di TERESA ALOI
Al collo la catenina con la foto di Matteo. "E' il mio angelo". Giusy, la mamma del bambino, falciato sulla strada statale 106 il 24 agosto 2013 poco prima del bivio per Calabricata, davanti al negozio di frutta dei nonni da una Jeep Grand Cherokee guidata da Epure Andrei Valentin all'epoca ventiseienne, rumeno, non riesce a trattenere le lacrime.
Accompagnata dalla nonna del dodicenne, Giovanna, ascolta la conferenza stampa organizzata dall'associazione "Basta vittime sulla 106" presieduta da Fabio Pugliese. Ascolta i dati, guarda le immagini. Ed è come tornare a quella tragica mattina.
Accanto a lei Giuseppina, la mamma di Rosaria Mandile. Aveva 29 anni quando, il 30 luglio del 2017 nel centro abitato di Catanzaro Lido, sulla strada statale 106, venne investita e uccisa. Era in compagnia dei fratelli e di alcune amiche e stava per rientrare in auto, all'uscita di una cornetteria.
Era il 30 dicembre del 2003. Mancavano poche ore alla fine dell'anno, quando Giuseppe Trento, 26 anni, e Claudio Mazzitello, 26 anni, muoiono a Cariati sul ponte Molinello. La loro auto viaggiava a 53 chilometri orari. Il fratello di Giuseppe, Luigi, legge il messaggio dei genitori impossibilitati a partecipare stamattina alla conferenza stampa.
Storie di dolore. Di infinito dolore per chi ha perso un figlio, un fratello, un amico. Tutte accomunate da un unico filo conduttore: la maledetta strada della morte che dal 1996 ad oggi ha mietuto oltre 750 vittime: un dato, che oggettivamente, riporta alla pericolosità della strada.
Lo ripetono i relatori. Maria Candido Elia, presidente della Fondazione Fidapa di Roma, parla di sicurezza, di manutenzione e di riqualificazione che mancano su una strada costruita negli anni 20 e che da anni non riesce a sopportare quel carico di traffico. Senza dimenticare che, nelle sue centinaia di chilometri, attraversa centri abitati.
Accenna alla sentenza che ha condannato l'Anas e il Comune di Cariati (dove si snoda il tratto "colpevole " della morte di Giuseppe e Claudio) ) e la definisce storica. Storica, fosse solo perché il giudice ha assolto l'automobilista condannando, come unici responsabili, l'ente gestore e proprietario della strada, e chi l'avrebbe dovuta manutentare.
"Una sentenza esemplare" spiega l'avvocato Nicola Candiano del foto di Castrovillari. "Perché fa il punto sulla pericolosità della strada e afferma un difetto originario nella costruzione , così come rilevato anche nelle perizie".
L'incidente, avvenne dopo una curva, dove la strada si restringe e dove "non c'era alcuna segnaletica che avvertiva gli automobilisti". Del resto ricorda il legale, "basta pensare che in quel tratto avvenivano decine e decine di incidenti".
Spetta a Fabio Pugliese mostrare con tanto di slide la pericolosità del ponte Molinello. Nessuna manutenzione, assenza di guard rail, il ferro mangiato dal tempo. Fino a quando l'Associazione si rivolge all'allora ministro Lupi che stanzia 360 mila euro. Si interviene sul ponte, sulla sua tenuta. Si installano due mini rail e c'è un finanziamento per allargare la carreggiata.
"I mini rail - spiega Pugliese - sono serviti ad impedire una marea di morti". Ma ancora è troppo poco. Bisogna lavorare ancora tanto perché su quella maledetta strada nessuno debba mettere su più croci e fiori.
L'Associazione "Basta vittime sulla 106" porta avanti le sue battaglie dalla sua istituzione - era il 2014 - e dal 2017 la Ss 106 non è più nel report Aci delle strade più pericolose. Ma ancora siamo lontani dalla completa sicurezza.
Servono interventi decisivi, non più interventi tampone. Perché ci sono tratti dove l'asfalto è stato posizionato anche più volte. Ma non serve. Non è questa la sicurezza di una strada.
Carlo Tansi, candidato alla presidenza della Regione condivide le battaglie dell'Associazione. Sin da quando era a capo della Prociv. Quelle frane, quegli smottamenti su un tratto dell'arteria nel territorio crotonese, le conosce bene. "I soldi ci sono ma non sono stati spesi".
Questa la rabbia. L'infinita, dolorosa, rabbia di tutti.
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