Parco Eolico nel Golfo di Squillace: preoccupazioni e osservazioni al Ministero dell’Ambiente

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Foto di repertorio
  20 settembre 2024 19:08

di CARLO MIGNOLLI

Un imponente parco eolico galleggiante nel cuore del Mediterraneo: il progetto "Enotria" si propone di trasformare il Golfo di Squillace, a largo di Punta Stilo, in un centro nevralgico di produzione di energia rinnovabile, con una potenza complessiva di 555 MW. Tuttavia, la realizzazione di questo progetto ha sollevato preoccupazioni significative, non solo per l'impatto ambientale e paesaggistico, ma anche per i dubbi sulla sua sostenibilità economica e legale. Ecco i punti più controversi sollevati nelle osservazioni al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, che portano la firma dell’Avvocato Natalina Raffaelli del Foro di Catanzaro eseguite per Italia Nostra Catanzaro.

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La cessione del progetto: una questione di trasparenza?

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Uno dei primi elementi critici riguarda la cessione del progetto dalla società proponente originale, Acciona Energia Global Italia s.r.l., alla neocostituita Parco Eolico Flottante Enotria s.r.l. La nuova entità ha un capitale sociale ridotto a soli 21.600 euro, a fronte di un’opera del valore di oltre 1,6 miliardi di euro. Non sono state fornite garanzie fideiussorie per assicurare la copertura dei costi di manutenzione, dismissione o eventuali danni ambientali, paesaggistici o alla salute pubblica.

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In una regione come la Calabria, ad alto rischio di infiltrazioni mafiose, questa situazione appare ancor più preoccupante. Non sono state prese misure preventive per evitare potenziali attività criminali legate alla gestione dell'impianto, né è stata avviata una collaborazione con le autorità competenti, come le Prefetture o la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e Reggio Calabria.

La redazione del SIA: un documento insufficiente

In risposta al parere ministeriale n. 43 del 25 gennaio 2024, la società proponente del Parco Eolico Flottante Enotria ha dichiarato che il proprio Studio di Impatto Ambientale (SIA) e la documentazione allegata sono stati redatti nel pieno rispetto delle normative vigenti. Tuttavia, questa affermazione risulta vaga e poco convincente, soprattutto alla luce delle indicazioni fornite dalla Commissione Tecnica PNRR-PNIEC.

La Commissione aveva infatti stabilito l'obbligo di redigere il SIA seguendo i contenuti minimi riportati nell’Allegato VII del D.Lgs. 152/2006 e in conformità con le Linee Guida SNPA 28/2020. Ciò significa che ogni singolo elemento di valutazione del progetto dovrebbe essere confrontato puntualmente con le specifiche disposizioni normative, cosa che nella risposta della società appare non sufficientemente chiara.

Il Ministero dell’Ambiente, in una risposta ufficiale del 19 aprile 2024, ha ulteriormente chiarito che, pur essendo previsto dall'art. 26-bis del D.Lgs. 152/2006 l'avvio di una fase preliminare per concordare il grado di dettaglio della documentazione con l'Amministrazione, il progetto presentato deve comunque avere un livello di dettaglio equivalente a quello di fattibilità tecnico-economica previsto dal nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs. n. 36/2023). Tale livello è necessario per fornire all'Amministrazione tutti gli elementi utili a una valutazione adeguata.

In particolare, il piano di fattibilità tecnico-economica dovrebbe individuare la soluzione migliore in termini di rapporto costi-benefici per la collettività, nonché includere tutte le indagini e studi necessari per definire gli aspetti dimensionali, tipologici e tecnologici del progetto. Dovrebbero inoltre essere presenti tutti gli elementi necessari per il rilascio delle autorizzazioni e approvazioni, inclusi i piani di esproprio, qualora previsti.

Al contrario, le proposte presentate da Parco Eolico Flottante Enotria risultano generiche e prive del necessario supporto di indagini approfondite. Mancano studi che permettano di identificare con chiarezza i capisaldi del progetto, rendendolo poco solido e suscettibile di modifiche non adeguatamente motivate in futuro.

