“Metamorfosi del denaro. Perché una risorsa della società non può rimanere solo un affare privato”, l'ultima fatica di Luigi Pandolfi

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"Metamorfosi del denaro"
  05 febbraio 2020 17:14

Metamorfosi del denaro. Perché una risorsa della società non può rimanere solo un affare privato”. E’ il titolo dell’ultimo libro di Luigi Pandolfi, calabrese di Saracena (CS), giornalista economico che collabora con il Manifesto, appena uscito per i tipi di Manifestolibri.

Nel mondo moderno, tutto gira intorno al denaro, potenza indipendente dalla meravigliosa «forza creatrice», avrebbe detto Karl Marx.

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L’economia, molto più che nel passato, è essenzialmente economia monetaria. Ma quali sono veramente la sua natura e le sue funzioni? Il denaro, spiega l'autore, non ha un'essenza immutabile. Anzi, la sua storia consiste di continue metamorfosi, da semplice unità di conto a variabile fondamentale del sistema economico nella forma attuale di moneta non coperta da riserve auree o di altro genere.

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Alla totale smaterializzazione del denaro, tuttavia, si è arrivati gradualmente e per certi versi si è trattato di un importante passo avanti nella storia dell’uomo. Oggi la moneta è una «variabile manovrabile» da parte dell’autorità politica, molto importante per il governo dell’economia e della società. Ma la caduta, dopo la fine degli accordi di Bretton Woods, di ogni limite alla produzione di moneta, con un ruolo preponderante delle banche private che ne determinano l’offerta attraverso il credito, è anche alla base dei gravi problemi e contraddizioni che attanagliano l'economia e la società del nostro tempo, crisi comprese, come quella, dalla quale non siamo ancora usciti pienamente, del 2007-2008. Soprattutto se si considerano gli effetti della deregolamentazione dei mercati e della crescita di quelli creditizi paralleli e del cosiddetto Shadow Banking System, del tutto sfuggente al controllo delle autorità che dovrebbero sovrintendere al funzionamento dei mercati finanziari.

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Sarebbe auspicabile un ritorno alla «moneta aurea»? No, secondo l’autore non è il caso di resuscitare un «relitto barbarico», per dirla con John Maynard Keynes. Ma c’è bisogno di mettere un po' d'ordine nel settore finanziario, ristabilendo il primato della politica nel «governo» del denaro. Fino a quando si potrà continuare a dire che «i soldi non ci sono» solo per migliorare la vita dei cittadini, mentre le banche centrali inondano il  «sistema» di liquidità creata dal nulla?

«Se il denaro – è la conclusione del libro – è un bene comune, che sia la politica a decidere, entro un quadro di regole condivise, come e quando debba essere utilizzato per finalità economiche e sociali generali».

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