Mengani: “Il voto: Pilastro della Democrazia e Specchio della Libertà”

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images Mengani: “Il voto: Pilastro della Democrazia e Specchio della Libertà”

  07 giugno 2025 19:36

di TERESA MENGANI

In un’epoca in cui la partecipazione civica sembra svanire sotto il peso dell’indifferenza e della sfiducia, è necessario fermarsi a riflettere sul significato profondo e insostituibile del voto. Votare non è un atto banale, non è un dovere da assolvere con distrazione né tantomeno una facoltà da deridere. È, piuttosto, l’espressione più alta e concreta della sovranità popolare. Il voto è il cuore pulsante della democrazia: è attraverso di esso che i cittadini si assumono la responsabilità della propria comunità, che esprimono speranze, giudizi, idee, visioni di futuro.

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Eppure, in questo contesto delicato, in cui l’affluenza elettorale cala progressivamente e si fa strada un senso diffuso di impotenza, risuonano sempre più spesso, e con toni inquietanti, le parole di disprezzo e ridicolizzazione provenienti da coloro che, paradossalmente, dovrebbero essere i custodi delle Istituzioni: i rappresentanti del governo. Ascoltare ministri, sottosegretari o leader di partito che sminuiscono il valore del voto o banalizzano la partecipazione politica non è solo scoraggiante. È un affronto diretto alla Costituzione, ai valori fondativi della Repubblica, alla memoria di chi ha lottato e sacrificato la vita per conquistare quel diritto.

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Chi ricopre incarichi pubblici ha il dovere, morale e politico, di difendere la centralità del voto, di promuovere la cultura democratica, di incoraggiare ogni cittadino a esercitare il proprio diritto con consapevolezza. Quando, invece, si assiste a uscite pubbliche che deridono le urne, che ridicolizzano il dibattito politico o che insinuano che “non serve a nulla votare”, si entra in un territorio pericoloso. Non solo si mina la credibilità delle istituzioni, ma si avvelena la fiducia collettiva nel processo democratico. Si alimenta un clima cinico, apatico, dove il voto viene percepito come inutile, i rappresentanti come inamovibili e la politica come un gioco di potere autoreferenziale.

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È assurdo e intollerabile che proprio chi trae legittimità dal voto si permetta di screditarlo. È come se un medico negasse il valore della medicina, o un giudice deridesse la legge. La Democrazia si regge su un patto implicito di rispetto: tra Cittadini e Istituzioni, tra Elettori e Rappresentanti. Spezzare quel patto significa mettere a rischio l’intero edificio democratico.

Il Voto è libertà. È una conquista, non una concessione. In molte parti del mondo le persone ancora lottano, rischiano la propria incolumità, per ottenere ciò che in Italia diamo per scontato. Eppure, qui, nella culla della civiltà giuridica e del pensiero repubblicano, si è giunti al punto di svilire pubblicamente ciò che dovrebbe essere sacro.

Occorre una risposta forte, culturale prima ancora che politica. Le scuole devono tornare a formare cittadini consapevoli, i media devono smettere di trattare le elezioni come spettacolo da share, e i leader, tutti, di ogni parte, devono farsi carico del compito più nobile: restituire dignità alla partecipazione. Il Voto non è un fastidio, né un’opzione: è il fondamento del nostro essere liberi.

E allora, davanti all’arroganza di chi ridicolizza il voto, la risposta più potente è proprio quella: andare a votare. Con la testa alta, la coscienza sveglia e la consapevolezza che ogni scheda è una pietra che costruisce, o difende, la nostra Democrazia.

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