E' polemica, a Crotone, anche sull'accoglienza riservata ai naufraghi scampati alla morte il 26 febbraio scorso nel mare davanti alla spiaggia di Cutro. A innescarla è stata, con due post su Facebook corredati da fotografie, Alessandra Sciurba, docente universitaria, attivista per i diritti umani e coordinatrice della clinica legale Migrazioni e diritti dell’Università di Palermo.
La donna si trova in Calabria da venerdì. "Come in mare ha prevalso la logica di polizia e difesa dei confini su quella del soccorso delle persone in pericolo, in terra - scrive oggi - prevale la logica del confinamento e della punizione di chi emigra sul rispetto dell'umanità. Ecco - scrive in riferimento alle foto pubblicate - dove sono reclusi (illegalmente) i sopravvissuti al naufragio di Crotone. Donne uomini e bambini. Un hotspot improvvisato, una piccola Lampedusa anche per loro".
Già ieri la docente aveva scritto: "La certezza che questo paese abbia delle colpe imperdonabili ti toglie il fiato quando scopri, come è successo a noi oggi, entrando dentro il Cara di Crotone prima col Comune e poi con l’onorevole Franco Mari, dove sono stati collocati i sopravvissuti. I superstiti delle famiglie spezzate di cui tutta Italia ha pianto la tragedia, sono reclusi in due capannoni antistanti al centro, due magazzini. Un hotspot improvvisato con la metà dei letti che servirebbero, gli altri dormono sulle panche. Donne e minori in mezzo agli uomini adulti. Il bagno in comune. Le pareti scrostate, nessun riscaldamento. Niente lenzuola. Niente scarpe chiuse. Nemmeno la possibilità, essendo confinati lì se non per poche uscite programmate e scortate, di restare accanto alle bare e ai parenti venuti qui a Crotone da lontano per identificare e piangere i morti. Ed è difficile - continua - rispondere mentre chiedono come potere superare le rigidità insensate delle leggi europee che gli vietano di seguire le salme dei loro cari nei casi in cui queste verranno portate in altri paesi Ue dove si trovano familiari partiti prima di loro. Non dormite sogni tranquilli pensando che almeno ai sopravvissuti sia riservata una solidarietà vera, fatta di rispetto e diritti. Oltre alla verità e alla giustizia sulla morte delle loro famiglie, è loro negata adesso, in terra italiana, anche la dignità delle vittime".
Nessuna risposta ufficiale da parte delle autorità. Il comitato della Croce Rossa Italiana di Crotone si è limitato a rispondere al "Quotidiano del Sud" attraverso la commissaria Pia Ciliana, precisando che ai migranti "non manca assolutamente nulla. Gli ambienti sono riscaldati. Abbiamo distribuito i kit d'ingresso, vestiti, coperte, scarpe". La sistemazione sarebbe stata concordata con la prefettura.
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