Oggi 24 aprile mi aggiravo tra le cappelle del cimitero di Vibo Valentia dove mi ero recata in visita per salutare i miei cari defunti; mi accompagnavo ad amico catanzarese con il quale abbiamo fatto un giro in tutta la parte storica e abbiamo potuto notare il degrado e l’abbandono di molte tombe e monumenti di illustri miei concittadini che hanno fatto la storia della nostra città. Vorrei ricordare che il culto dei morti è un rito antico quanto l’uomo e le prime sue testimonianze risalgono ai tempi della preistoria, mentre a Vibo Valentia ci si dimentica di onorare la memoria dei grandi del passato. Abbiamo potuto constatare con i nostri occhi che il monumento di Enrico Gagliardi, Marchese di Panaja è circondato da un tappeto di foglie ed aghi di pino ed avrebbe bisogno di una lucidatura importante dei marmi, la tomba-monumento del Poeta dialettale Vincenzo Ammirà è molto rovinata e piena di erbacce, per non parlare di quella dove riposa l’Onorevole Giacinto Froggio, membro della Costituente e grande oratore, il cui perimetro è ornato da vistosi ciuffi di erbacce e di quella dell’Abate Pignatari, Maestro del Conte Vito Capialbi, anche questa semi-distrutta e coperta da erbacce. Tra questo sfacelo tre lodevoli eccezioni: la tomba di Michele Aiello, docente e uomo di cultura, curata dai familiari, quella dei Murmura (dove riposano le spoglie mortali del poeta dannunziano Pasquale Enrico Murmura, dell’Onorevole Pasquale Murmura e del Senatore Antonino Murmura) anche questa oggetto di cura da parte della famiglia e quella di Luigi Razza, di cui non vi sono eredi nella nostra città.
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