
Nell’ambito dell’utilizzo dell’energia elettrica, quello della potenza impegnata (o, più popolarmente, “potenza del contatore”) è un aspetto di fondamentale importanza. Con tale locuzione si fa riferimento al valore massimo di kW (kilowatt) che un fornitore di energia elettrica mette a disposizione del consumatore; tale valore è chiaramente specificato sul contratto di fornitura.
Come moltissimi avranno sperimentato, se si utilizzano simultaneamente elettrodomestici e dispositivi elettronici, si può arrivare a superare il valore di potenza impegnata. Se ciò si verifica, la fornitura di energia elettrica si interrompe (è però previsto un margine di tolleranza del 10%) ovvero, usando un linguaggio meno tecnico, il contatore “salta”.
La potenza impegnata non deve essere confusa con la “potenza disponibile” che è un parametro che tiene conto del margine di tolleranza del 10%. In sostanza, se la potenza impegnata è 3 kW, la potenza disponibile è 3,3 kW.
Potenza impegnata: come evitare disagi
Quando si analizzano le offerte elettricità per trovare quella più in linea con le proprie esigenze, è opportuno scegliere una potenza impegnata adeguata all’utilizzo che tipicamente si fa dell’energia elettrica. Così facendo si eviteranno sia i disagi derivanti da un sottodimensionamento, sia spese superflue dovute a un sovradimensionamento.
Scegliendo un valore troppo basso, il rischio è quello che le interruzioni di energia elettrica dovute al “contatore che scatta” siano numerose. È un problema piuttosto frequente nelle famiglie numerose, dove è piuttosto comune l’uso contemporaneo di dispositivi ed elettrodomestici molto energivori (asciugacapelli, stufa elettrica, lavastoviglie, forno elettrico ecc.).
Nella maggior parte dei casi, i contratti di fornitura luce prevedono una potenza impegnata di 3kW. È un valore medio che consente di svolgere tranquillamente diverse attività che comportano il consumo di energia elettrica, ma superarlo non è poi così difficile. Qualora le interruzioni giornaliere siano numerose, si può valutare un valore più alto.
Sovradimensionamento: una spesa inutile
Scegliere una potenza impegnata sovradimensionata rispetto a quelle che sono le reali esigenze domestiche comporta un costo inutile sulla bolletta dell’energia elettrica. In sostanza, si paga una quota fissa superiore ogni mese per il “diritto” ad avere più energia elettrica disponibile, senza poi di fatto beneficiarne.
La richiesta di un aumento della potenza impegnata risulta invece di solito utile nel caso di famiglie numerose dove è frequente l’utilizzo contemporaneo di molti elettrodomestici e anche in quelle case dove, per varie motivazioni, c’è la necessità di un uso simultaneo di molti dispositivi energivori.
Per quanto riguarda le utenze domestiche, le taglie normalmente proposte sono 3 kW (la più comune), 4,5 kW e 6 kW.
Come scegliere la potenza impegnata giusta?
Tra i vari dati riportati sulla bolletta dell’energia elettrica, è possibile trovare anche la voce: “livello massimo di potenza prelevata”. Se in ogni bolletta i livelli di potenza risultano inferiori ai 3 kW, non c’è alcuna ragione di richiedere un aumento al fornitore.
Al contrario, se le interruzioni di energia elettrica sono particolarmente numerose, può essere opportuno considerare l’eventualità di passare a un livello maggiore di potenza. Per variare la potenza impegnata, è necessario presentare una richiesta al proprio fornitore che, a sua volta, contatterà il distributore di zona.
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