Specifiche analisi hanno rilevato nel liquido ascitico ulteriori agenti chimici tossici cancerogeni compatibili all'esposizione ambientale. Il fratello presenta un esposto tramite l'Ona, affiancato nella sua battaglia dall'oncologo Pasquale Montilla
03 gennaio 2024 13:28di STEFANIA PAPALEO
La sua battaglia portata avanti per anni e anni contro l'ex Pertusola sembrava ormai essere arrivata a un bivio. E lui, l'ingegnere catanzarese Francesco Fabiano, originario di Carlopoli ma residente a Botricello, sembrava anche stare meglio. Invece, una complicanza legata alla patologia di cui soffriva ha messo improvvisamente fine alla sua vita, ma non alla ricerca della verità che il fratello ha deciso di perseguire con la sua stessa determinazione. Così, affiancato all'oncologo Pasquale Montilla, il consulente scientifico dell'Ona che ha lavorato al caso, ha portato avanti specifiche analisi che hanno rilevato nel liquido ascitico ulteriori agenti chimici tossici cancerogeni compatibili all'esposizione ambientale.
L'avvocato Ezio Bonanni e l'oncologo Pasquale Montilla
I dati raccolti, dunque, suggerirebbero che le cause del decesso per patologie tumorali sono da imputare ad accumulo di cancerogeni di produzione industriale in accumulo, per cui l'Ona si è già attivata per spedire un dettagliato esposto all'indirizzo della Procura della Repubblica al fine di accertare in maniera chiara e definitiva il nesso tra la doppia patologia oncologica sviluppata e l'esposizione da contaminazione ambientale da agenti chimici tossici cancerogeni prodotti dalla ex Pertusola di Crotone, sito di origine non nucleare contaminato da radiazioni ionizzanti, a pochi metri dal quale l'ingegnere Fabiano aveva vissuto per molti anni.
L'ingegnere calabrese, del resto, aveva delegato lo studio legale ONA di Roma dell'avvocato Ezio Bonanni per il riconoscimento del danno esistenziale subito, forte della ricerca portata avanti su campioni biologici di cancerogeni chimici e identificati e sovrapponibili a quelli prodotti dalla Pertusola e che lo facevano sentire sicuro nel dimostrare il "nesso casuale diretto ed esclusivo delle patologie contratte per aver subito contaminazione ambientale dalla Montedison di Crotone", sulla base di "elementi cancerogeni e mutageni individuati su campioni biologici umani individuati in altri pazienti sottoposti a screening onco-tossicologici".
Ipotesi molto gravi, già finite al vaglio della magistratura calabrese chiamata a mettere un puto fermo alla drammatica vicenda.
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