L’artista nativo di Crotone racconta un’estate di musica, incontri e radici
02 ottobre 2025 17:00di CARLO MIGNOLLI
Si chiude con numeri importanti il “Solo Concert Tour” di Dalen, cantautore e polistrumentista calabrese che nell’estate 2025 ha attraversato l’Italia da Nord a Sud con 21 concerti tra club, festival e piazze. Una tournée intensa che lo ha visto protagonista in Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Puglia, Basilicata e, naturalmente, Calabria, toccando tutte le province della sua terra d’origine.
Un viaggio musicale potente e verace, costruito solo con voce e chitarre, capace di trasformare ogni palco in un’esperienza di condivisione. Ma ciò che ha reso unico il tour non è stato soltanto lo spettacolo: in ogni tappa, Dalen ha portato con sé un gesto simbolico di accoglienza, regalando ai grandi nomi della musica italiana un mazzetto di origano della Sila.
A Nina Zilli a Crotone, a Noemi, alla Bandabardò, sempre con la stessa frase: «Questo è il profumo della mia terra. Benvenuto a casa». Un dono semplice ma carico di significato, che racconta ospitalità, radici e identità.
Dalen, che nel 2022 ha esordito con il singolo Crotone - un manifesto della condizione sociale del Sud Italia - è oggi una delle voci indipendenti più interessanti della scena cantautorale. Ha già aperto concerti di grandi nomi come Roberto Vecchioni, Cristiano De André, Ron, Brunori Sas, Alex Britti, Sud Sound System, Mario Biondi, Nina Zilli e tanti altri, e nel 2023/24 ha messo insieme cento date con il suo Inspiegabile Tour.
Con la sua scrittura diretta e spesso provocatoria, alterna amore, contraddizioni, errori e rinascita, unendo al rock la profondità della parola. Sul palco è energia pura, tra chitarre acustiche ed elettriche, loop station e drum machine. Un percorso che non si ferma qui: nuovi progetti e nuova musica sono già in lavorazione.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente al termine del suo tour.
L’INTERVISTA
Partiamo dal tour estivo, 21 date in tutta Italia, dalla Calabria al Nord. Cosa ti ha lasciato questo viaggio musicale e qual è stata la tappa più indimenticabile?
«La cosa che mi ha lasciato è che sono stato felicissimo di aver fatto il solo live show. Questo era un solo concert tour, quindi sono andato in giro con un po’ di chitarre, ma ero da solo sul palco. Però sono riuscito a fare veramente uno spettacolo molto potente, molto dinamico e, anche se ero solo, non sembrava affatto. Lo ha detto il pubblico e lo hanno confermato alcuni addetti ai lavori. Ora ho voglia di salire sul palco ancora più potente, con una band almeno in trio o quartetto».
La data più importante?
«Sicuramente l’apertura del concerto di Nina Zilli, soprattutto per il fatto che fossimo a Crotone. Il mio primo singolo si chiama proprio Crotone, e suonarlo lì, con migliaia di persone che cantavano con me, è stato chiudere un cerchio. Un momento fortissimo. L’altro è stato condividere il palco con Cristiano De André: sono cresciuto con le sue canzoni e quelle del padre, trovarmi accanto a lui è stato come tuffarsi nella storia».
In ogni tappa hai regalato un mazzetto di origano della Sila agli artisti. Da dove nasce questa idea?
«Nasce da quello che siamo. Io sono nato in Calabria, ho vissuto anche negli Stati Uniti e in diverse capitali europee, ma l’essere del Sud non te lo togli, nemmeno se vuoi. Così ho pensato: cosa posso donare a chi incontro? Non un regalo scontato, ma un segno di casa. Come ti accoglierebbe una nonna. Allora porto l’origano e dico: “Questo è l’odore della Sila calabrese”. E ti assicuro che nessuno si era mai presentato con un mazzo di fiori di origano! Con Nina e Noemi abbiamo scherzato: facciamo un Sanremo in Calabria e regaliamo origano invece dei fiori».
Nei tuoi testi parli spesso di errori, contraddizioni, ma anche di rinascita. Da dove nasce questa urgenza narrativa?
«Il bacino principale è la mia vita, soprattutto l’inconscio, i sogni, quello che sento senza filtri. Nelle canzoni posso dire tutto, e così provo a conoscere la parte più nascosta di me stesso. Poi c’è l’altra fonte: quello che leggo, ascolto, guardo. Dal cinema alla musica, dai classici come Dante a Pasolini, Bukowski e De André. Sono tutte voci che mi accompagnano».
Il videoclip di Emigrato è stato pubblicato su la Repubblica. Che valore ha avuto per te questo riconoscimento?
«È stato assurdo perché non lo sapevo nemmeno! L’ho scoperto da una giornalista di Milano che mi ha scritto: “Ho cercato Dalen su Google e il primo articolo è su Repubblica, complimenti”. Non so come sia accaduto, ma il mio singolo è lì, recensito, ed è ancora visibile sul loro sito. Una sorpresa bellissima».
Dopo questo tour, cosa bolle in pentola?
«Sto lavorando a nuovi testi e a nuova musica. Ci sarà un nuovo tour e stavolta salirò sul palco con una band, per dare ancora più forza e potenza».
Il tuo sogno più grande?
«Due: il primo è avere una carriera riconosciuta e arrivare a suonare in stadi pieni, perché lì sento che c’è l’energia giusta, il luogo dove devo stare. Il secondo è continuare a crescere, cadere e rialzarmi. Voglio che il mio percorso sia così: pieno di inciampi, ma sempre con la forza di ripartire».
Secondo te la Calabria e il Sud vengono raccontati abbastanza nella musica di oggi?
«Rispetto al passato c’è più consapevolezza. Ma siamo noi i primi a doverci raccontare, a prenderci cura di noi stessi e del nostro territorio. Solo così anche l’esterno ci guarderà con occhi diversi. La nostra terra è unica, e anche un gesto come regalare un mazzetto di origano lo dimostra. Viva la Calabria».
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