di GIAMPIERO TAVERNITI
Un pomeriggio autunnale, trascorso nelle serre vibonesi, nel ricercare un cestino di castagne che ormai sono pronte e per sentire il profumo dei boschi serresi in una salutare passeggiata, immersi in un polmone verde che in ogni suo angolo ci sorprende, regalandoci delle importanti peculiarità.
Oltrepassando Soriano, ci dirigiamo a Gerocarne, un piccolo centro nel parco delle Serre, abitato da poco più di 1800 anime, il palazzo comunale è stato rimesso a nuovo, la piazza centrale è ordinata, pulita e con dei posti auto regolarmente segnati da spazi dedicati. Ci colpisce, la chiesa di Santa Maria de Latinis e San Sebastiano, che ha un restyling appena fatto d’ammirare sulla facciata principale, di fronte veniamo attratti da un murale con una donna che personifica la civiltà contadina della comunità e si erge da mietitrice di grano. Un giro veloce nel borgo mantenuto discretamente nella parte bassa del centro e ci avviamo a "scovare" i maestri vasai che a Gerocarne, hanno longevità nell’essere tramandati. Osserviamo un monumento dedicato a padre Vincenzo Idà, noto missionario nato a Gerocarne, da una famiglia modesta che seppe grazie alla sua spiritualità eucaristico-mariana, fondare due comunità religiose, quelle delle Suore Missionarie del Catechismo, presenti in tutti i cinque continenti e quelle dei Missionari dell’Evangelizzazione, uomo di carisma che annuncia ai poveri il messaggio di Cristo. Il suo corpo e’ custodito nella cappella della Casa Madre delle suore ad Anoia Superiore nel reggino, meta di pellegrinaggi e il suo processo di beatificazione e santificazione, è iniziato il 15 dicembre del 2014. Osserviamo, dei portali in granito di chiara scuola serrese, tantissime case in vendita e chiuse che vengono abitate durante l’estate dai tanti emigranti che hanno lasciato Gerocarne per cercare lavoro e dignità e durante il periodo estivo rientrano al paesello natio che non hanno mai dimenticato e hanno sempre tenuto nel loro cuore.
Non possiamo che non cercare i laboratori dei vasai, scorgiamo un ragazzo con una vespa che dopo averlo fermato per chiedere delle informazioni, ci indico’ con dovizia di particolari , dove li avremmo trovati. Seguendo le indicazioni, appena dopo la farmacia, notiamo un cartello turistico che ci indica il borgo dei vasai , ma prima veniamo accompagnati ad un vasaio molto disponibile che ci ospita nel suo laboratorio, ci spiega della sua vita e ci dimostra come si forma un vaso alla ruota, un vaso di argilla naturale estratta nel territorio gerocarne. Un grande personaggio Bruno, ci spiega che l’arte lui, l’ha imparata guardando i vecchi vasai nel borgo più di sessanta anni fa e che nessuno gliel’ha insegnato, ma e’ stato lui attratto dalla passione dell’artigianato a “rubare “ il mestiere ai suoi avi, osservando e provando a usare la ruota appena a dieci anni, per fare una pignata. Un pomeriggio che ci fa “impantanare” nel significato letterale e parallelo alla materia prima dei vasai, ci impantana di sapere, di curiosità e aneddoti che a Gerocarne, sono stato rinfrescati e sparsi come l’acqua che, il maestro ogni tanto con una mano rende più malleabile l’argilla sul banco lavoro, mentre crea la sua figura che nel caso nostro, era un coperchio per un tegame. Magia su magia, Bruno dopo averci ringraziato della visita, voleva offrirci un caffè, ma noi ci siamo ripromessi di tornare un altro giorno e che avremmo dovuto proseguire la visita nel paese. Lo stesso sorrise e ci prego’ di andare a visitare il borgo dei vasai e di vivere altre esperienze gerocarnesi, perché questa tradizione potrebbe perdersi con il passare del tempo, visto che nessuno vuole più cimentarsi a farlo e tanti vanno via dal paese.
Lo ringraziamo per la dritta che ci ha dato, dopo una decina di minuti e dopo aver percorso un' irta salita , finalmente siamo arrivati all’antico borgo dei vasai. Un grazioso conglomerato di case, dall’altro osserviamo il centro vibonese e ammiriamo una vecchia fontana in ferro di quelle che nei paesi di un tempo era immancabile, osserviamo vasi colorati esposti ed appesi per le viuzze ed a un certo punto scorgiamo delle piccole pignate e caraffe per acqua, esposte al sole che dovevano asciugarsi naturalmente, prima di essere infornate. Chiara, è la vicina presenza di un antico laboratorio, ma osservando la casa, la potremmo definire un' antica bottega dell’arte della ceramica. Salutiamo e veniamo accolti da padre e figlio, titolari del laboratorio, Tommaso il figlio che dopo averci dimostrato come si crea una” bumbula” per l’acqua, di quelle usate un tempo dai contadini che portavano l’acqua agli zappatori, ha voluto spiegarci che non ha voluto lasciare la nostra terra come tanti, ma ha voluto fare impresa qui, sfruttando l’arte che il padre le ha tramandato e insegnato, padre Domenico che presente parla a sua volta di suo padre antico vasaio e di suo nonno che parti in quella bottega che ormai aveva circa duecento anni. Magia, modellata di arte, di identità che questo pomeriggio a Gerocarne, ha voluto regalarci e che di sicuro resterà nel "cassetto-caveau" dei ricordi di Calabria più belli e più profondi, al pari delle radici profonde che da queste parti considerato anche la posizione montana vicina, non gelano mai e padre Domenico, ha voluto trasmettere questo messaggio che noi abbiamo captato e reso tesoro di un qualche cosa di prezioso che nel vibonese ancora resiste e viene rafforzato dalla tenacia tradizionale di diverse famiglie di vasai.
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