Da sempre la Parrocchia di S. Giuseppe di Catanzaro nel quartiere Piano Casa ha avuto come obiettivo caratterizzare tramite segni e simboli l’altare della reposizione al fine di dare un significato vero a quello che erroneamente viene chiamato ancora “sepolcro”. L'altare della Reposizione quindi non il simbolo della fine di un percorso ma l'inizio di una strada che conduce alla vita eterna, quella vita eterna a cui siamo chiamati a sperare e cercare nel nostro quotidiano.
Il tema predominante che si è voluto perseguire quest’anno è la rinascita, a cui siamo tutti chiamati, sancita e assicurata tramite la Resurrezione del Signore Gesù.
Il diacono don Antonio Silipo, con la consulenza dei Sacerdoti Don Salvino Cognetti e don Andrea Ganci, ha progettato l’Altare della Reposizione per il Giovedì Santo.
Quindi il sepolcro vuoto in primo piano con il lenzuolo che avvolgeva il corpo che si inerpica verso il cielo, quasi ad indicare la via. Non una rappresentazione di morte, di termine della vita ma di passaggio ad una vita nuova. Una promessa per tutti gli uomini di buona volontà. Sul sepolcro vuoto è posta una colomba bianca che porta un rametto di ulivo nel becco, simbolo della speranza e della Pace che si trova solo nel cuore di Cristo, e tutto ciò a cui noi siamo chiamati. I simboli posti nell'alto del Tabernacolo della reposizione sono la corona di spine e tre chiodi.
I tre chiodi al centro della corona sono uno strumento della Passione, simbolo iconografico dell’estrema sofferenza e del sacrificio patiti da Gesù sulla croce. Sono abbracciati da fiori di giglio che rappresentano l’innocenza e la purezza di “Colui che hanno trafitto”. La corona, altro simbolo della passione viene trasformata, non più uno strumento di derisione e di tortura cosparsa del sangue di Cristo ma intrisa di oro che prelude alla Regalità di Gesù, che nasce dalla vittoria sulla morte, una raffigurazione che sancisce la “glorificazione della forca” da simbolo di punizione e morte a simbolo di resurrezione.
Al centro dell’Altare il Tabernacolo nel quale viene riposta e conservata l’Eucarestia al termine della liturgia del Giovedì “Missa in Cena Domini”. Lo sfondo è illustrato, le tre croci oramai vuote che restano in basso, sulla terra, epilogo di una storia umana, mentre si staglia tra nubi di fuoco la figura di Colui che ha vinto la morte e il peccato con le braccia aperte a significare che presso di Lui tutti possono trovare conforto e ristoro.
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