Pensionati calabresi il 25 ottobre a Roma: “In pensione sempre più tardi e più poveri. Calabria svantaggiata”

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  23 ottobre 2025 10:09

Lo Spi Cgil Calabria sarà a Roma sabato 25 ottobre per portare in piazza la forza delle rivendicazioni dei pensionati e delle pensionate di oggi e di quelli di domani.

Dopo promesse elettorali e continui slogan sul superamento della legge Monti-Fornero, siamo arrivati alla quarta legge di bilancio di questo governo riuscita nell'impresa clamorosa di peggiorare proprio quella legge tanto criticata, portando i lavoratori ad andare in pensione sempre più tardi e più poveri.

In Calabria, secondo i dati forniti dal Rendiconto Sociale INPS 2024, le pensioni di vecchiaia e di invalidità, sono più basse rispetto alla media nazionale, mentre le anticipazioni di pensione tramite opzioni donna, Quota 103 e Ape Sociale sono crollate. 

Già i dati Inps resi pubblici ad agosto avevano illustrato una Calabria in cui anche chi avrebbe la possibilità di andare in pensione rimane attivo pur di vivere dignitosamente, circostanza che le pensioni attuali non consentirebbero.

Anche a livello nazionale la situazione è tutt’altro che rosea. La flessibilità in uscita è stata azzerata  e dal primo gennaio 2025 le pensioni sono più povere a causa della riduzione dei coefficienti di trasformazione, che subiranno un ulteriore taglio nel 2027. Confermati anche i tagli retroattivi alle pensioni anticipate dei dipendenti pubblici con la revisione delle aliquote di rendimento per le gestioni Cpdel, Cps, Cpug e Cpi.

Per i pensionati non va meglio. Nel biennio 2023/2024, il taglio della rivalutazione ha determinato una perdita complessiva di 60 miliardi per pensionati e pensionate. Tagli che non potranno più essere recuperati. Una perdita fino a 9mila euro per una pensione netta di 1700 euro.

Il tutto mentre non vediamo nessuna lotta all’evasione fiscale e contributiva. Il 25 ottobre saremo in piazza per rivendicare diritti e dignità, per chiedere uno Stato Sociale reale, efficace ed efficiente. Manifesteremo anche per dire no al riarmo e per maggiori investimenti e risorse nella sanità pubblica.

 


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