L’uccisione dell’Avvocato Torquato Ciriaco è rimasto ancora senza responsabili.
LEGGI QUI LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE
Difendo Michienzi Francesco, imputato nel procedimento che si è concluso con sentenza assolutoria anche nei suoi confronti, nonché collaboratore di giustizia dal 2 Aprile del 2006.
Nel verbale del 29/09/2006, allo scadere dei 180 gg previsti dalla legge per rendere le proprie dichiarazioni a tenore collaborativo, Michienzi parla per la prima volta di tale fatto.
E sin dall’inizio della sua collaborazione il Michienzi ha sempre detto la verità.
In ordine al presente fatto Michienzi non si è mai dichiarato colpevole, ma ha solo detto quanto fosse a sua conoscenza.
Dall’inizio Michienzi ha detto che il suo intervento nell’ambito del presente scenario delittuoso era stato quello di effettuare delle perlustrazioni dei luoghi relativi al castello, detto anche “casale”, o “casino” dell’Avv. Ciriaco finalizzate al furto di alcuni trattori per come gli era stato richiesto dai suoi ex sodali.
Michienzi nel tempo trascorso per perlustrare i luoghi attinenti l’abitazione del Ciriaco, però, si era reso conto dell’astio che manifestavano coloro i quali gli avevano richiesto di fare tali avvistamenti col binocolo e iniziò a capire che le intenzioni di costoro potevano essere indirizzate a qualcosa di più grave, ma mai pensando alla sua eliminazione fisica, il tutto sempre per propria percezione, mai esternata e dichiarata da qualcuno quale frutto delle sue considerazioni e riflessioni, mai reso edotto di nulla, mai manifestatogli il vero nome di colui che sarebbe dovuto essere ucciso, tale “cane”-
Tale consapevolezza viene avvalorata in toto a cose fatte, ovvero una volta appreso dell’omicidio dai media, poiché Michienzi non era presente sul posto quando fu commesso il fatto, aveva smesso di perlustrare i luoghi già da un mese prima del fatto poi compiuto
Pertanto nel nostro ordinamento giuridico la responsabilità si misura con prove individualizzanti che inchiodano i colpevoli con riferimenti specifici, non con le percezioni, con le intuizioni personali.
Lo spiraglio aperto dal Michienzi su tale fatto è diventato nel tempo, man mano che sopraggiungevano altre “prove” raccolte dall’accusa, una voragine nella quale però sono implosi tutti gli elementi a carico degli indagati, poiché le ulteriori “prove” non sono state ritenute evidentemente idonee a suffragare la tesi accusatoria, alt, non mossa dal Michienzi, ma dall’organo preposto per legge, ovvero la Pubblica Accusa che si è servita del Michienzi quale strumento probatorio, evidentemente non sufficiente a formare quella che per il nostro diritto penale costituisce la fonte di accertamento di fatti a carico di qualcuno.
Ma il collaboratore di giustizia non deve offrire tutto il tappeto probatorio all’accusa, deve solo mettere a conoscenza chi di dovere, di ciò che sa, non può garantire i riscontri alle proprie dichiarazioni.
Se poi nel corso del tempo dovesse intervenire qualche altra fonte di prova, questa potrà trovare in quella resa dal Michienzi l’ancora su cui saldarsi, se ritenuta congrua e soddisfacente, fondando la giusta piattaforma per poter addivenire a una condanna nei confronti di qualcuno.
Michienzi non si è mai dichiarato colpevole di tale fatto, sia chiaro. Ecco perché quale suo difensore ho inteso richiederne l’assoluzione.
“Avvocato mi dispiace solo di una cosa: per i parenti dell’Avvocato Ciriaco che non hanno ancora avuto giustizia, ma mi sarebbe ancor di più dispiaciuto se avessero condannato ingiustamente qualcuno, perché quelle che sono le mie convinzioni restano tali e non ho mai avuto la pretesa che potessero costituire la pietra miliare della giustizia-
Meglio un colpevole fuori che un innocente dentro - Io ho dato quello che ho potuto - perché quello che ho vissuto ho detto. Ma non mi sono mai sentito colpevole di quell’efferato delitto”.
Questo mi ha detto nell’immediatezza della sentenza FrancescoMichienzi. Questo doverosamente sento di dover esternare nell’epilogo, ritengo, di questa triste , tristissima vicenda non solo di vita, ma anche giudiziaria, per non aver alimentato, in un arco di tempo di oltre un decennio, inutili aspettative di giustizia.
Ma un conto è rimanere delusi dalla mancata “vendetta giudiziaria”, un altro è applicare i giusti principi dettati dalla norma penale che pur vige nel nostro ordinamento a garantire una giustizia piena, perché fondata su prova piena, nel pieno contraddittorio tra le parti.
Il tutto corroborato con prove scientifiche, testimoniali, documentali, storiche, fisiche, dati biometrici che aiutino a identificare in modo specifico un individuo come autore di un reato perché lo collegano direttamente a un crimine.
Michienzi da solo non poteva dare alla giustizia tutto questo.
Ma nulla è perduto. Se qualcuno vorrà un domani mettersi una mano sulla coscienza per togliersi un peso, potrà farlo su un cuscino reso ormai fin troppo morbido.
Il responsabile oggi ritiene di avere avuto la meglio sfuggendo alle maglie della giustizia, perché qualcuno quella sera ha pur sparato uccidendo un padre di famiglia e chissà, un domani potrebbe far tornare una figlia a casa dicendo tra sé: “Papà giustizia è fatta!” e magari scrollarsi di dosso un peso non indifferente, oltre che assicurarsi un futuro fuori dal carcere.
Per carità, nessun riferimento a persone specifiche, specialmente a quelle oggi dichiarate assolte dal fatto.
Intelligentibus pauca.
PS Nella speranza che qualcuno lo sia!
Avv. M. Claudia Conidi Ridola
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