Carenze nei dettagli progettuali: dubbi sulla fattibilità

La risposta fornita dalla società proponente non soddisfa i chiarimenti richiesti dalla Commissione Tecnica PNRR-PNIEC nel parere n. 43/2024. In particolare, le relazioni tecniche presentate non forniscono informazioni dettagliate sull'idoneità dei porti di Crotone e Corigliano Calabro per gestire le operazioni di allestimento, manutenzione e smaltimento delle strutture offshore. Questi documenti si limitano a osservazioni generiche che non affrontano l'impatto economico negativo che tali attività potrebbero avere sui porti, già impegnati in attività turistiche e commerciali.

Il progetto, inoltre, non include una valutazione sull'efficienza delle infrastrutture di trasporto via terra necessarie per il trasferimento dei materiali ai porti, nonostante le limitazioni del sistema viario e ferroviario della regione. Mancano anche dettagli tecnici cruciali, come la descrizione dell'allestimento dei singoli aerogeneratori, delle stazioni elettriche, delle fondazioni galleggianti e delle operazioni di rimorchio, che potrebbero generare inquinamento atmosferico.

Non sono stati forniti nemmeno chiarimenti sull'uso di elicotteri per il trasporto di materiali e personale, né indicazioni sulle basi di atterraggio o le caratteristiche del velivolo. La società tace inoltre sul fatto che, almeno in una fase iniziale, tutte le operazioni saranno gestite dal porto di Augusta, a causa dell'inadeguatezza dei porti calabresi.

Anche altri aspetti sollevati dalla Commissione restano irrisolti. Non è stato presentato un progetto dettagliato per il collegamento degli aerogeneratori alle sottostazioni onshore, ma solo ipotesi vaghe e non definitive. Inoltre, non sono stati forniti studi completi sugli habitat marini interessati dagli ancoraggi e dalle zavorre, come richiesto dalle normative ambientali. La risposta della società si limita a rinviare a documenti tecnici descrittivi che non dissipano i dubbi della Commissione, e le modifiche apportate al progetto sembrano più dettate da necessità che da una reale ottimizzazione, sollevando preoccupazioni sulla tutela del paesaggio e delle risorse locali.

Infine, manca un’analisi approfondita del fondale marino, nonostante il progetto preveda un cavo offshore lungo 52 km, che impegnerà una vasta area del fondale senza una valutazione adeguata dei rischi.

Preoccupazioni su rischi geologici e sismici

La costa ionica calabrese, caratterizzata da una forte attività sismo-tettonica e da un dinamismo morfo-dinamico, presenta rischi significativi che il progetto del Parco Eolico Flottante Enotria sembra ignorare. Lungo questa fascia costiera, i fenomeni gravitativi, l'erosione e la presenza di "vulcani di fango" rappresentano una minaccia concreta, potenzialmente responsabile di frane, terremoti e perfino tsunami. Nonostante questi rischi, la società proponente non ha presentato studi adeguati sul geohazard, ovvero i pericoli geologici legati alle numerose faglie presenti nell’area, alcune delle quali interessano direttamente il sito del progetto, come nel caso del canyon sottomarino presso la foce del fiume Crocchio.

Un'altra lacuna riguarda l'assenza di un'analisi dettagliata sull'impatto geologico dei cavi elettrici onshore. Nonostante la complessità del terreno e le differenti quote altimetriche del percorso dei cavi, non è stato fornito alcuno studio sulla loro esatta localizzazione, sulla distanza dagli insediamenti abitativi o produttivi, né sui dettagli tecnici delle trivellazioni necessarie per l’installazione. Le ipotesi proposte per il collegamento della costa con la stazione elettrica di Scandale risultano vaghe e prive di supporto tecnico.

Infine, le infrastrutture previste, come edifici e strade di collegamento, non sono descritte con precisione, lasciando incerto l’impatto ambientale complessivo del progetto. Anche le configurazioni di ormeggio delle strutture galleggianti non tengono conto dei possibili fattori esterni, come vento, correnti marine o tsunami, aumentando le preoccupazioni sulla sicurezza e la sostenibilità del progetto in una zona geologicamente fragile.

Calore e campi elettromagnetici indotti

Nonostante gli sforzi dichiarati per ridurre l'impatto ambientale e paesaggistico del parco eolico Enotria, la società proponente non ha fornito informazioni relative al calore generato dai cavi sotterranei né ai campi elettromagnetici prodotti.

