rientrare in servizio dopo le ferie, oppure lasciano volontariamente l’impiego pubblico per spostarsi nel settore privato, in Calabria o all’estero. È il caso, tra gli altri, di un ortopedico in servizio presso l’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, che avrebbe rifiutato il rinnovo del contratto per accettare un’offerta da parte di una clinica privata. Alcuni non hanno più fatto ritorno dopo le ferie, altri sono approdati in sanità francese o spagnola, e uno pare abbia sposato una collega calabrese, interrompendo ogni ritorno a Cuba.
Le conseguenze sono pesanti: in particolare i reparti di pronto soccorso, medicina generale, ortopedia e anestesia nelle strutture ospedaliere di Crotone, Locri, Gioia Tauro e Vibo Valentia, lamentano carenze tali da costringere a revisioni turnistiche, sospensione di servizi ambulatoriali o riorganizzazioni rapide.
Il caso ha sollevato un’attenzione politica forte: il 23 luglio 2025 il consigliere regionale Ernesto Francesco Alecci (PD)ha depositato un’interrogazione scritta indirizzata al presidente della Regione, Roberto?Occhiuto, annunciando che “i conti non tornano” e chiedendo chiarezza su quanti medici cubani siano effettivamente ancora in servizio, quanti abbiano abbandonato, quali controlli siano attivati e se si intenda rivedere le condizioni contrattuali, in particolare il compenso lordo di circa 4.700?euro (di cui solo circa 1.200 percepiti realmente dal medico). Alecci ha definito la situazione “una sanità che si muove in modo scomposto”, auspicando una riforma strutturale del sistema sanitario calabrese.
In parallelo, l’opposizione regionale — in particolare il Partito Democratico — incalza la giunta Occhiuto, reclamando trasparenza sulla gestione dell’intero progetto, a partire dalla pubblicazione integrale degli accordi stipulati con il governo cubano. I nodi riguardano non soltanto gli aspetti economici, tra cui compensi, indennità e trasferimenti, ma anche le procedure seguite per il reclutamento e le modalità operative sul territorio. Si torna così a interrogarsi sulle effettive garanzie di libertà contrattuale, sull’adeguatezza delle condizioni lavorative e sull’inserimento dei medici cubani all’interno del contesto sanitario calabrese, spesso segnato da carenze strutturali e sovraccarico di lavoro. L'impressione, condivisa da sindacati e osservatori, è che la collaborazione rischi di trasformarsi da soluzione temporanea a ulteriore elemento di tensione, soprattutto se non accompagnata da interventi strutturali più profondi.
Con un occhio al presente politico: ieri al Magna Graecia Film Festival di Soverato, Elly Schlein, segretaria nazionale del PD, ha rilanciato il centrosinistra in vista delle regionali 2026 evidenziando che “la sanità pubblica è la priorità” in Calabria. Schlein ha attaccato duramente il governo regionale di Occhiuto, sostenendo che la Regione sta spendendo “300 milioni per la migrazione sanitaria”, costringendo i cittadini a pagare due volte: con le tasse e poi per curarsi fuori regione.
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