di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
“Va sempre peggio. Sono qui, davanti al Tribunale per chiedere giustizia e dare nuovamente voce alla mia vicenda incredibile”.
Solo le parole accorate dell’imprenditore di Reggio Calabria Francesco Quattrone ancora una volta in catene davanti al Tribunale di Catanzaro in segno di protesta.
Quattrone era finito nelle maglie dell'operazione “Entourage” nel 2010 e spedito in carcere con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, ma il Tribunale lo ha assolto.
La storia del sequestro va avanti e finisce e i suoi beni confiscati: due ristoranti, due pizzerie e un albergo a Reggio Calabria. E oggi non ha più nulla.
Ma lui on si arrende e va avanti nella protesta personale e con la sua battaglia legale. Ma giustizia non gli da ragione. Di recente, un’altra batosta. La Corte D’Appello di Catanzaro dopo l’udienza dello scorso 19 di aprile rigetta la revisione del processo presentata dai legali Vazzano e Anselmo Mancuso che manda nella disperazione l’imprenditore.
“Ora Sono stanco e voglio solo giustizia – tuona Quattrone - sono qui per dire ai giudici di rivedere la sentenza”.
Gli avvocati Vazzano e Anselmo Mancuso hanno già preannunciato ricordo in Cassazione con eventuale spostamento del processo in una sede diversa da quella di Catanzaro.
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