L'energia elettrica trasmessa tramite cavi produce inevitabilmente calore, che viene rilasciato nell'ambiente circostante. In mare, l'acqua tende a dissipare questa energia, mentre sulla terraferma il riscaldamento può estendersi anche a diversi centimetri dal cavo, con una maggiore emissione di calore per i cavi a corrente alternata rispetto a quelli a corrente continua. Questo fenomeno può innalzare la temperatura attorno ai cavi di oltre 2,5°C, alterando le condizioni chimiche e fisiche del terreno o dell’acqua circostante, influenzando microecosistemi e comunità microbiche.

Particolare preoccupazione deriva dai campi elettromagnetici generati dai cavi elettrici, soprattutto quelli sottomarini. La forza di questi campi varia a seconda della corrente trasportata e diminuisce con la distanza dal cavo, ma rimane comunque significativa: nei cavi sottomarini con intensità di 1600 A, i campi magnetici generati possono raggiungere i 3200 μT, riducendosi a 320 μT a un metro di distanza e a 110 μT a quattro metri.

L'impatto sulla fauna marina è rilevante. Molte specie che popolano il Mar Ionio, come squali, razze, pesci ossei (tonno, pescespada, anguille) e mammiferi marini (delfini, balene), sono sensibili ai campi elettromagnetici, che utilizzano per orientarsi e migrare. In particolare, specie come gli elasmobranchi, dotati di organi sensoriali noti come “ampolle di Lorenzini”, usano questi campi per rilevare prede o predatori. I campi elettromagnetici generati dai cavi possono interferire con questo processo, allontanando le specie più sensibili e compromettendo i loro spostamenti tra aree ecologiche cruciali, come quelle di alimentazione o riproduzione.

Anche per altre specie, come le anguille, è dimostrato che l'intensità dei campi elettromagnetici influisce sul comportamento migratorio. Sebbene i dati sugli effetti sugli invertebrati siano limitati, studi recenti suggeriscono possibili modifiche nel comportamento di alcune specie, come l'aragosta americana, in presenza di cavi ad alta tensione.

Nonostante questi potenziali rischi, la società proponente non ha fornito alcuna analisi sugli effetti del calore o dei campi elettromagnetici del progetto Enotria, né ha valutato adeguatamente l'impatto su specie sensibili o sugli ecosistemi marini e terrestri che potrebbero essere compromessi dal passaggio dei cavi tra i 37 aerogeneratori dell’impianto.

Impatti sottovalutati su fauna marina e aviaria

La società evita di fornire risposte adeguate ai rilievi sollevati dalla Commissione Tecnica riguardanti l'impatto dell'impianto eolico su fauna marina e avifauna. Nonostante le richieste di studi specifici sulla migrazione e distribuzione di cetacei, tartarughe marine come la Caretta caretta, uccelli migratori e specie minacciate, la società si limita a rimandare a documenti già giudicati insufficienti dalla stessa Commissione, senza offrire alcun dato concreto riferito all'area del Golfo di Squillace.

In realtà, quest'area è un importante habitat per molte specie marine e terrestri. Le acque tra l'impianto offshore e la costa calabrese sono attraversate da balene e altre specie migratorie, mentre le spiagge sono siti di nidificazione per le tartarughe Caretta-caretta. Inoltre, il golfo è una zona di riproduzione e allevamento per diverse specie ittiche, come il gambero rosa e rosso, naselli e anguille.

L’impatto dell’impianto eolico sulla fauna marina sarebbe significativo, non solo per il rumore prodotto durante la costruzione e la gestione delle turbine, ma anche a causa delle interferenze elettromagnetiche e degli ostacoli fisici rappresentati dai cavi e dai 222 ancoraggi necessari. Tali ostacoli potrebbero alterare l’ambiente marino e disturbare il comportamento delle specie ittiche, con conseguenze negative sull'ecosistema.

Anche l’avifauna sarebbe fortemente minacciata. L’area del Golfo di Squillace è attraversata da importanti rotte migratorie e ospita numerose specie di uccelli stanziali e migratori. La presenza delle enormi turbine eoliche, alte 355 metri e con un rotore di 310 metri di diametro, creerebbe una barriera invalicabile per questi volatili, con gravi rischi di collisione e disturbo nelle loro abitudini migratorie. La società ha proposto la verniciatura delle pale in grigio chiaro con strisce rosse e bianche per garantire la sicurezza aerea, ma questa scelta appare insufficiente per garantire la visibilità agli uccelli, soprattutto in condizioni meteorologiche avverse, dove colori come l’arancione o il giallo fluorescente sarebbero più adatti.

