di STEFANIA PAPALEO
Il certificato medico parlava chiaro: il dipendente, dopo quell'intervento chirurgico a cuore aperto subìto il 20 maggio del 2015, andava adibito a mansioni sedentari e non a contatto con il pubblico. Eppure l’ex Equitalia, alle cui dipendenze Antonio Caruso aveva iniziato a lavorare nel 1995, non ne avrebbe tenuto affatto conto, continuando ad adibirlo alla mansione di front-office (addetto al sportello informazioni) e trasporto pacchi presso lo Sportello di Corigliano-Rossano, così "comportando I'aggravamento della patologia di cui era affetto, fino a causargli un'ischemia cerebrale che gli ha provocato la morte, avvenuta il 26 agosto del 2016".
Ne è convinta la moglie e ne è convinto il figlio che, per voce dell'avvocato Domenico Sommario, chiedono adesso giustizia e lo fanno con un ricorso che ha trascinato il legale rappresentante pro tempore dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione sotto processo davanti al Tribunale di Cosenza-sezione Lavoro, per chiedere un risarcimento pari a 300 mila euro ciascuno per i danni morali, biologici ed economici subìti dopo la morte del congiunto, unico portatore di reddito.
Carte alla mano, infatti, il legale ha sostenuto che, ai sensi dell'art. 2087 Cod. Civ., "il datore di lavoro ha l'obbligo contrattuale di adottare tutte le misure necessarie a tutela dell'integrità fisica e la personalità morale del lavoratore, attraverso l'adozione di tutti i mezzi di protezione individuali e collettivi in materia di tutela della salute e sicurezza sul posto di lavoro, ma anche da un punto di vista psichico, attraverso la riduzione di fattore di stress legati alla prestazione lavorativa". Ecco perchè, nel caso in questione, il datore di lavoro avrebbe "violato le prescrizione mediche, sottoponendo il dipendente a un continuo stress che gli ha provocato la morte", sostiene l'avvocato Sommario, ricordando anche che il sindacalista Cisl Mario Via aveva più volte sollecitato invano l'azienda a rispettare le prescrizioni mediche di esonero del Caruso dal Front-office mai rispettate dalla società.
La parola adesso passa al Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Castrovillari, dove il processo è passato per competenza, che ha fissato per mercoledì 18 dicembre l'udienza durante la quale ascoltare l'ultimo teste ammesso per la resistente, al fine di tirare le somme su un tragico caso ancora tutto aperto.
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