Dopo la nostra prima inchiesta, che aveva acceso i riflettori sulle minacce e i boicottaggi subiti dagli autisti Uber all’aeroporto di Lamezia Terme (LEGGI QUI), alla redazione è giunta una nuova segnalazione.
A contattarci sono stati direttamente alcuni NCC affiliati alla piattaforma, che denunciano una situazione ancora più grave di quanto emerso inizialmente: aggressioni fisiche, sabotaggi sistematici e, soprattutto, un clima di impunità che favorirebbe i comportamenti più violenti.
Secondo quanto riportato nella nuova testimonianza, a Lamezia si starebbe assistendo a un’escalation di tensioni che rende impossibile il normale svolgimento del servizio Uber: “Il problema che affrontiamo in Calabria è lo stesso che esiste in molte parti del mondo – spiegano gli autisti – ma questo non significa che dobbiamo rassegnarci. Non possiamo continuare a nasconderci dietro il detto ‘mal comune, mezzo gaudio’. Perché non provare a distinguersi in positivo, a partire proprio dalla Calabria?”
La denuncia non si limita a evidenziare i problemi. È anche un appello alla coscienza civile e istituzionale: “Sarebbe ora che qualcuno dicesse: iniziamo da qui. Serve il coraggio di cambiare. Perché non partire proprio da Lamezia per dare un esempio virtuoso?”
Nel lungo sfogo ricevuto in redazione, gli NCC raccontano episodi inquietanti: “Uno dei nostri autisti, padre di famiglia, è stato aggredito fisicamente. Altri vengono seguiti in auto, insultati, bloccati. Alcuni tassisti girano con bastoni o catene nei veicoli. E i nostri clienti, spesso turisti o persone anziane, assistono terrorizzati a queste scene”.
Ma ciò che più sconcerta è l’accusa rivolta alle forze dell’ordine: “In alcuni casi – denunciano – la polizia dell’aeroporto ha persino costretto nostri autisti a far scendere clienti già paganti, per affidarli ai tassisti, tra cui anche colui che aveva dato origine alla lite. È inaccettabile. Dov’è la tutela per chi lavora legalmente, tramite app, con sistemi tracciabili e pagamenti digitali?”
Gli NCC sottolineano l’assurdità di alcune contestazioni che ricevono: “Ci accusano di fare ‘servizio di piazza’, ma è tecnicamente impossibile: Uber funziona solo tramite prenotazione via app. È come accusare un rider di Glovo di fermarsi per strada a prendere un panino su richiesta. Tutto è tracciato, tutto è digitale. Persino le mance si danno online”.
Anche sulla questione della sede operativa, i conducenti replicano: “Ci chiedono di passare dalla sede di Catanzaro prima di prendere clienti in aeroporto. Ma se stiamo già scaricando un passeggero lì, e ci arriva una prenotazione per un ritorno, dovremmo ignorarla? È irragionevole e contrario al buon senso”.
Alla base delle tensioni, secondo gli NCC, ci sarebbe una semplice verità economica: Uber costa meno. “Una tratta Lamezia–Catanzaro con noi costa circa 29 euro, mentre i tassisti chiedono anche 70. E quando il cliente sceglie Uber, si scatena l’inferno”.
Tra le accuse: sabotaggi con prenotazioni fasulle e cancellazioni all’ultimo minuto, per far perdere tempo e carburante agli autisti. “È un vero e proprio boicottaggio organizzato”, dicono.
Gli autisti non intendono alimentare scontri o criminalizzare l’intera categoria dei tassisti. “Ci sono tassisti onesti, che prendono le distanze da certi comportamenti. Ma purtroppo a prevalere sono i più violenti, mentre gli altri tacciono per paura”.
La conclusione è un appello al senso civico e alla responsabilità delle istituzioni: “Non vogliamo demonizzare nessuno. Vogliamo solo essere lasciati in pace a lavorare. Se non vi va bene, esiste una soluzione: o si migliora il proprio servizio, o si cambia mestiere. Il territorio ha bisogno di trasporto moderno, trasparente, efficiente. Non di intimidazioni”.
La redazione continuerà a monitorare la vicenda, raccogliendo testimonianze e sollecitando risposte da parte delle autorità competenti.
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