L’impianto eolico, inoltre, provocherebbe inquinamento luminoso e acustico, con effetti devastanti non solo a livello locale, ma anche lungo le principali rotte migratorie globali. Questi impatti, già evidenti negli studi preliminari, rischiano di stravolgere l’equilibrio ambientale, mettendo a rischio un ecosistema di grande valore naturalistico e una biodiversità unica. Tuttavia, la società proponente ha scelto di rimandare qualsiasi monitoraggio a dopo la realizzazione dell’impianto, senza considerare i possibili danni irreversibili che potrebbero verificarsi, anteponendo il profitto economico alla tutela del territorio e della fauna.

L’impatto sul paesaggio calabrese: un danno irreversibile

L'installazione di 37 turbine eoliche, ognuna alta oltre 354 metri sul livello del mare, avrà un impatto visivo devastante sul paesaggio del Golfo di Squillace e delle aree limitrofe. Nonostante la società proponente sostenga che l'impatto visivo sarà minimo e circoscritto all'area marina, tale affermazione appare poco credibile. In realtà, la presenza delle enormi turbine sarà ben visibile non solo lungo la costa, ma anche da località interne e da punti panoramici elevati, compromettendo la visuale di un paesaggio che da sempre rappresenta un'armoniosa fusione tra mare, cielo e terra.

Contrariamente a quanto dichiarato, le torri eoliche interromperanno drammaticamente l'orizzonte, eliminando quella sensazione di infinito e di legame spirituale che la popolazione calabrese ha con il suo mare. Questa presenza massiccia e invadente si pone in netto contrasto con il valore storico, artistico e naturalistico che caratterizza il territorio costiero ionico. Le foto presentate dalla società, scattate da punti selezionati in modo strategico, non possono nascondere il fatto che lo skyline sarà dominato dalle pale rotanti delle turbine, alterando irrimediabilmente l'identità del paesaggio.

L’arroganza della società emerge anche nel momento in cui sostiene che la realizzazione dell’impianto rappresenti una "nuova stratificazione" paesaggistica, giustificando il sacrificio del territorio calabrese in nome del progresso economico. Ancor più sconcertante è la dichiarazione secondo cui la foschia frequente impedirebbe di godere appieno del paesaggio per gran parte dell'anno, come se questo giustificasse la distruzione dell'ambiente e della cultura calabrese.

A peggiorare ulteriormente la situazione, il progetto prevede un analogo impatto devastante sulla terraferma per la costruzione dell’impianto onshore. Le opere necessarie, tra cui cavidotti, trivellazioni e stazioni elettriche, sottrarranno ulteriori terreni all'agricoltura locale, già duramente colpita. Tra gli interventi previsti, è certa la rimozione di circa 200 piante di ulivo, senza però chiarire dove e come saranno reimpiantate. Le aree naturali protette, incluse quelle della rete Natura 2000, come la Foce del Crocchio e altre zone di pregio naturalistico, saranno interessate dal passaggio dei cavi, con conseguenze ancora poco chiare su ecosistemi già fragili.

L'assenza di studi dettagliati sull’impatto ambientale delle opere e la mancanza di trasparenza sui terreni coinvolti dimostrano la superficialità con cui è stato affrontato il progetto, lasciando preoccupanti interrogativi sugli effetti che questo intervento avrà sull'economia e sull'ambiente calabrese.

L’impatto su navigazione e pesca: un colpo al turismo e all’economia calabrese

La creazione di un’ampia zona di rispetto intorno all’area destinata all’impianto eolico offshore, dove sarà vietata la navigazione, rappresenta una significativa riduzione delle acque disponibili per diverse attività. Questo restringimento influirà negativamente non solo sulla navigazione di navi commerciali e da diporto, ma anche sulle attività di pesca professionale e sull’arrivo di grandi navi da crociera, che finora hanno solcato le coste calabresi permettendo ai turisti di esplorare le bellezze locali.

Nonostante le gravi conseguenze che questo progetto comporterà per l’economia e il turismo della regione, nessuna misura di mitigazione è stata proposta dalla società proponente, né si è discusso dell’impatto economico e sociale che subiranno queste importanti attività, vitali per la Calabria.

