“USB Sanità Calabria esprime innanzitutto il più profondo e sincero cordoglio alla famiglia di Carlotta La Croce.
Nessuna parola potrà mai colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa della loro bambina, strappata alla vita a soli 12 anni in circostanze inaccettabili, che lasciano attoniti, sgomenti e profondamente indignati.
Il nostro primo pensiero va a loro, alla loro sofferenza, al dolore che solo chi perde un figlio può comprendere davvero.
Scriviamo questo comunicato con un solo, autentico intento: fare in modo che episodi del genere non si ripetano mai più. Non ci interessa, in questa sede, trovare un singolo capro espiatorio, qualcuno su cui scaricare tutta la responsabilità di una tragedia che è, e deve essere chiamata con il suo nome, il frutto di un fallimento sistemico.
Il fallimento di un Sistema Sanitario Regionale ridotto allo stremo da anni di clientele politiche, da regalie sistematiche alla sanità privata – che ricordiamo, non fa emergenza – e da una gestione miope, inadeguata, insensibile ai bisogni reali della popolazione calabrese.
Siamo lavoratrici e lavoratori della sanità e, proprio per questo, conosciamo bene la gravità di un evento severo come una dissecazione aortica.
Nessuno di noi sottovaluta la complessità clinica e la difficoltà di intervenire tempestivamente su un quadro così drammatico.
Tuttavia, non possiamo esimerci dal dire che qualcosa in più si poteva e si doveva fare.
Non vogliamo dare risposte semplici a una vicenda complessa, non vogliamo nemmeno sostituirci a chi dovrà chiarire le dinamiche cliniche e organizzative dell’accaduto.
Ma una cosa è certa: l’ambulanza ha impiegato due ore per raggiungere l’ospedale di Soverato. Un tempo inaccettabile. E se è vero che Carlotta ha ricevuto una consulenza pediatrica in pronto soccorso grazie alla presenza del Fast Track, è altrettanto vero che nessuna struttura calabrese sarebbe stata in grado di trattare chirurgicamente una patologia di tale gravità in un paziente pediatrico.
Bisogna interrogarsi su cosa abbia determinato questo ritardo, su quali siano le cause profonde, strutturali, organizzative di una macchina dei soccorsi che in Calabria, nel 2025, impiega ancora due ore per arrivare da una bambina in grave pericolo di vita.
E bisogna anche avere l’onestà di ammettere che in un sistema sanitario in cui mancano le strutture, i mezzi, il personale e perfino le idee, non è più possibile fingere che simili tragedie siano solo sfortunate fatalità.
Non sappiamo se i sanitari che hanno preso in carico Carlotta avessero a disposizione un quadro diagnostico chiaro, sufficiente per sospettare una dissecazione aortica, ma siamo sicuri che con strumenti diagnostici più avanzati, con una rete territoriale più efficiente, con protocolli meglio strutturati, qualcosa in più si poteva tentare.
In Calabria non esiste un’unità di cardiochirurgia pediatrica. Non esiste una chirurgia vascolare pediatrica. Non esiste un’UTIC pediatrica.
Al di fuori della chirurgia generale pediatrica a Cosenza, portata avanti tra mille difficoltà dal Dott. Gambino, il vuoto è totale.
Nemmeno i centri di cardiochirurgia per adulti dispongono dei macchinari e circuiti pediatrici necessari o del livello di specializzazione richiesto.
Questo vuoto non è solo tecnologico.
È prima di tutto un vuoto di visione, di investimento, di responsabilità.
Finché a prendersi carico delle urgenze pediatriche sarà solo qualche medico che si assume la responsabilità, senza strumenti, senza rete, senza supporto, continueremo a contare le vittime.
E intanto è estate, e come ogni estate la popolazione calabrese aumenta per l’afflusso turistico.
Ma da anni non si fa nulla per rafforzare i servizi nei mesi estivi, anzi si continua a lavorare con organici ridotti all’osso, con professionisti allo stremo, con turni massacranti che mettono a rischio non solo la salute di chi lavora, ma anche la sicurezza dei pazienti che si affidano alla sanità pubblica. E allora diciamolo con forza: non è colpa dei singoli lavoratori.
Non servono audit interni a posteriori pensati solo per trovare una testa da sacrificare.
Servono risposte vere, profonde, strutturali.
Serve il coraggio di dire che un intero sistema ha fallito.
Un sistema che taglia le risorse al pubblico e alimenta la sanità privata; un sistema che affida il potere decisionale a grigi burocrati aziendali – spesso scelti per logiche clientelari da una classe politica corrotta – i quali, pur non avendo alcuna competenza medica, gestiscono la sanità calabrese con criteri ragionieristici, rispondendo a chi chiede mezzi e personale con il solito, miserabile ritornello: “non ci sono i soldi”.
Ma i soldi, guarda caso, si trovano sempre quando a bussare alla porta è il privato accreditato, spesso amico del politico di turno che ha piazzato nel posto strategico il grigio burocrate che fa i conti.
Ed è per questo che, senza esitazioni, diciamo che questo sistema è stato voluto da tutta la classe politica che ha governato negli anni questa Regione e questo Paese.
Senza eccezioni.
In questo contesto, troviamo profondamente ipocrita la strumentalizzazione politica di questa tragedia da parte dell’attuale opposizione regionale.
Perché la memoria non ci manca: anche quando al governo c’erano loro, la sanità calabrese veniva gestita con le stesse logiche, gli stessi sprechi, le stesse scelte scellerate.
Anzi, in certi casi persino peggiori.
Il problema, da sempre, è quello delle risorse.
Dei soldi.
Ma allora oggi noi cambiamo la domanda: QUANTO VALE LA VITA DI UN CALABRESE?
Una domanda che poniamo con ancora più forza alla luce di un dato che nessuno, né sui giornali né tra i politici, ha voluto sottolineare: anche se tutto fosse andato per il meglio, Carlotta non avrebbe comunque potuto essere operata in Calabria.
Perché? Perché semplicemente in Calabria non esistono le strutture.
Perché non esistono i macchinari per eseguire quel tipo di intervento in ambito pediatrico.
Sono anni che i professionisti calabresi chiedono a gran voce l attivazione di un UTIC pediatrica e di centri pediatrici altamente specializzati.
Sono anni che ricevono la solita risposta: “non ci sono i soldi.”
Noi oggi diciamo: basta.
Basta ritardi, basta promesse, basta ipocrisie.
Se davvero si vuole cambiare, si parta da qui.
E magari si completi finalmente il nuovo Pronto Soccorso – magari anche l U.O. di Pediatria – presso l’ex AOU Mater Domini, con annessa scuola di specializzazione medica.
E magari Azienda Zero si decida, una buona volta, ad attivare un protocollo sugli “atti medici delegati” agli infermieri, come avviene nella maggior parte dei Sistemi di Emergenza Urgenza italiani, così da alleggerire il carico sulle pochissime ambulanze medicalizzate che operano nella nostra Regione.
Ma sappiamo già quale sarà la risposta, la solita: “non ci sono i soldi”.
E allora oggi proviamo a cambiarla, questa domanda.
Basta parlare di spese.
Iniziamo a parlare di valori.
Quanto vale la vita di un Calabrese?”
Lo si legge in una nota dell’USB sanità Calabria.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736