L'impatto sul patrimonio storico e archeologico: rischi non valutati e tutela insufficiente

La tutela del ricco patrimonio storico e archeologico della Calabria, interessata dal progetto dell’impianto eolico, sembra essere trattata con superficialità. Limitarsi ad affermare che l’intervento avverrà ai margini delle aree archeologiche protette non appare sufficiente, considerata la storia millenaria della regione, che ha visto il susseguirsi di civiltà greche, romane, bizantine, normanne, francesi e spagnole. Il territorio calabrese, così come le acque ioniche antistanti, custodiscono un patrimonio ancora in gran parte inesplorato, come dimostra il ritrovamento di due reperti archeologici e i resti di un aereo della Seconda Guerra Mondiale emersi durante i primi sopralluoghi.

La mancanza di indagini approfondite sui terreni e sulle aree marine coinvolte, e l’assenza di dati precisi sulla profondità e l'estensione degli scavi previsti, solleva seri dubbi sulla validità del progetto dal punto di vista della protezione del patrimonio culturale.

Manutenzione e rischi ambientali

Preoccupazioni emergono anche per quanto riguarda le soluzioni tecniche adottate per la manutenzione dell’impianto, in particolare per la rimozione del biofouling, cioè gli organismi che si attaccano alle superfici sommerse. Non è chiaro come si intendano svolgere queste operazioni in modo sicuro e rispettoso dell’ambiente, né quali sostanze saranno utilizzate per il lavaggio delle strutture sommerse, rischiando di introdurre potenziali inquinanti nel mare.

Impatto sull’economia e sull’identità storica e culturale calabrese

Il progetto dell’impianto eolico solleva serie preoccupazioni non solo per l’ambiente, ma anche per l'economia e l’identità culturale della Calabria. Le misure di mitigazione indicate appaiono inadeguate, mentre mancano dettagli sugli effetti su settori chiave come la pesca, il turismo e l’agricoltura. Le possibili conseguenze di incidenti e la loro gestione non vengono chiaramente affrontate, così come l’impatto su ordine pubblico e criminalità organizzata.

Nel confronto tra costi e benefici per la popolazione locale, il saldo sembra essere decisamente negativo, come dimostrano le numerose petizioni sottoscritte dai cittadini, che continuano a opporsi fermamente al progetto. L’ultima di queste iniziative ha raccolto oltre 2.500 firme in pochi giorni.

Contrariamente alle promesse della società proponente, non sembra possibile individuare benefici concreti per la Calabria. Il progetto Enotria rischia di compromettere gravemente settori cruciali come il turismo, la pesca e la cantieristica navale, mettendo in pericolo l’economia locale e migliaia di posti di lavoro. L’industria turistica, che aveva appena iniziato a fiorire, potrebbe essere decimata, così come la pesca ricreativa e le competizioni di vela internazionali. A fronte di tutto ciò, l’incremento occupazionale promesso, stimato tra le 200 e 300 unità, sembra risibile, soprattutto considerando che i ruoli più specializzati saranno affidati a personale già in forza alla società proponente.

Non è prevista alcuna compensazione economica per la Calabria, già autosufficiente in termini di produzione energetica. La regione, infatti, produce già molta più energia di quanto consuma, esportando una significativa quota del proprio surplus. Eppure, si prospetta la realizzazione di un ulteriore mega impianto da 555 Mwh, destinato a incrementare l’export di energia verso altre regioni e Paesi, con scarsi o nulli vantaggi per la popolazione locale.

Il rischio, dunque, è quello di trasformare il mare calabrese in una piattaforma produttiva al servizio di interessi esterni, con ulteriori progetti eolici che potrebbero compromettere anche le rotte di navigazione commerciale, turistica e militare, nonché quelle della fauna marina e degli uccelli migratori.

Questo progetto, se approvato, rappresenterebbe una vera e propria trasformazione paesaggistica e culturale della Calabria, con impatti devastanti sull’ambiente, sull’economia e sull’identità storica della regione. Si unisce pertanto la voce di chi chiede il rigetto del progetto per la realizzazione del Parco Eolico Flottante nel Golfo di Squillace, con la consapevolezza che la tutela del patrimonio naturale e culturale della Calabria debba essere una priorità, e non un sacrificio sull’altare del profitto.

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